Abbazia di
S.Benedetto e S.Biagio in Caprile
di Federico Uncini
Fu fondata intorno al
1030 dai Conti di Nocera e di Gualdo che in quel periodo governavano in condominio
la valle di Salmaregia. Nel 1060, per mancanza di religiosi, passò sotto
le dipendenze di S.Maria d'Appennino che provvide ad inviarvi una
piccola comunità di religiosi. Il termine "Caprile" gli fu dato per
l'esistenza nei paraggi di stalle di capre. Intorno al 1198 figura
affiliata alla vicina abbazia di S.Michele (poi S.Angelo) d’infra
ostia, fondata prima del mille da una ramo degli Atti di Nocera conti di
Colleoccio (1) .
S.Biagio in Caprile già
nel 1109, con la donazione dei patroni Oderisi, Atto e Bocco, conti di Nocera,
possedeva diverse proprietà nelle località di Cellerano, Torre,
Molinaccio e Camportigiano. Nel 1300 allargò i suoi possedimenti a
Salmaregia, Campodonico, Sasso, Colle, Campottone, Trufigno, Tegulario,
Cima Mitula esercitando così la sua giurisdizione su numerosi
vassalli e chiese.
Il cenobio fu protetto da
diverse importanti famiglie come i Trinci di Foligno nelle persone di Paolo e
Ugolino, i Chiavelli nella persona di Tommaso, i Bartoluccio da Foligno
e Rinaldo di Rodolfo nobile fabrianese. Ebbe monaci d’alto rango e
cultura come D.Morico, D.Bartoluccio e D.Giovanni chiamato Vanne,
figlio del nobile Rinaldo. Nel XIV secolo le continue liti per i diritti
al pascolo con i castelli d’Orsara, Salmaregia, Belvedere e Gualdo, sorte
a seguito dell'affrancazione, determinarono l'inizio della sua
decadenza. Nel 1443 un incendio lo distrusse insieme all’archivio ed il
complesso, rimasto privo di monaci, passò per volere d’Eugenio IV alla
Congregazione Silvestrina. Nel 1665 fu elevata ad abbazia titolare e nel
1810 fu venduto a privati. Oggi dell'antica abbazia non rimane che la
chiesa a pianta rettangolare, a suo tempo ornata dai famosi affreschi
dell'anonimo maestro di S.Biagio in Caprile, mentre gli edifici monastici
sorti intorno al chiostro sono andati distrutti(2). Oggi i massimi
esperti riconoscono nell’ignoto "Maestro di Campodonico" il caposcuola
della pittura fabrianese della prima metà del XIV secolo. La massima
espressione a noi conosciuta dell'ingegno di questo pittore sono gli
affreschi di S.Biagio in Caprile, rappresentanti la Crocifissione,
l'Annunciazione e S.Pietro e Paolo, oggi conservati nella Galleria
Nazionale d’Urbino.
Sotto l’opera della
Crocifissione vi è riportata la seguente scritta latina in caratteri
gotici : "
HOC OP. FACT. FUIT TEMPORE D. P. AB.
ANNO D. MCCCXLV".
Tale iscrizione dice: "
Questa opera fu fatta al tempo dell'abate D. Pietro, nell'anno del
Signore 1345"(3). La stessa offre un’indicazione sia temporale
che storica facendo conoscere il nome dell'abate che all'epoca governava
la comunità religiosa.
Questo personaggio
ricalca nelle sue opere gli schemi della pittura del primo periodo del
1300, ovvero quelli della scuola Giottesca, Senese e Riminese,
dimostrando quindi di conoscere quanto avveniva in termini pittorici
nell'Italia centrale (Giotto, Simone Martini, Lorenzetti,
Guido da Rimini).
In tali affreschi si
evidenziano un’originale posizione prospettica dell'immagine, l'uso di
una nuova tavolozza cromatica, con la rappresentazione di figure
celesti e terrene in adorazione e con volti ed atteggiamenti tragici
quasi a voler ricordare la dura esistenza terrena dell'uomo per
guadagnarsi il paradiso.
Così l'espressione dei
volti, oltre ad essere carica d’umanità, è perfettamente in armonia con
il tema trattato e gli stessi personaggi sono modellati con forme nuove
che indicano le prime evoluzioni dello stile del 1300.
Le sue opere lasciano
intravedere le doti della creazione d’immagini con nuove forme plastiche
che saranno d’esempio a diversi pittori umbro-marchigiani, come gli
eugubini Mello e Guido Palmierucci, Matteo da Gualdo,il maestro di
Fossato,di Montemartello (Cagli), di S.Emiliano e Allegretto Nuzi(4).
Egli, pur avendo
assimilato la cultura pittorica del suo tempo, si espresse con schemi
prettamente originali che sono frutto della creatività di un artista la
cui formazione è avvenuta tramite i contatti o la frequenza delle scuole
allora emergenti.
