di Sandro
Papa
Il viaggiatore
che nell’autunno del 1894 avesse dovuto passare del tempo in attesa
presso la stazione di Fabriano ,
ancora
situata nell’edificio che attualmente ospita il Dopo Lavoro
Ferroviario , non
avrebbe non potuto stupirsi della mole di traffici che in
quell’impianto si svolgeva .
Abbiamo già
visto che al locale Deposito Locomotive , quando la ferrovia Ancona
- Roma era entrata in funzione, era stato affidato il compito di
garantire il traffico sulle tratta
più acclive sino a Fossato di Vico
, ove
la linea , sia pur per brevi tratte , presentava rampe aventi
pendenza del 22%°.
A tal fine era
necessario assicurare il servizio di spinta , per cui
il
Deposito di Fabriano si vide
assegnare , 6 locomotive da 430 CV e tender da due assi .
Locomotiva Gruppo 185 FS – Vmax =45 km/h
Ma presto al citato servizio di
spinta sulla tratta di valico , se ne
aggiunsero altri due di notevole
rilevanza , e cioè
Ø
il servizio
sgombero neve sulla tratta Fabriano – Gualdo Tadino ,di
eccezionale nevosità
Ø
il servizio
trasporto massi e pietrisco da Serra San Quirico ad Ancona .
Per ognuno di
questi servizi è presumibile che all’impianto di Fabriano sia stata
assegnata una macchina titolare ed una di riserva ,
per un totale di altre 4 locomotive
.
E’ inoltre
verosimile pensare che già
intorno al 1870 una macchina fosse costantemente impegnata
, sul piazzale di stazione , per i movimenti di manovra ,
insieme ad un’altra di riserva .
Erano locotender
da 310 CV , che poi
avrebbero costituito il Gruppo 825 F.S. .
Locomotiva Gruppo 825 FS – V max = 40 km/h
Quindi dopo appena mezzo decennio dalla sua
costituzione , al Deposito Locomotive di Fabriano erano assegnati 12
mezzi di trazione , e cioè :
§
10 locomotive da
treno
§
2 locotender da manovra .
Vediamo perché .
All’epoca
considerata l’economia fabrianese , già particolarmente attiva nel
periodo pre – unitario , era in piena fase di crescita e
trasformazione .
Stava cioè
nascendo un vero e proprio centro industriale montano
, che abbisognava di :
cellulosa
, per le cartiere – 1 treno a
giorni alterni -
balle di stracci
, anche queste per le cartiere –
1 treno a
settimana -
macchinari di
ogni tipo , per il
potenziamento degli impianti
prodotti finiti
per l’edilizia
, con specifico riferimento alle
putrelle in acciaio ,
all’epoca di
impiego corrente per la
realizzazione di ogni
tipo di solaio ,
sia civile , sia
industriale
carbone
, per la ferrovia , le cartiere
e le fornaci – 1- 2 treni al
mese
-
.
Tale
centro esportava , in quantità consistenti , i seguenti materiali o
prodotti :
carta
, di ogni formato e pregio
tessuti in
lana
calce ,
gesso e prodotti per l’edilizia
legname
sotto misura
carbone
vegetale .
Inoltre
al Magazzino Piccola Velocità di Fabriano
facevano capo i
traffici minuti di un comprensorio che
, già all’epoca ,
contava almeno
50.000 abitanti .
Del resto ,
grazie al Marcoaldi , abbiamo un quadro piuttosto preciso circa lo
stato dell’industria e dei commerci a Fabriano subito dopo l'Unità .
In un suo
breve saggio si apprende infatti che
nel 1861 gli abitanti sono 17.796
e che "esistono
7 cartiere
9 conce
6 cappelleríe
2 fonderie di
rame
2 nitrerie
2 fabbriche di
cremore
1 di terraglia
6 di maiolica
1 di colla
cerviona
1 di colo di sevo
1 di birra
1 di liquori
2 di paste;
per un totale
di 41
opifici .
Vi si
importano dall'Umbría per esportarle nelle Romagne ed all'estero
lane per 250 mila lire,
oltre 20 mila lire di olio. Si esportano in Ancona legnami di
costruzione, carbone, fascine ecc., per un valore di 60 mila
lire, e a Roma vini per 75 mila.
Nella totalità
infine
le importazioni
ascendono a 635 mila lire
e
le esportazioni
ad un milione". "
Il periodo
post‑unitario è contrassegnato da fenomeni di adattamento e di
orientamento ai nuovi criteri dell'organizzazione finanziaría e ai
metodi della tecnologia moderna tipici degli
alborí della
economia industriale.
Sempre secondo
Marcoaldi ‑ ,
nel 1871 gli
opíficí sono saliti a 49
,
ed
impiegano 636
unità lavorative
sui 6.303 abitanti del centro urbano (la popolazione legale
del Comune è di 19.844 abitanti) .
Si apprende
così che all’epoca "esistono
7
cartiere 258 dipendenti
7
conce 87 dipendenti
7
cappelleríe 97 dipendenti
7 di
pasta 25 dipendenti
6 di
stoviglie 24 dipendenti
5 di
mattoni 42 dipendenti
4 di
gesso 16 dipendenti
2 di
terraglia 65 dipendenti
1 fonderia di
rame 4 dipendenti
1 fabbrica di
cremore 4 dipendenti
1 di colla
forte 9 dipendenti
1 di liquori
5 dipendenti
e quindi si
ottiene il seguente quadro dell’occupazione nel nostro Comune :
636 unità
impiegate- nelle
attività manifatturiere, cui si aggiungono gli
818 addetti
all’artigianato ,
e gli almeno
400 addetti agli
impianti ferroviari
–
stazione e
deposito –.
