Banditi fabrianesi a Costacciaro
di Euro Puletti
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Anno 1605, il Duca d’Urbino Francesco Maria II della Rovere ordina un’indagine conoscitiva, in merito alla presenza di Giombatta Montani e d’altri banditi fabrianesi a Costacciaro,
ivi probabilmente attratti da negozi, più o meno leciti, con persone che, come un tal Donino, lavoravano presso la cartiera locale dei signori Conti Fabiani di Gubbio ed erano, spesso, ospiti fissi di Mastro Matteo Canale, anch’egli, forse, “mastro cartaro” di Fabriano, impegnato nella cartiera costacciarola, detta, “in allora”, anche “La Cartara di Costacciaro”. Questi due preziosissimi documenti archivistici sono stati rintracciati e trascritti,
dal valente ricercatore eugubino d’archivio Fabrizio Cece,
nella Sezione d’Archivio di Stato di Gubbio,
Fondo Comunale, Lettere al Luogotenente, b. 8, n. 42.
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Correva l’anno 1605 ed era di marzo, quando, essendo in periodo di sede vacante per la morte del Papa Clemente VIII, Vincenzo Brozzi, Capitano di Costacciaro, e l’ultimo Duca di Urbino, Francesco Maria II Della Rovere (cui, il 16 maggio 1605, venne alla luce Federico Ubaldo della Rovere), scrivendo, rispettivamente, il 23 ed il 31 di marzo, al Luogotenente di Gubbio, gli comunicavano che Giombatta (Giovan Battista) Montani ed altri “banditi da Fabriano” alloggiavano in massa a Costacciaro presso la casa del fabrianese Mastro Matteo Canale, o passavano per la cartiera dei Signori Fabiani a trovare un loro amico, anch’egli fabrianese, di nome Donino.
Il Duca, come si legge, approvando un suggerimento del Capitano di Costacciaro, diede ordine che “tanto per il tempo della presente sede vacante, quanto per quel più sarà giudicato da voi per utilità di quel popolo, si tenghino la notte serrate le porte di detto luogo (Costacciaro, N.d.R.) et che si aprino a hora competente, operando che le chiavi stiano apresso il Capitano o altra persona confidente, come da noi sarà giudicato meglio […]. S’intende parimenti che […] v’informiate se queste siano persone nobile o descendenti ch’abbino havuto dependenza o servitù con la casa nostra et se si siano ivi ritirati per loro sicurezza o con intentione di offendere alcuno, trovandoli tali ne darete quanto prima piena e distinta relatione […]. E quando vi constasse altrimente che questi fossero persone vili et di mala qualità et bassezza, darete ordine che se ne partino subito et a mastro Matteo sodetto farete monitione che nell’avvenire si guardi da simili pratiche e conversationi per non porci in necessità di far contro di lui resentimento di castigo”.
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