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San Claudio in Castelvecchio

 

di Aldo Pesetti

 

Una buona notizia, quella del recupero della chiesa di San Claudio in Castelvecchio. Già il tetto era crollato da alcuni anni e lesioni si stavano aprendo negli imponenti muri perimetrali, a nulla erano serviti gli appelli alle istituzioni di associazioni e cittadini. Ora grazie all’intervento diretto dei proprietari eredi Benigni-Olivieri, che hanno finanziato i lavori avvenuti nell’estate del 2020, è stato scongiurato il rischio concreto di una definitiva perdita di questa importante testimonianza storica. Sarebbe ora assai auspicabile un intervento anche da parte dell’amministrazione comunale per il recupero di una delle vie più caratteristiche del centro storico, che si snoda nell’area posteriore dei nobili palazzi Benigni-Olivieri e Del Grillo-Zuccari-Durante: quella “già via San Claudio”, riportata nello stradario del Sassi. Riguardo il piccolo edificio, così scriveva il Graziosi: “Nel Castel Vecchio è la Chiesa di S. Claudio, che ancora si vede in piedi, che fa fede di una lunghissima antichità”. Posta su una delle due alture abitate da cui ebbe origine Fabriano, sul Castelvecchio, che, come recita il nome, sarebbe stato il primo e più antico nucleo fortificato, è probabilmente una delle chiese più antiche di Fabriano tuttora esistenti, o almeno coeva di San Venanzio come attesterebbe un documento del 1203 nell'archivio della Cattedrale in cui del “castrum” originario si riportano i nomi delle chiese di Santa Maria de castello o castri veteri, San Giorgio, San Claudio. Alcuni eruditi scrittori del ‘700 tramandavano, con una buona dose di fantasia, che vi fosse qui un tempio, eretto dal prefetto de Fabbri, da cui avrebbe avuto origine Fabriano dandogli il nome “Fabri fanum” (tempio dei fabbri). Interessanti alcune considerazioni avanzate dall'architetto Pacifico Ramazzotti che ha lodevolmente curato il recente restauro e che potrebbero far pensare a come l’edificio sia stato realizzato dalle mani di esperti costruttori. L'edificio è orientato con l'asse principale nord-est sud-ovest; l'ingresso era posto a sud-ovest - invertito rispetto ad oggi - dove è tuttora visibile un piccolo portale gotico, mentre sul lato opposto -attuale ingresso - si trovava l’unico altare. E’ costituito da una navata unica a pianta rettangolare di circa m.11,20 x 6,90, dimensioni che sarebbero riconducibili alla sezione aurea. La costante di Fidia, in cui il rapporto tra la somma di due lunghezze e la più grande è uguale a quello della più grande sulla più piccola. E non è forse un caso che un San Claudio molto popolare nel medioevo, tra gli 11 elencati nel martirologio romano, sia protettore degli scalpellini. Viene raffigurato con squadra, martello e scalpello, è venerato a Spello e nella diocesi di Fermo, si festeggia l’8 novembre. La leggenda narra che l’imperatore in persona avrebbe chiesto a Claudio e suoi tre compagni, di professione scalpellini e di religione cristiana, di scolpire una statua di Esculapio, venerato tra i romani come dio della medicina, e che di fronte al loro rifiuto li avrebbe lasciati annegare nel fiume all’interno di una cassa di piombo. La solida struttura, che ha superato gli otto secoli di vita, è caratterizzata da saldi muri perimetrali, dal piccolo portale gotico con arco a sesto acuto e accenno di trilobatura, dal campanile a vela nell’angolo, da tracce di gradintura-crepidine con blocchi in pietra in vari punti del perimetro. Nella parete est si può notare la piccola porta laterale - oggi murata – con solido concio-architrave ed una feritoia leggermente strombata, in alto, in prossimità del campanile. Aperture che per le ridotte dimensioni e la loro natura potrebbero far pensare a necessità difensive al momento della loro costruzione, con il probabile obiettivo di rendere più difficoltosi eventuali assalti o incursioni nemiche. A ben vedere va inoltre evidenziato come le aperture assumevano in epoca medioevale anche un significato fortemente simbolico, una chiara divisione tra l’esterno e l’interno; a differenza del muro che separa, l’apertura infatti unisce. La porta quando è chiusa diviene come un muro che separa, ma quando si apre diviene passaggio che unisce transito tra il fuori (il mondo profano, dove può albergare il peccato) e il dentro (lo spazio puro, consacrato a Dio, riservato allo spirito). All’interno della struttura resti di una colonna romana e tracce di affresco di colore rosso. Al di sotto, alcuni indizi potrebbero far pensare ci siano strutture preesistenti, cavità o cisterne, che sarebbe certamente interessante poter indagare, al fine di chiarire nascita di Castelvecchio e dell’origine la città di Fabriano. Rilievi archeologici già più volte sollecitati in quest’area dall’architetto Carancini, ma mai purtroppo eseguiti. Estremamente degna di nota è anche la campana, conservata dalla famiglia Noce Benigni Olivieri. Essa riporta l’iscrizione “S.ti Claudii honore et.” e incisioni gotiche: forme triangolari, cartigli e greche decorative, riconducibili probabilmente al XIII secolo. Non molti i documenti esistenti. Oltre all’atto del 1203 proveniente dall’archivio della Cattedrale, San Claudio è menzionato in alcuni lasciti testamentari tra il XIII e XIV secolo tra cui quello di Bonacorso di Pietro d' Offridella per testamento fatto nel 1273 e quello di Gualtiero di Giliolo fatto nel 1329, entrambi provenienti dall’Archivio della chiesa di Santa Caterina. San Claudio è inoltre citato in un documento del 1237 proveniente dall'Archivio di San Nicolò. Nel XIV secolo ne fu a lungo rettore tal Giacomo, “do(m)pni Iacobi rectoris Sancti Claudii de Castro Veteri”, come si desume dalle carte di San Vittore delle Chiuse (Arch. Diocesano Fabriano, fondo pergamene n.423 – anno 1322 e n.456 – anno 1331). Già sotto il patronato della nobile famiglia Guarini, la chiesa di S.Claudio dipendeva da S.Venanzio. Nel 1864 passò ai marchesi Honorati di Jesi e poi ai Benigni-Olivieri, attuali proprietari. A metà '800 era ancora officiata, in seguito venne riadattata a magazzino. Oggi finalmente il recupero.

 

tratto dal settimanale "l'Azione" del 7 maggio 2022

 

 

 

 

 

 

 

L'antica facciata

con il portale gotico

 

 

 

 

L'attuale ingresso della chiesa

 

 

 

 

L'interno

prima del restauro

 

 

 

 

L'intervento

di recupero del 2020

 

 

 

 

Interno dell'antico portale e il

tronco di colonna con acquasantiera

 

 

 

 

 

San Claudio,

raffigurato con martello e squadra,

Chiesa di San Claudio a Spello (PG)

 

 

 

 

 

Particolare della campana

con iscrizione in caratteri gotici

(per gentile concessione di

Gherardo Noce Benigni Olivieri)


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