Da
notare che almeno la metà degli artigiani gestiscono di fatto
piccole unità produttive , e non di servizi –
fabbri – falegnami – mugnai –
Insomma la trama produttiva del comprensorio è
ben più fitta di quanto i numeri da soli non lascino
trasparire .
A conferma di ciò basta riflettere sul fatto che né tra i dati del
1861 , né tra quelli del 1871 , compare l’industria tessile ,
che pure produce ben il 25% della
ricchezza fabrianese .
Evidentemente ciò avviene attraverso un fitto tessuto artigianale ,
che si conserverà tale fino al secolo successivo ,
per poi assumere sia pur modeste
dimensioni industriali .
Del resto , nel periodo che stiamo esaminando , alle tradizionali
lavorazioni il settore tessile vede aggiungersene una nuova ,
e
cioè quella
di feltri , necessari
alle cartiere in piena fase di accorpamento e sviluppo .
Infatti con l’unità nazionale le cartiere fabrianesi si erano
trovate a dover servire un mercato circa
6 volte più ampio di quello
pontificio
, e soprattutto ben più ricco di questo .
Era quindi
naturale che la nuova situazione innescasse consistenti processi di
sviluppo produttivo .
Ed infatti ,
secondo le fonti statistiche del 1871 riportate dal Marcoaldi , si
può stabilire che su una
popolazione attiva di 10.889 unità. 7.853 sono
addetti all'agricoltura e
3.036 unità
(il 28%).alle
attività extra -agricole.
Ciò conferma
che malgrado l'eccessivo fiscalismo con cui erano colpiti i settori
vitali dell'economia locale, il mondo imprenditoriale dimostra uno
spirito di iniziativa e di intraprendenza di considerevoli
proporzioni che si
concretizza nell’incremento del numero delle aziende
manifatturiere,
artigianali e commerciali insediate nel territorio del Comune.
Alcune delle
attività manifatturiere più importanti presentano già
I primi
sintomi dello sviluppo industriale,
potenziando le strutture ed
iniziando il processo di rinnovamento tecnologico degli impianti.
Ad avviare
tale processo contribuisce non poco la presenza di corsi d'acqua a
regime costante , che
favorisce l'impiego di motori idraulici e delle caldaie a vapore
alimentate con legna ricavata dai boschi della zona.
Del resto , esaminando i dati relativi all’occupazione nel settore
industriale per il 1871 , risulta evidente il fatto che ,
in appena
10 anni ,
la produzione si è sviluppata nei settori più ricchi .
Infatti , per la produzione di beni o prodotti di uso quotidiano ,
sono attive le seguenti fabbriche :
7 di
pasta 25 dipendenti
6 di
stoviglie 24 dipendenti
2 di
terraglia 65 dipendenti
che , complessivamente ,
impiegano 114 lavoratori su 636
, e cioè il 18% del totale ,
segno questo evidente di un
miglioramento economico complessivo in atto nella zona
.
Ed ad
ulteriore conferma del benessere economico che caratterizzava il
momento , per tutto il
decennio l’impianto ferroviario fabrianese risultò particolarmente
attivo , consolidando via via i propri traffici
.
In particolare
, con l’inizio del decennio ,
si era consolidato un nuovo traffico
di notevole rilevanza , e cioè quello dello zolfo
.
Era infatti
stata attivata la miniera di Cabernardi , che ogni giorno inviava a
Fabriano 500 tonnellate di minerale ,
per l’invio ferroviario ad Ancona .
A tal fine
ogni giorno , trainato da mezzi del Deposito di Fabriano ,
partiva
1 treno da 20
carri , che
raggiungeva Ancona , da cui il minerale era inviato in Sicilia per
la raffinazione .
Ma una
ulteriore serie di vantaggi per l’impianto ferroviario fabrianese
derivò dai seguenti eventi :
Ø
attivazione
acciaierie di Terni
Ø
costruzione linea
per Portocivitanova
Ø
costruzione linea
Arezzo – Fossato di Vico
Ø
costruzione linea
Fabriano – Urbino .
Le Acciaierie di Terni furono volute a livello politico dopo gli
esiti non precisamente brillanti della guerra del 1866 , al fine di
dotare la nuova Nazione di
una propria autonoma industria bellica .
Nell’impresa furono profusi mezzi ed energie , al punto che già a
metà degli anni 70 il nuovo stabilimento entrava in produzione ,
necessitando però di :
-
4 treni/giorno da
20 carri di carbone
-
2 treni/giorno da
20 carri di rottame .
I nuovi 6
treni/giorno venivano a raddoppiare il traffico dell’Ancona – Roma ,
per cui
il Deposito di
Fabriano si vide assegnare altre 10 locomotive .
Dei nuovi
mezzi di trazione 6 furono
locomotive del
già citato Gruppo 185 FS , da 430 CV e tender da due assi
. ma
4
furono
locomotive del nuovissimo Gruppo 420 FS , da 620 CV e tender da tre
assi . all’epoca
le più potenti e moderne della rete .