Chi era questo
misterioso maestro dotato di un elevato ingegno creativo e di una forte
originalità, testimoniati soprattutto con gli affreschi di S. Biagio in
Caprile?
Agli inizi del 1300
l'abbazia era governata dall'abate D. Morico, figlio di Baliguccio
d’Orsara. Questo monaco fu coinvolto nelle dispute tra Guelfi e
Ghibellini avvenute intorno al 1328 e dopo la conciliazione con il Papa
nel 1331, insieme alla sua comunità dovette sottostare a delle penitenze
ed ad un pellegrinaggio nella basilica di S.Pietro e Paolo di Roma(5). In
questo periodo il capitolo di S.Biagio era formato dall'abate D. Morico,
da D. Pietro di Bartoluccio, fra Giovanni di Rinaldo detto Vanne e fra
Filippo di Compagnone(6). D.Morico morì nel 1335. Fu eletto abate D.
Pietro di Bartoluccio da Serradica il quale, per regolare la sua
posizione, dopo l'elezione si recò ad Avignone, allora sede del Papa.
Benedetto XII con una
bolla del 13 maggio 1337 confermò ufficialmente tale elezione.In questo
anno il capitolo era formato da D.Pietro, D.Francesco di Giovanni, fra
Filippo di Compagnone e fra Giovanni di Rinaldo.
D.Pietro fu un uomo di
cultura, amante delle arti e diede una bella immagine alla sua
abbazia. Fu amico della potente famiglia dei Trinci di Foligno,
specialmente di Paolo che fu prelato alla corte d’Avignone, camerlengo
del sacro collegio dei cardinali a Roma, canonico di diverse chiese
benedettine a Foligno(7).
I Trinci prestarono molta
attenzione alle abbazie e le strette relazioni con S.Biagio
potrebbero aver introdotto il maestro, forse d’origine umbra, nella
sfera delle abbazie marchigiane. Questi Signori ebbero molti contatti
con pittori delle scuole umbro-senesi, poiché commissionarono diverse
opere nelle abbazie che erano sotto la loro influenza. Probabilmente
ebbero anche delle relazioni con gli artisti che frequentavano la famosa
scuola pittorica d’Avignone (Simone Martini, Matteo Giovannetti
ecc.)(8). Nella prima metà del XIV secolo la scuola di pittura fabrianese
era molto fiorente e punto d'incontro e d’operosità d’artisti a noi
ignoti, di cui oggi rimangono diverse opere non firmate(9).
L'abbellimento delle
chiese non si limitò alla sola città ma si estese alle abbazie e alle
chiese dei castelli limitrofi, segno di un elevata coscienza culturale
anche dei signorotti rurali. Nel XIII secolo i cenobi iniziarono la loro
decadenza politica insieme ai castelli dei patroni feudatari, che erano
stati costretti ad assoggettarsi al Comune e ad inurbarsi insieme alla
"plebs". Nel XIV secolo cominciarono inesorabilmente la crisi economica
delle abbazie e la completa sottomissione alle chiese urbane, divenute
padrone di molti fondi agricoli. La rappresentazione figurativa delle
pitture sacre nel XIV secolo divenne il mezzo più diffuso per
l'insegnamento del cristianesimo alle genti. Per questo motivo molti
cenobi, pur essendo in quel periodo in difficoltà economiche, non
rinunciarono agli abbellimenti che erano motivo di richiamo dei fedeli
ed esempio di prosperità e potenza.
Probabilmente intorno al
1345 fu incaricato da D.Pietro, per il restauro della chiesa, un pittore che aveva
operato nel fabrianese, nell'ambito degli edifici religiosi e monastici
, come nella chiesa di S.Maria Maddalena dove dipinse l'Annunciazione
intorno al 1336. L'ultimo documento in cui appare il nome di D. Pietro è
datato 24 giugno 1347(10). Il 31 Agosto 1349 papa Clemente VI nomina
ufficialmente abbate di S.Biagio il monaco D.Giovanni da Fabriano.
Con il passare degli
anni, lo stato economico dell'abbazia divenne sempre più precario e D.Giovanni per far fronte alla situazione, fu costretto in accordo agli
altri due monaci del capitolo (frate Antonio e Francesco), ad affittare
dei terreni nella valle di Salmaregia (a.1359). Il maestro di Campodonico
affrescò anche l'abbazia di S.Maria d'Appennino. Delle opere di questo
cenobio oggi rimangono due affreschi (custoditi a Castelrubello di
Porano-Terni) di cui uno raffigura S.Giovanni Battista e S.Caterina e
un altro la Madonna con Bambino, ambedue databili attorno al 1350.
Le due abbazie
appartennero ad una stessa famiglia monastica e i religiosi
probabilmente mantennero tra loro sempre dei buoni rapporti .
