di Sandro
Papa
Con la presente si ritiene opportuno ritornare per alcuni
approfondimenti sui problemi delle linee interne marchigiane , con
specifico riferimento alla Fabriano - Pergola ed alla Fabriano -
Civitanova Marche .
Tali linee , entrambe costruite e messe in esercizio a fine
ottocento , oltre che a funzioni di normale trasporto locale ,
dovevano rispondere ad esigenze di carattere militare ,
individuando cioè un tracciato pedemontano da Sulmona sino a S.
Arcangelo di Romagna , cioè la cosiddetta linea
subappennina , che avrebbe dovuto garantire l’inoltro delle
tradotte e degli altri trasporti militari in caso di bombardamento
della linea costiera da parte della flotta
austro-ungarica.
Per far fronte a tali previsioni d’utilizzo , il Ministero
della Difesa aveva richiesto la costruzione di una linea che fosse
in grado di inoltrare , in ogni condizione , almeno 12
tradotte al giorno.
La subappennina avrebbe dovuto collegare la Pescara
- Roma con l’Ancona -Roma e con l’Adriatica ,
passando per Sulmona - l’Aquila - Teramo - Ascoli Piceno - Amandola
- Camerino - Castelraimondo - Fabriano - Pergola - Fermignano -
Urbino - Novafeltria - S. Arcangelo di Romagna.
Lungo tale tracciato la linea in questione avrebbe collegato
tra loro ben sei linee di adduzione di fondovalle , e cioè la
Giulianova-Teramo , la S.
Benedetto del Tronto-Ascoli Piceno , la Porto S.
Giorgio-Amandola , la Civitanova Marche -
Castelraimondo, la Fano - Fermignano e la
Rimini - Novafeltria , tutte all’epoca già
esistenti.
Di tale imponente opera , che avrebbe
sotteso ben 249 km della linea costiera, Fabriano ,
con i suoi impianti ferroviari , sarebbe stata il centro
geografico e logistico , ove i previsti nuovi traffici
nord-sud si sarebbero interconnesi con quelli già esistenti e
consolidati est-ovest dell’Ancona-Roma.
I lavori di realizzazione della complessa opera descritta
furono avviati prioritariamente nella tratta marchigiano-romagnola ,
su progetto dell’ingegnere del Genio Civile Cuniberti.
Da notare che lo stesso progettista pochi anni dopo , nel
1900 , progettò e realizzò in 4 esemplari quelle che vennero
definite corrazzate rapide , in quanto , con una
velocità di 22 nodi, superavano tutte le navi
da battaglia
contemporanee di almeno 2 nodi in velocità , pur avendo pari
armamento.
Nel 1906 lo stesso Cuniberti pubblicò poi sul Jane’s
Fighting Ships il saggio avente titolo ‘ The ideal
ship ‘ , da cui 2 anni più tardi
nacque la Drednought , cioè la prima moderna corrazzata monocalibra
.
Per quel che riguarda la tratta marchigiano - romagnola della
ferrovia subappennina , l’avanzamento dei lavori , almeno nella
prima fase , fu piuttosto veloce.
Nacque così la Fabriano-Pergola-Urbino ,
inaugurata nel 1895 , limitatamente alla tratta Fabriano -
Pergola , di 32 km di lunghezza , estesa nel 1898 sino
ad Urbino , cioè ad 80 km da Fabriano .
Negli anni successivi i lavori della ulteriore tratta da
Urbino a S. Arcangelo di Romagna procedettero molto lentamente ,
tanto che , alla data di inizio degli eventi bellici
tra Imperi Centrali da una parte , e Paesi dell’Intesa dall’altra,
della futura linea era pronto solo un
tracciato di massima .
Ancora una volta si diede quindi impulso ai lavori necessari
per ultimare la tratta ferroviaria Urbino - S. Arcangelo di
Romagna, divenuta di primaria importanza militare, come
originariamente previsto.