Locomotiva
Gruppo 420 FS – Vmax =45 km/h
Quindi dopo appena un decennio dalla sua
costituzione , al Deposito Locomotive di Fabriano erano ora
assegnati 22 mezzi di trazione , e cioè :
§
20 locomotive da
treno
§
2 locotender da manovra
ed i
ferrovieri sono saliti a 600
.
Il vero cambiamento per Fabriano
arrivò però con la realizzazione
della Fabriano - Civitanova Marche .
Con la legge Baccarini che , nel 1879 ,
accollava allo Stato l'onere delle costruzioni delle linee
ferroviarie complementari, la città di Macerata aveva ottenuto la
programmazione della linea Portocivitanova – Macerata.
Ciò nonostante
il fatto che i Comuni della provincia richiedessero una linea di
collegamento con Roma e l'Adriatico , che ,
da Portocivitanova arrivasse a
Macerata, poi,
seguendo il Chienti, a Tolentino, quindi per il Potenza a San
Severino Marche, e
successivamente a Castelraimondo,
Matelica e Albacina.
Il progetto
relativo fu approvato con parere favorevole del Consiglio Superiore
dei Lavori Pubblici il 12 novembre 1964
e mandato al benestare definitivo del Consiglio Provinciale dove
rimase cosa morta.
Furono l'opera della Società di Mutuo Soccorso
di San Severino Marche,l’appoggio dei Comuni e dei Partiti, e le
provvidenze della legge Baccarini che riuscirono a rispolverare il
progetto del 1864 ed a dare il via ai lavori.
Infatti , alla
già programmata linea Portocivitanova – Macerata fu aggiunta la
tratta Macerata ‑ Albacina ,
ottenendo così una linea da Fabriano
a Portocivitanova .
I lavori
furono avviati nel 1880 , realizzando e mettendo in esercizio delle
tratte funzionali , da Fabriano verso Macerata , e da
Portocivitanova verso Macerata .
La prima tratta
ad entrare in esercizio fu la Fabriano – Matelica
, che , nel 1884 , ricalcò fedelmente il progetto del geom.
Colbassani , che prevedeva , da Albacina , la prosecuzione su
Matelica e Castelraimondo .
Al fine di
risalire l’alta valle dell’Esino , fu necessario spostare di circa 1
km a monte l’originaria stazione di Albacina
, da cui la nuova linea procedeva per Cerreto d’Esi e Matelica .
Fu così
possibile attestare l’esercizio a Fabriano ,
dotandone il Deposito delle
nuovissime locotender Gruppo 805 , della potenza di 320 CV
, che , a distanza di
circa un ventennio , sarebbero poi state sostituite dalle più
moderne 851
FS .
Locomotiva Gruppo 805 FS – Vmax =65 km/h
I lavori di
costruzione della nuova linea procedettero piuttosto celermente , e
, per la precisione ,
ebbero il seguente avanzamento :
Ø
1884 – tratta
Albacina – Matelica
Ø
1884 – tratta
Portocivitanova – Corridonia
Ø
1885 - tratta -
Matelica – Castelraimondo
Ø
1886 - tratta -
Corridonia – Macerata
Ø
1886 - tratta -
Castelraimondo ‑San Severino Marche
Ø
23 dicembre
1888-
tratta San Severino Marche ‑ Macerata.
Fu quindi in tale
ultima data che Fabriano divenne a tutti gli effetti un nodo
ferroviario , nel cui
impianto una linea secondaria si attestava sulla Ancona – Roma .
Di conseguenza
il locale Deposito Locomotive si trovò a dover far fronte al
traffico della nuova linea
Fabriano - Portocivitanova
, originariamente impostato su :
·
3 treni
viaggiatori/giorno
·
1 treno
merci/giorno .
Poiché sin dai
primi mesi dell’esercizio era risultato chiaro che sulla nuova linea
i traffici assumevano notevole consistenza ,
al punto che il
suo esercizio presto passò in attivo
, si ritenne opportuno
assegnare a Fabriano altri 10 mezzi di trazione, appositamente
studiati per le linee complementari , cioè
le locomotive
Gruppo 385 , della potenza di 350 CV
, che , per quanto di
potenza relativamente modesta ,
risultarono all’atto pratico essere
mezzi estremamente versatili per ogni tipo di impiego .
,
Locomotiva Gruppo 385 FS – Vmax =55 km/h
Tali macchine , con rodiggio 0 – 3 – 0 , e di
validissima progettazione nazionale , presentavano tutta una serie
di pregi che le rendeva particolarmente adatte per l’esercizio sulle
ridotte distanze , e cioè :
buona velocità
ridotti consumi
costi d’esercizio
contenuti
ampiezza del
settore d’impiego .
Da notare che
una di tali macchine ,
rimessata a Macerata ,
effettuava il servizio di spinta
sulla rampa Corridonia – Macerata
, con p = 30/1.000 .
Con l’ultima
assegnazione di mezzi di trazione ,il Deposito Locomotive di
Fabriano aveva ora in carico .
§
30 locomotive da
treno
§
2 locotender da treno
§
2 locotender da manovra
ed i
ferrovieri sono saliti a 800
.
Quindi l’impianto ha già assunto una
consistenza e rilevanza difficilmente prevedibili solo 22 anni prima
.
Indicativo di ciò è anche il fatto che le
macchine in carico siano di
ben 5 Gruppi diversi , e cioè :
·
16 locomotive
Gruppo 185 FS
·
10 locomotive
Gruppo 385 FS
·
4 locomotive
Gruppo 420 FS
·
2 locotender
Gruppo 805 FS
·
2 locotender
Gruppo 825 FS
Del resto , proprio in quegli anni , un
ulteriore traffico era ricaduto sotto le competenze di Fabriano ,
con l’inaugurazione , nel 1886
, della linea complementare Arezzo – Gubbio – Fossato di Vico .