S.Maria d'Appennino ebbe
anche dei possedimenti nella valle di Salmaregia ed essendo
politicamente ed economicamente più forte delle altre, fu
probabilmente d’esempio e aiuto ai suoi confratelli vicini.Al maestro o
ad una mano molto vicina a lui è attribuito un frammento d’affresco
situato nella chiesa di S.Pellegrino di Gualdo allora ubicata nella
vicina chiesa di S.Angelo di Crocicchio di proprietà dell'abbazia di
S.Maria d'Appennino. E’ attribuito all'artista, dallo Zeri, un dipinto
su tavola che si trova nel museo di Malta raffigurante la Flagellazione
e il Giudizio Universale.
I periodi cronologici dei
cicli pittorici del maestro di Campodonico, nella chiesa di S. Maria
Maddalena e nelle abbazie, riflettono in ordine crescente la
maturazione artistica del pittore e l'importanza dei luoghi dove ha
operato. L'identità di questo personaggio ancor oggi rimane emblematica e
ciò è dovuto soprattutto alla mancanza di documenti coevi(11).
Bibliografia
1) A.G.Biocchi, op.c.,
pag. 351.
Colocci ,"Gli Attoni",
Archivio Comunale di Esanatoglia: S.Angelo d'infra ostia era situato
poco distante da Esanatoglia,ad oriente di Lentino. Atto e Berta fra
altri titoli avevano quello di Conti di Colleoccio,dal castello omonimo
da loro posseduto presso S.Angelo (Cse Colloio, carta IGM Esanatoglia- I
NE ),distrutto da Fabriano nel 1303.
2)A.G.Biocchi, op.c.,
pag. 345 e seguenti.
F.Montani,op.c.,
pag.74: "Il monastero di S.Biagio in monte Caprile,già di monaci
benedettini,aveva estesi possessi;s'ignora la data di fondazione,ma
esisteva già nel 1035,come appare da un istrumento di cessione di beni:
il 21 aprile 1284(archivio com. busta IV,195),cedeva in enfiteusi
alcuni beni posti nel castello d' Orsaria e il 7 agosto 1338 (ibid.
busta VIII n. 385-386) alienava, per dimettere alcuni debiti ,nove pezzi
di terra in balia di Nebbiano, vocaboli piagge e campo di Atto".
Nello statuto del 1415
(V.3) era posto sotto la protezione del comune di Fabriano.
3)A.G.Biocchi, op.c.,
pag.389.
4)P.Zampetti,G.Donnini,Gentile
e i pittori di Fabriano,1992.
5)A.G.Biocchi,op.c.,
pag.381.
6) A.G.Biocchi, op.c.,
pag.380.
7)A.G.Biocchi, op.c.,
pag.388.
8)A.G.Biocchi, op.c.,
pag.392.
9)Altri artisti che
operarono nel territorio fabrianese furono: il maestro di S. Emiliano
che dipinse nell'omonima abbazia e nella chiesa di S. Maria Nova di
Fabriano(S. Agostino), l'ignoto Maestro di S.Verecondo,di Staffolo ed
altri.
Nel primo 1300 a Fabriano
dipinsero: Allegretto Nuzi (1320-1393) nelle chiese di S. Venanzio e
S.Lucia ; Francesco Ghissi e Francescuccio di Cecco.
Il Nuzi nella sua scuola
ebbe molti allievi come Angelo di Meo Cartaiolo,
Agnolello,Bartoluccio,
Filippo di Cicco ecc.
Nella seconda metà del
XIV secolo troviamo il grande Gentile (1370-1427), figura di primo piano
nella storia dell'arte italiana,seguito poi da Antonio da Fabriano.Lo
sviluppo della pittura fabrianese fu favorita soprattutto dalla
ricchezza della città comunale che nel 1300 si manifestò con le
ristrutturazioni delle chiese e delle abbazie.
10)A.G.Biocchi, op.c.,
pag.387.
11)B. Molajoli, op.c.,
pag.136,175.
D.Pilati,Fabriano
Itinerari storici-turistici,Ast Club Fabriano,1994,pag.15-
158-159
F.Marcelli, Il pittore
degli ospedali, l'Azione,15 Aprile 1995.
F.Marcelli, Il maestro
era Bartoluccio?,l'Azione, 1995.
F.Marcelli,la tavola
di Malta,l'azione ,1995.
F.Marcelli,Pinacoteca
Civica "Bruno Molajoli ",APT Fabriano,1997,pag.19 e seguenti.
F.Marcelli, Il Maestro di Campodonico,Cassa di Risparmio Fabriano
e Cupramontana,1999. G.Donnini, Il maestro di Campodonico era
un monaco, l'Azione, 1995.
P.Zampetti,G.Donnini,Gentile
e i pittori di Fabriano,1992.
P.Zampetti,Pittura
nelle Marche,Vol.1,1992. |
Gli ingressi
all'abbazia (sinistra)
e alla chiesa
(destra)
Maestro di
Campodonico,
Crocifissione
(Gall.Naz.
delle Marche - Urbino)
Il retro
dell'edificio
L'interno
della chiesa
|