Fu quindi predisposta la sede ferroviaria, che non
risultò peraltro ultimata prima della fine della prima guerra
mondiale, se non per la tratta Urbino - Auditore, di
15 km di lunghezza, che fu anche aperta
all’esercizio per un breve periodo.
In sostanza , nel 1918 , prescindendo dalla sovracitata
Urbino - Auditore , della subappennina era stata
attivata solamente la tratta
Portocivitanova-Fabriano-Urbino-Fano , che poneva al riparo
da offese nemiche la linea costiera per 91 km rispetto ai 155 km di
sviluppo di tale linea ferroviaria nella nostra regione , ed ai 249
km del progetto complessivo .
L’esercizio , tutto effettuato con personale e mezzi del
deposito locomotive di Fabriano , era di fatto articolato in tre
linee :
Civitanova Marche - Fabriano
, con rimessa locomotive a
Macerata
Fabriano - Urbino , senza rimesse locomotive intermedie
Urbino - Fano - Pesaro , con
rimessa locomotive a Pesaro .
Foto databile anni 1905 - 1910 .
Locomotiva 0-3-0 , con tender a due assi , in attesa di
effettuare
un servizio di spinta sino a Fossato di
Vico . Notare il personale di macchina sul praticabile sinistro
.
Tali linee risultavano in condizioni notevolmente
differenziate per quel che riguarda la frequentazione da parte
dell’utenza , che risultava buona nel primo
caso ( decisamente buona per alcune tratte specifiche ) ,
modesta o men che modesta per le altre due
.
Nel caso della Fabriano - Urbino ,
poi , l’esercizio era reso particolarmente antieconomico dal fatto
che , lungo gli 80 km del tracciato , si incontravano ben
cinque salite con pendenze del 25/1000 , che abbattevano drasticamente sia la velocità sia il peso dei
convogli rimorchiabili .
Ciò ebbe come conseguenza una rapida marginalizzazione di
tale linea , che , limitatamente alla tratta Fabriano - Pergola ,
rimase in esercizio anche nel secondo dopoguerra , per un insieme di
fattori non direttamente collegati alla sua efficienza dal punto di
vista trasportistico .
Per avere una idea sufficentemente precisa di cosa
significasse tale marginalità in termini di traffici , basta
precisare l’entità degli stessi , con riferimento al periodo tra le
due guerre mondiali , e cioè al periodo in cui gli stessi
raggiunsero la loro punta massima .
Infatti , mentre sulla linea Civitanova Marche - Fabriano
in quel periodo si effettuava quotidianamente una coppia
di treni merci raccoglitori , che venivano alimentati oltre
che dai traffici in velocità accelerata aventi per
origine/destinazione pressochè tutte le stazioni della linea
, anche da un considerevole traffico a gruppi di carri facenti capo
a tutte le località sede di inpianti industriali di una certa
consistenza , e cioè :
· Corridonia , per lo
zuccherificio
· Tolentino , per le varie industrie
ceramiche e del cuoio
· S. Severino Marche ,
per le sue fabbriche di ceramica
· Castelraimondo , ove aveva sede uno
stabilimento delle Cartiere Miliani che produceva cellulosa
autarchica utilizzando come materiali di base gli scarti di
trebbiatura del grano ed il sale industriale .
Ne risultava un prodotto che , integrato con modeste quantità
di vera cellulosa , era di accettabile qualità .
Sempre a Castelraimondo facevano capo i traffici della
cartiera di Pioraco , un’altro degli stabilimenti del gruppo Miliani
, situata circa 8 km a monte rispetto alla stazione ferroviaria ,
risalendo la valle del Potenza .
Risulta evidente come la somma dei traffici derivanti dalle
attività industriali descritte , e di quelli inoltrati in velocità
accelerata desse luogo ad un una mole complessiva di traffico di
tutto rispetto , al punto che in alcuni
periodi dell’anno , risultava necessario provvedere
all’effettuazione di treni dedicati a sussidio dei già citati treni
raccoglitori .