Tale linea ,
di circa 134 km di lunghezza ,
serviva a mettere in collegamento Arezzo con la medio – alta Val
Tiberina e , per il tramite di Umbertide con Gubbio e l’alto
Chiascio , per poi
attestarsi sull’Ancona – Roma , in corrispondenza della stazione di
Fossato di Vico .
Era
quindi una linea di collegamento interregionale , che serviva un
buon bacino d’utenza , e che poteva contare , per quel
che riguarda le merci , su
un traffico di lignite dalla stazione di Branca sino a quella di
Fossato di Vico .
Alla stazione
di Branca faceva infatti capo una teleferica , che trasportava il
minerale estratto da una miniera nelle vicinanze direttamente
sino a carri ferroviari simili a
quelli che vediamo in manovra a Gubbio .
Da Branca i
convogli della FAC raggiungevano la stazione di Fossato di Vico ,
ove affiancavano quelli delle Fs , e qui
il carico veniva trasbordato da
vagone a vagone mediante paleggio .
Il materiale
motore di tale linea era costituito da :
12 locotender a 3
assi – come quella in
manovra a Gubbio –
2 locomotive Mallet , con
rodiggio 0 –2 –2 – 0 , per treni pesanti
Stazione di Gubbio – Treno merci in manovra
Delle due
Mallet , una era riservata
al traffico di lignite , e quindi faceva la spola
tra Branca e Fossato , mentre un’altra era utilizzata per il merci
raccoglitore Arezzo – Fossato e viceversa ,
Come risultato
di tale ciclo produttivo ,
ogni giorno un treno costituito da 20 vagoni carichi di lignite ,
partiva da Fossato per Ancona .
Tale treno ,
trainato da una delle 2 locomotive Gruppo 420 FS rimessate a Fossato
, veniva spinto da un’altra
macchina lungo la rampa di 4 km fino al Raddoppio Galleria .
Raggiunto il
valico , la macchina di spinta veniva subito sganciata e rientrava a
Fossato , mentre il treno procedeva su Fabriano ed Ancona . .
A fine anni 80
il deposito locomotive di Fabriano garantiva già da quasi 25 anni il
traffico sulla linea Ancona – Roma
, e , grazie alla sua
ormai consistente dotazione di mezzi di trazione ,
si dava carico dei seguenti servizi
:
Ø
il traffico
viaggiatori da/per Civitanova
Ø
la spinta dei
convogli sino a Fossato di Vico
Ø
lo sgombero neve
sulla tratta Fabriano – Gualdo Tadino,di
eccezionale nevosità
Ø
lo sgombero neve
sulla tratta Fabriano – Castelraimondo ,
anch’essa di
notevole nevosità
Ø
il trasporto
massi e pietrisco da Serra San Quirico ad Ancona .
Ø
il trasporto del
minerale di zolfo sino ad Ancona
Ø
il trasporto
della lignite sino ad Ancona
Ø
il traffico
viaggiatori da/per Civitanova
Ø
il merci
raccoglitore da/per Civitanova
Ø
il merci
raccoglitore da/per Ancona
Ø
il merci
raccoglitore da/per Foligno
Ø
la composizione e
scomposizione convogli
in stazione
– servizio
di manovra -
E’ quindi
evidente , già dalla semplice elencazione degli impegni assolti , il
fatto che l’importanza dei
locali impianti ferroviari era rapidamente cresciuta .
Ma proprio a
fine anni 80 interviene una ulteriore novità , e
cioè la decisione
di realizzare la
Ferrovia
Subappennina .
Si trattava di una
linea a carattere militare
, che avrebbe dovuto garantire gli inoltri sud – nord su un
tracciato non esposto ad attacchi lato mare , come era quello della
linea Adriatica .
Era a tal fine previsto di partire da L’Aquila
per giungere a Teramo , poi ad Ascoli , Amandola , Castelraimondo ,
e di qui ,seguendo la linea già esistente , fino a Fabríano .
Da Castelraimondo ad Albacina , la
sede avrebbe dovuto
essere quasi
del tutto rinnovata,
giacchè era previsto che , in
tempo di
mobilitazione di truppe , la linea doveva esser capace
di
garantire un movímento di
dodici diretti al giorno .
A tal
fine occorreva eliminare le forti pendenze e le curve di
piccolo
raggio esistenti sulla tratta citata .
Da
Fabriano la linea Subappennina proseguiva poi per
Sassoferrato, Pergola, CagIi, Acqualagna, Fermignano, Urbino,
Sassocorvaro, Macerata Feltria, giungendo a Sant'Arcangelo di
Romagna,
sulla Rimini‑Bologna «donde
non ha più ragion
d'essere,
giacchè, passato Rímini, la linea costiera si stacca
dalla riva
del mare per dirigersi a Bologna».
Quest'ultimo tratto, da Fabriano a Sant'Arcangelo, fu
effettivamente costruito , poichè era già compreso, con
priorità, fra le
linee previste dalla Legge 29 luglio 1879.
Una mozione a favore dei suo completamento fu
presentata
alla Camera dall'on. generale Serafini il 6
marzo 1885; seguita da una ulteriore mozione firmata
da tutti i parlamentari delle Marche e dell'Abruzzo e
presentata dall'on. De Riseis il 2 luglio 1888.
Il ministro Saracco affidò allora la redazione del
progetto definitivo all'ingegner Cuniberti, ingegnere
capo dei Genio Civile.
Di
conseguenza , stanziati i fondi necessari per portare avanti la
costosa
opera , i lavori furono
avviati alla fine del 1890 .
L’intera
opera fu divisa in tre tratte :
Ø
Fabriano -
Pergola, di 32 km,
completata il 28 aprile 1895
Ø
Pergola - Urbino,
di 48 km , completata il 20 settembre 1898.
Ø
Urbino‑Sant'Arcangelo,
che incontrava invece numerose difficoltà.
Quindi il
nostro ipotetico viaggiatore
si sarebbe trovato ad assistere alle ultime fasi dei lavori
necessari per l’attivazione della prima tratta della ferrovia
subappennina , cioè
quella da Fabriano a Pergola .
A tal fine si
era provveduto a :
Ø
Tagliare la
collina di Civita con una breve trincea
che raggiungeva quello che , per i fabrianesi , sarebbe diventato lo
“ zero casello “
Ø
Costruire un
raccordo provvisorio lato Ancona
, che collegava i binari di stazione con la nuova linea ,
effettuando un giro di 180 gradi
Ø
Spostare la
stazione lato Ancona
, di circa 800 metri rispetto al fabbricato originario
Ø
Costruire nuovi
binari per il Deposito
Ø
Costruire nuovi
binari per il parco di stazione
Ø
Ampliare la
Piccola Velocità.
Possiamo ragionevolmente ritenere che
all’epoca fosse in corso l’armamento della sede , ormai realizzata .
A tale scopo
alla Piccola Velocità di Fabriano
giungevano interi
convogli di rotaie ed altro
materiale d’armamento , mentre le traverse erano
fornite da appaltatori locali .
I materiali di cui sopra
venivano quindi
caricati sui treni – cantiere , che facevano la spola verso il
fronte di avanzamento lavori .
Per meglio comprendere l’importanza che la realizzazione di tale
linea riveste per l’impianto ferroviario fabrianese
, è opportuno precisare le linee che ,
direttamente od indirettamente , allo stesso fanno capo , all’epoca
in esame :
Ø
linea a
scartamento ridotto Fossato di Vico
- Gubbio - Umbertide - San Sepolcro – Arezzo
Ø
linea
Fabriano - Albacina – Macerata -
Portocivitanova
A queste
due linee originarie , nel 1895 si somma
la linea
Fabriano – Pergola ,
estesa nel 1898 sino ad
Urbino
Ne risulta che
,
facendo tali infrastrutture fanno tutte capo alla linea Ancona -
Roma
, grazie ad esse ,
Fabriano
diviene il baricentro di un vasto comprensorio montano
, che , dal punto di vista
dell’esercizio ferroviario ,
possiamo così schematizzare per linee :
linea Fabriano
–Ancona
linea
Fabriano –Foligno
linea Fabriano
–Gubbio
linea Fabriano
–Macerata
linea Fabriano
–Urbino .
Da notare che
, con l’inaugurazione della
linea Fabriano - Pergola – Urbino
, si provvede a :
incrementare consistentemente la
dotazione di mezzi di trazione
che divengono
oltre 40 , quasi tutti per treni pesanti , mentre i ferrovieri
salgono a
1.000 unità
.
In particolare
, vengono assegnate al Deposito Locomotive altre 4 macchine del
Gruppo 420 Fs , insieme ad altri 6 mezzi di trazione ,
appositamente studiati per le linee complementari , cioè
le
locomotive Gruppo 290 FS , della potenza di 500 CV
, che ,
risultarono , come le 385 FS cui si
ispiravano , essere mezzi estremamente versatili per ogni tipo di
impiego .
,
Locomotiva Gruppo 290 FS – Vmax =60 km/h
Gli impianti
di deposito vengono ampliati , e , con le nuove dotazioni ,
costituiscono un complesso
sufficientemente funzionale ,
di dimensione adeguata ,
e privo di interferenze sia con
le linee , sia con gli accessi ai fasci binari di stazione .
Dall’insieme
degli interventi descritti
nasce un impianto che , per
tutto il secolo appena trascorso ,
garantisce la gestione del traffico sulle linee interne
marchigiane .
Da notare è il
fatto Indicativo di ciò è anche il fatto che le macchine in carico
siano di ben 6 Gruppi diversi
, e cioè :
·
16 locomotive
Gruppo 185 FS
·
10 locomotive
Gruppo 385 FS
·
8 locomotive
Gruppo 420 FS
·
6 locomotive
Gruppo 290 FS
·
2 locotender
Gruppo 805 FS
·
2 locotender
Gruppo 825 FS
Anche nel caso
della subappennina il traffico fu originariamente impostato su
tre coppie di treni
viaggiatori al giorno .
A questi si
affiancava un traffico merci di una certa consistenza , in quanto
collegato ad una prima
industrializzazione della zona montana marchigiana .
Le realtà che
in merito vanno sicuramente citate sono almeno due :
la zolfatara di
Cabernardi
il cementificio
di Sassoferrato .
Le altre
attività presenti nella zona erano , su modesta scala :
produzione di
laterizi ·
produzione di
calce e gesso .
Per il resto
l’area risultava dominata da una agricoltura di modesta produttività
.