Ciò risultava necessario , nei
periodi di maggior attività , in particolar
modo per Corridonia e Castelraimondo , con treni di
barbabietole nel primo caso , di
balle di paglia di grano nel secondo -
Viceversa sulla linea Fabriano - Urbino il traffico
era limitato , nell’arco della settimana , a due coppie di
treni , al servizio dei traffici derivanti dalle seguenti
attività :
· estrazione dello zolfo
· produzione di cemento
· produzione di laterizi
· produzione di calce e gesso
.
Nel merito di tali attività sembra opportuno sembra opportuno
puntualizzare che esse erano le uniche consistenti attività
industriali in una zona che per il resto risultava dominata da una
agricoltura di modesta produttività .
Particolare rilievo avevano le zolfare di
Cabernardi , che sono state attive dal
1870 sino a metà degli anni 50 , quando i giacimenti si estinsero
.
Esse producevano annualmente sino a 65.000 tonnellate
di zolfo , e cioè il 20% della produzione nazionale , ed
occupavano circa 1.000 dipendenti , di cui 300 minatori , che
coltivavano le diverse vene del minerale .
Il lavoro nella miniera era organizzato su due turni
giornalieri , e cioè uno di scavo del
minerale , ed uno di messa in sicurezza delle
gallerie ai fini della prosecuzione dello scavo il giorno
successivo .
Tale organizzazione del lavoro richiedeva , insieme a
personale di bassa qualifica , anche la presenza di molte
professionalità di un certo rilievo , che , solamente per i lavori
in galleria , andavano dal minatore ,
all’esperto in esplosivi , all’operatore delle
motrici di galleria , agli addetti alle
discenderie , ai centinatori ed ai
carpentieri per citare soltanto quelle più
significative , anche dal punto di vista numerico .
Dai pozzi in località Cabernardi si accedeva alle
gallerie , organizzate su ben 25
livelli , e da cui si estraeva il minerale grezzo -
20% zolfo ed 80% roccia madre - che all’esterno veniva
trattato , previa frantumazione , utilizzando , in alternativa , due
tecniche diverse :
· il
calcarone , cioè la combustione lenta
della roccia zolfifera
· il
forno Gill , costituito da camere
comunicanti a recupero di calore , con conseguente maggior
rendimento termico ripetto alla prima modalità .
Il prodotto che si otteneva con i trattamenti sopradescritti
veniva trasportato con una ferrovia decauville in località
Percozzone , ove sorgeva un impianto di
raffinamento dello zolfo .
Dopo tale ulteriore trattamento il minerale , confezionato in pani , veniva inviato per teleferica
alla stazione ferroviaria di Bellisio Solfare ,
ove il primo binario era specificamente
destinato a tale uso .
Nella settimana si caricavano 10 - 12 - 15 vagoni
ferroviari , di cui 10 costituivano un
treno completo , mentre gli altri
venivano messi in composizione ad un treno raccoglitore
.
Di un certo rilievo era anche il cementificio di
Sassoferrato , articolato su due
forni a carica verticale , che , impiegando circa 100 persone ,
arrivava a medie produttive di circa 20.000 tonnellate/anno di
cemento , in buona parte avviato per ferrovia a Fabriano
.
Ciò dava luogo , giornalmente , ad un traffico di almeno 3
vagoni diretti a Fabriano , a fronte dell’arrivo di 1 vagone
di carbone necessario per alimentare i forni .
Modeste dimensioni avevano invece gli altri impianti
produttivi esistenti nella zona , che
operavano essenzialmente in due settori .
· calce
e gesso
· laterizi
con una unità produttiva in località San Donato di Fabriano
nel primo caso , e con varie unità da Pergola sino ad Urbino nel
secondo .
Anche questi impianti necessitavano essenzialmente di
carbone , sia pure in quantità relativamente
modeste .
E’ pertanto evidente come per soddisfare i traffici sin quì
descritti 2 coppie di treni a settimana fossero amoiamente
sufficienti , nonostante che una delle 2
coppie fosse di fatto destinata
esclusivamente ai traffici delle zolfare .