Proprio
in considerazione della debolezza economica della zona ,
con l’arrivo della ferrovia si colse
l’occasione per valorizzarne le risorse minerarie .
Già da 20 anni ,
infatti , a Cabernardi si estraeva minerale di zolfo , che veniva
poi trasportato alla Piccola Velocità di Fabriano .
Ora però le buone
disponibilità di minerale accertate , e la disponibilità di una via
di comunicazione in prossimità del sito produttivo ,
resero
conveniente effettuare consistenti investimenti per un più razionale
sfruttamento dello zolfo marchigiano .
Fu così che ,
nell’Appennino marchigiano , nacque il più grande insediamento
minerario d’Europa .
Dai pozzi in
località Cabernardi si accedeva alle gallerie , organizzate su ben
25 livelli , e da cui si estraeva il minerale grezzo - 20%
zolfo ed 80% roccia madre - che all’esterno veniva
trattato , previa frantumazione , utilizzando , in alternativa , due
tecniche diverse :
·
il calcarone
, cioè la combustione lenta della roccia zolfifera
·
il forno Gill
, costituito da camere comunicanti a recupero di
calore ,
con conseguente maggior rendimento termico rispetto
alla
prima modalità .
Il prodotto che
si otteneva con i trattamenti sopradescritti veniva
trasportato con una ferrovia decauville in località Percozzone
, ove sorgeva un impianto di raffinamento dello zolfo .
Dopo tale
ulteriore trattamento il minerale , confezionato in pani , veniva
inviato per teleferica alla stazione ferroviaria di Bellisio Solfare
, ove il primo binario era specificamente destinato a tale uso.
La produzione ,
così organizzata , giungeva sino a 65.000 tonnellate annue di zolfo,
e cioè il 20% della produzione nazionale , e gli occupati alle varie
fasi produttive erano circa 1.000, di cui 300 minatori , che
coltivavano le diverse vene del minerale .
Sulla linea
subappennina , in località Bellisio di Pergola , fu costruita una
stazione ad esclusivo servizio delle miniere ,
che prese il nome
di Bellisio Solfare .
Tale stazione
era costituita dal binario di corsa e da uno di precedenza lato
monte , ed inoltre , lato Sassoferrato , da un piano caricatore
capace di ospitare una decina di vagoni
per eventuali attrezzature
necessarie alle miniere .
Lato Pergola ,
invece , si trovava un binario tronco , anche questo capace di
ospitare 10 vagoni , ed
affiancato da un magazzino avente la stessa lunghezza , e
con il pavimento situato
all’altezza del piano dei carri .
Al magazzino
appena descritto giungevano
, via funivia , i pani di zolfo raffinato
,
di cui ogni
settimana si caricavano 10 - 12 - 15 vagoni ferroviari .
Di tali vagoni
,
10 costituivano
un treno completo
, mentre
gli altri
venivano messi in composizione ad un treno raccoglitore .
i un certo
rilievo era anche il cementificio di Sassoferrato , articolato su
due forni a carica verticale , che , impiegando circa 100 persone ,
arrivava a medie produttive di circa 30.000 tonnellate/anno
di cemento , in buona parte avviato per
ferrovia a Fabriano .
Ciò dava luogo ,
giornalmente , ad un traffico di almeno
5 vagoni diretti
a Fabriano
, a fronte dell’arrivo di
1 vagone di
carbone
necessario per alimentare i forni .
Modeste
dimensioni avevano invece gli altri impianti produttivi esistenti
nella zona , che operavano essenzialmente in due settori :
. · calce e
gesso ·
laterizi
con una unità
produttiva in località San Donato di Fabriano nel primo caso
, e con varie unità da Pergola sino ad Urbino nel secondo .
Anche questi
impianti necessitavano essenzialmente di carbone , sia pure in
quantità relativamente modeste .
E’ pertanto
evidente come per soddisfare i traffici sin quì descritti
3 coppie di treni
a settimana
fossero
ampiamente sufficienti , nonostante che una delle 3 coppie fosse di
fatto destinata esclusivamente ai traffici delle zolfare .
In definitiva ,
la mole di traffici che stupiva il nostro ipotetico viaggiatore ,
aveva diversi motori , che appreso elenchiamo
:
Ø
i traffici propri
della linea Ancona – Roma –
rottame di ferro – carbone – lignite
Ø
i traffici
collegati con l’industrializzazione del comprensorio montano –
zolfo – carbone – cemento –
cellulosa
Ø
i traffici
collegati con lo sviluppo industriale
di Fabriano -
Ø
i traffici
collegati con lo sviluppo urbano di Fabriano -,
con riferimento
sia all’edilizia
civile , sia a quella industriale –
Abbiamo già
infatti detto delle acciaierie di Terni , della miniera di lignite
di Branca , della zolfara di Cabernardi , ma
abbiamo omesso di parlare della
cartiera di Pioraco .
Tale impianto
è situato soltanto 6 km a monte della stazione di Castelraimondo ,
ove , con l’apertura della ferrovia ,
giungevano quotidianamente 2 – 3
vagoni di cellulosa ed 1 di stracci .
A ciò
provvedevano , grazie alla loro buona velocità in linea , le due
locotender Gruppo 805 FS , che si davano carico anche di
portare a Sassoferrato il carbone
necessario per il cementificio ,
riportandone giorno per giorno il
prodotto finito , e
sussidiavano quindi , nelle manovre
di piazzale , le due
825 FS
, ormai insufficienti da sole alla bisogna .
E tuttavia
erano le attività produttive collocate a Fabriano quelle che
producevano la maggior parte dei traffici .
Abbiamo
infatti già visto come , nel 1871 , alcune delle attività
manifatturiere più importanti presentassero già i primi sintomi
dello sviluppo industriale,
potenziando le strutture ed
iniziando il processo di rinnovamento tecnologico degli impianti.
Ad avviare
tale processo contribuisce non poco la presenza di corsi d'acqua a
regime costante , che
favorisce l'impiego di motori idraulici e delle caldaie a vapore
alimentate con legna ricavata dai boschi della zona.
Nell'ultimo
decennio del secolo , lo sviluppo industriale della zona è in pieno
corso ,
scompaiono alcune attività
tradizionali minori,
altre presentano un netto regresso
, altre
ancora tendono a
concentrarsi .
In questi
ultimi casi il potenziando
delle strutture ed il processo di rinnovamento tecnologico degli
impianti sono praticamente generalizzati .
In questo
periodo la sola ditta
Miliani dispone di 13 motori idraulici con 208 cavalli
, oltre alle già ricordate 7 caldaie a vapore,
ed ha incorporato 4 delle precedenti
7 cartiere , mentre
una quinta è stata incorporata dalle
Cartiere Fornari .
Ma presto anche
le Cartiere Fornari saranno incorporate dalle Miliani
, che , nel 1903 ,
attiveranno in località Balzette di
Vetralla la loro prima centrale idroelettrica ,
seguita , nel 1910 , da
quella di San Vittore delle Chiuse .
Del resto , il
momento non è felice solo per le cartiere , ma per tutta l’economia
fabrianese .
In neppure 25
anni gli addetti all’industria sono passati dai
636 del 1871 a
ben 1700
, così ripartiti
in 33 opifici :
2
cartiere 800 dipendenti
2
conce 120 dipendenti
6
cappelleríe 150 dipendenti
5 gesso e
calce 60 dipendenti
3 mattoni
90 dipendenti
2
segherie 50 dipendenti
5
paste 90 dipendenti
1
stoviglie 90 dipendenti
1
terraglia 100 dipendenti
1 di
colla 30 dipendenti
1 di
liquori 40 dipendenti
2 di
birra 45 dipendenti
1di
cremore 20 dipendenti
1
meccanica 15 dipendenti
Sulla base di
tali cifre si ottiene , per il periodo in esame , il seguente quadro
dell’occupazione nel nostro Comune :
1700 unità
impiegate- nelle
attività manifatturiere, cui si aggiungono gli
800 addetti
all’artigianato ,
e gli almeno
1000 addetti agli
impianti ferroviari
–
stazione e
deposito –.
Da
notare che anche ora buona parte degli artigiani gestiscono di fatto
piccole unità produttive , e non di servizi –
fabbri – falegnami – mugnai –
tipografi -,
Ormai la
configurazione industriale dell’economia fabrianese è del tutto
evidente .
Va però dato atto
che , se i cartai sono più che triplicati ,
i lavoratori dell’edilizia ( 200 unità , tra
mattoni , calce , gesso e segherie , a fronte dei 58 del 1871)
sono quasi quadruplicati .
E la cosa non può
certo stupire ,
tenendo conto del fatto che il
centro urbano, essenzialmente per l’insediamento
delle famiglie dei ferrovieri e di parte di quelle dei cartai ,
raggiunge i 9000 abitanti ,
con un incremento
di 2700 unità rispetto alla consistenza del 1871 .
Considerando
la famiglia media composta di 5 unità , ciò significa che
in 20 anni a Fabriano si
costruiscono almeno 600 appartamenti,
all’invidiabile ritmo medio di
30
appartamenti/anno .
Non casualmente
quindi le 3 fornaci locali producono mediamente 700.000
pezzi/anno , le 5 fabbriche di calce e gesso
triplicano la propria dimensione media , passando
da 4 a 12 addetti/unità produttiva , ed infine
appaiono le prime 2 segherie di grandi dimensioni , per
rispondere alla domanda di infissi di ogni tipo .
Del resto ,
ai citati 30 appartamenti/anno vanno sommati i consistenti e
ripetuti interventi sui vari opifici
, specie in occasione dell’installazione di nuovi macchinari
, o dell’inaugurazione di nuovi reparti di produzione
.
A conferma di ciò
, è sufficiente tener conto del fatto che , in meno di 10 anni , le
Cartiere Milia realizzano due edifici a tre piani con pianta ad elle
, e fronte di circa 150 metri - , che , insieme alla centrale
termica addossata alla scarpata della ferrovia , totalizzano una
cubatura di ameno trecentomila metri cubi .
A questo
punto è opportuno effettuare alcune valutazioni
sull’occupazione industriale a Fabriano nel periodo in esame .
Da tali
valutazioni emerge un primo dato importante , e cioè
che
l’industria locale si sta
specializzando per settori
Tali settori , per importanza decrescente sono
i seguenti :
CARTARIO 800 dipendenti = 47%
BENI DI
CONSUMO 365 dipendenti = 21%
MANUFATTI
VARI 320 dipendenti = 19%
EDILE 200 dipendenti = 12%
MECCANICO 15 dipendenti = 1%
In definitiva
, per quel che riguarda l’industria ,
se 1 fabrianese
su 2 è un cartario
, 1 su 5 produce beni di
consumo , ancora
1 su 5 manufatti vari
ed 1 su 8 lavora
nell’edilizia .