Esaurite le zolfare nei primi anni 50 , e distrutto il
cementificio dagli eventi bellici , il residuo traffico merci
divenne veramente poca cosa , non più di 4
- 5 vagoni a settimana .
L’ultima tratta componente la Subappennina , e cioè la linea
Urbino - Fano , è stata invece recentemente chiusa
all’esercizio , fondamentalmente per la irrazionalità del suo
tracciato quale collegamento tra i due centri di Pesaro ed Urbino
.
Allo stato attuale , quindi , delle tre linee di inizio
secolo ne rimangono in funzione solo due , e cioè :
Civitanova Marche - Fabriano
Pergola - Fabriano
che , anche con l’apporto delle autolinee sostitutive
Camerino - Castelraimondo , servono un comprensorio appenninico
esteso da Camerino sino a Pergola , e gravitante in parte su
Fabriano ed in parte su Ancona .
Proprio tale gravitazione sul capoluogo regionale è il motivo
che mi porta ad affermare che , anche per le popolazioni residenti
nelle zone interne marchigiane , la principale urgenza connessa con
il trasporto ferroviario
consiste nel potenziamento della tratta Fabriano -
Falconara Marittima della linea Ancona - Roma .
A supporto di tale affermazione ,
basta citare le limitazioni cui , allo
stato attuale , è soggetta tale tratta di
linea , che , pur raddoppiata per i 27 km
della tratta Falconara Marittima - Montecarotto , non
riesce comunque a garantire che , nella
sezione già raddoppiata , avvengano tutti gli
incroci dei treni e dispari
previsti dall ‘ orario di esercizio .
Come naturale conseguenza di ciò ,
una quota consistente dei
treni in circolazione sono costretti
a fermarsi , per incrocio o precedenza
, nelle stazioni situate nella parte
ancora non raddoppiata della linea , con
conseguenti consistenti perditempi .
Essendo già finanziato , con apposito Accordo di Programma
tra lo Stato e la Regione Marche , il raddoppio della ulteriore
tratta Montecarotto - Castelplanio , di 6 km di
lunghezza , che porterrà 33 km la lunghezza della tratta raddoppiata
sui 62 km della Fabriano - Falconara Marittima , la
realizzazione di tale intervento diventa automaticamente
prioritaria per il
trasporto ferroviario nell’intera regione , in considerazione delle sue molteplici valenze
.
Si può infatti realisticamente valutare che la concentrazione
degli incroci nella tratta raddoppiata faccia guadagnare 3 minuti di
percorrenza , mentre un ulteriore minuto può essere guadagnato sui
tempi di percorrenza della tratta Montecarotto - Castelplanio
grazie alla velocizzazione del nuovo tracciato rispetto a quello
attuale , per un totale di 4 minuti sui 60 oggi mediamente necessari
per raggiungere Ancona da Fabriano .
Con ciò la velocità commerciale della tratta Fabriano -
Ancona salirebbe dagli attuali 71 km/ora a 76 km/ora .
Da tale dato risulta quindi evidente che a beneficiare dei
minori tempi di percorrenza saranno anche gli abitanti delle
zone interne marchigiane , nei confronti dei cui specifici
fabbisogni la Regione Marche e la Provincia di Ancona sono
correttamente intervenute , nell’ambito delle rispettive competenze
, la prima sottoscrivendo con le F.S. un contratto di servizio
con cui stabilisce le modalità dell’esercizio relativamente alle due
corse ripristinate sulla Fabriano - Pergola , ed impegnandosi a
coprire i relativi oneri sino a fine 2000 , e la seconda avviando ,
nell’area montana interessata dal percorso della linea , un servizio
integrato autobus-treno .
Entrambe tali iniziative sembrano opportune per promuovere un
maggior utilizzo della linea , che indubbiamente l’utenza richiede ,
e che comunque dovrà trovare spazio adeguato nelle decisioni di
programmazione dei trasporti che la Regione Marche assumerà per il
prossimo quinquennio .
Genova , 30/1/2002