Quindi Fabriano
non è la città dei cartai e dei ferrovieri ,
ma un attivo centro industriale con settori produttivi
diversificati ma tra di loro interconnessi .
E tra questi
settori produttivi ce ne è uno che rappresenta un vera novità , e
cioè il settore meccanico
, su cui qualcosa di più bisogna
dire , poiché acquisterà
gradualmente una vera e propria centralità nel corso del nuovo
secolo che ormai bussa alle porte .
Come nasce la
meccanica a Fabriano ?
Nasce
casualmente , ma non del tutto .
Bisogna infatti
ricordare che , nel 1871 , esisteva 1 fonderia di rame con 4
dipendenti –
il Maglio , per i
fabrianesi - .
E proprio il
titolare di tale attività sente odore di tempi nuovi .
Da una parte ,
gli artigiani non ce la
fanno quasi più a far fronte alla sempre crescente domanda di
macchine agricole – aratri ed erpici in
particolare – dall’altra le
industrie in rapido sviluppo richiedono sempre più spesso interventi
di installazione di nuovi macchinari , o di modifica di quelli
esistenti .
Inoltre sulla
piazza locale sono disponibili in gran numero maestranze ad un
livello di qualificazione buono e più che buono .
Quindi perché non
abbandonare la vecchia produzione
, in cui del resto eccellono numerosissimi artigiani ,
a favore del nuovo settore
produttivo ?
Nasce così
un’officina meccanica di modeste dimensioni , che originariamente
produce e ripara macchinari agricoli
.
I risultati vanno
molto al di là delle aspettative
, la richiesta è buona al punto che in più occasioni bisogna
rafforzare l’organico .
Inoltre le
fabbriche di Iesi ,
già attive nel settore ,
prendono visione delle macchine in produzione , e ,
ritenutele di pregio , ne
commissionano consistenti forniture mensili , da far arrivare per
ferrovia .
Di conseguenza
cresce il lavoro e cresce ancora l’organico
, mentre iniziano ad essere
affidate all’esterno le lavorazioni più semplici ,
creando così un vero e proprio
indotto di settore
.
Inoltre
le industrie locali ,
vista la bontà delle produzioni e la qualificazione delle maestranze
, trovano comodo affidare alla
nuova impresa semplici incarichi connessi con lo sviluppo dei
propri impianti .
In definitiva
, a metà degli anni 90 , il
Maglio è impegnato per le seguenti lavorazioni :
Ø
,macchine agricole
, in proprio
Ø
macchine agricole
, per le industrie di Iesi
Ø
macchine agricole
, riparazione
Ø
impiantistica
, interventi semplici .
Intorno
all’officina vera e propria
, ancora di modeste dimensioni,
gravitano una serie di valenti
artigiani ,
di norma con 2 – 3 collaboratori
, cui la società si affida per :
Ø
carichi
straordinari di lavoro
Ø
riparazioni
complesse
Ø
assistenza per impiantistica fine
in modo da
poter meglio concentrare i propri dipendenti sulle lavorazioni fisse
.
Il risultato
di tale organizzazione del lavoro è che ogni settimana
2 – 3 carri di
macchine agricole partono da Fabriano per Iesi .
A questi
bisogna aggiungere i seguenti ulteriori traffici :
Ø
1 treno/giorno da
20 carri di cellulosa
, per 200 tonn./giorno
Ø
1 treno/giorno da
10 carri di stracci
, per 50 tonn./giorno
Ø
macchinari di
ogni tipo , per
il potenziamento degli impianti
Ø
prodotti finiti
per l’edilizia
, con specifico riferimento alle
putrelle in acciaio ,
all’epoca di
impiego corrente per la
realizzazione di ogni
tipo di solaio ,
sia civile , sia
industriale
Ø
carbone , per la ferrovia
, le cartiere e le fornaci – 3
– 4 treni
al mese -
Ø
1 treno/giorno da
20 carri di lignite
, da Fossato di Vico
Ø
2 – 3 vagoni di
cellulosa ed 1 di stracci
.per Pioraco
Ø
5 vagoni di
cemento , da
Sassoferrato
Ø
2 – 3 Vagoni di
zolfo , da
Bellisio Solfare
Ø
1 treno
raccoglitore
da/per Civitanova
Ø
1 treno
raccoglitore
da/per Ancona
Ø
1 treno
raccoglitore
da/per Foligno
Ø
5 vagoni/giorno di
carta , di ogni formato e
pregio
Ø
2 – 3 vagoni/giorno
di tessuti in lana
Ø
2 – 3 vagoni/giorno
di calce , gesso e prodotti per l’edilizia
Ø
4 – 5 vagoni/giorno
di legname sotto misura
Ø
2 – 3 vagoni/giorno
di carbone vegetale
.
Come si vede
dall’elenco soprariportato , peraltro non esaustivo ,
non era certo il lavoro a mancare ai
mezzi di trazione del Deposito di Fabriano ,
che
quotidianamente coprivano una percorrenza totale pari a circa 2.000
km .
Tale percorrenza
richiedeva il consumo di circa 25 tonnellate di carbone al giorno
, cioè 750
tonn./mese , per cui i rifornimenti del parco combustibili fossili
richiedevano , da soli ,
l’effettuazione
da Ancona di 2 treni/mese
da 400 tonnellate
.