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Il venerabile Don Doroteo Zuccari da Fabriano

Ovvero quando la santità sormonta le forze della natura

 

 di Euro Puletti

 

 

Questi, in sintesi, quelli che furono gli ultimi eroici giorni di vita del Padre Camaldolese di Monte Corona Don Doroteo Zuccari da Fabriano, Cellerario all’Eremo di Monte Cucco. Dopo che il tremendo terremoto del 3 giugno 1781 aveva gravemente lesionato l’Eremo di San Girolamo di Pascelupo, altrimenti detto “Eremo di Monte Cucco”, il monaco Montecoronese, sebbene gravemente ammalato, non volle riparare altrove, rimanendosene, invece, sul posto, a dir messa, mentre, dal monte, precipitavano giganteschi macigni. Perderà la vita, qualche tempo più tardi, a causa di una lunga e grave infermità, cristianamente sopportata. Da allora in avanti, anche senza l’intervento esplicito di alcuna dichiarazione ufficiale da parte della Chiesa, l’eremita fabrianese fu sempre considerato Venerabile, vale a dire suscettibile della pubblica venerazione dei devoti.

 

Pascelupo (PG),

Eremo di Montecucco

L’Eremo di San Girolamo di Monte Cucco, fu, dunque, disastrato dal terremoto del 3 giugno 1781, durante il quale, precipitando un macigno sul tetto, sfondò alcune camere destinate ad uso di foresteria. Tale crollo minacciò, inoltre, di seppellire, sotto le sue rovine, i religiosi che erano albergati nelle celle circonvicine. «Né qui ebbe termine il pericolo (ebbe a scrivere, nel XIX secolo, il Padre Montecoronese Don Placido Maria da Todi, nella sua opera manoscritta “Storia di Montecucco”); quelle rupi e macigni, di fatto (‘infatti’), che stavano pendenti dalla montagna, a ridosso dell’eremo, parte per l’imperversare delle pioggie, parte per la forza dei geli, e molto più ancora per le reiterate scosse della terra, mossi dal nativo posto, continuavano a piombare sull’eremo. Onde, ridestandosi l’antico divisamento (‘intenzione’) di abbandonare questo luogo, riparata, previe le debite facoltà, in altri eremi la famiglia, il priore istesso, d. Pier Damiani, moveva il dì 22 marzo a rifuggiarsi in M-corona, solo lasciando in M-cucco la cara memoria del p. d. Doroteo (‘Zuccari’) da Fabbriano ed un converso onde dar sesto (‘sistemare’) alle robbe da trasportarsi altrove. A questa vista (‘assistendo a questi fatti’), abbiamo, dal Saraceni (Filippo Saraceni, autore, nel XVIII secolo, dell’agiografia di Padre Zuccari), che piangessero inconsolabilmente i contadini del circondario, ben conoscendo quanti aiuti spirituali e temporali, in un punto (‘in una sola volta’), sarebbero loro mancati, per la perdita degli eremiti. Ma il cellerario d. Doroteo: “Non dubitate -dicea loro, onde consolarli in qualche modo- non dubitate che il priore presto tornerà”. Non molta fede, però, poté dare alle parole del servo di Dio, chi, dalle labbra istesse del Priore, aveva intesa la risoluzione presasi, di non più tornarvi; ma egli vaticinava, e le sue predizione avveravansi a puntino per l’ultima sua infermità. Due giorni dopo, di fatto, seguita la partenza del priore, ricorrendo la Domenica delle Palme, mentre Doroteo celebrava il Divin Sacrificio (‘la Messa’), d’improvviso licenziossi (‘si staccò’) un gran sasso dal monte, che seco altri ne trasse, rotolando giù per le balze, con tanto rimbombo, che sembrava subbissare ogni cosa». La sera stessa incominciò ad aggravarsi a Padre Doroteo l’ernia, dalla quale era oppresso da dieci anni, il qual male si aggravò nei giorni susseguenti, tanto da non far esitare il chirurgo di Sassoferrato, appositamente chiamato, a giudicare quasi irreparabile la tal malattia. Il medico, tuttavia, cercando comunque di giovargli, per quanto fosse stato in suo potere, e, purtuttavia, vedendo chiaramente di non poter somministrargli alcuna cura efficace, si sforzava affinché egli si fosse trasferito a Sassoferrato. L’infermo priore, P. D. Pier Damiani, che, come si disse, era all’Eremo di Monte Corona, ritornò, proprio in quel momento, a Monte Cucco, come per adempiere alle profezie fatte dal Servo di Dio. Trasportato, dunque, Padre Doroteo a Sassoferrato, quattro giorni dopo vi commutava, in odore di santità, il 2 aprile 1782 (altre fonti parlano del 1783), la presente vita con l’eterna, nel convento dei Padri Francescani Cappuccini, dove Iddio rese sùbito celebre la sua tomba, con innumerevoli miracoli, come può leggersi presso il Saraceni, a cui ci rifacciamo. Così, per la preziosa e santa morte del P. D. Doroteo Zuccari, fabrianese, l’Eremo di San Girolamo di Monte Cucco acquistò nuova e maggiore fama. Il suo corpo si conserva, incorrotto, nella chiesa abbaziale di Santa Croce dei Conti (o di Tripozzo) a Sassoferrato, dove, a ricordarlo, resta una lapide che ne sunteggia le eccelse virtù umane e spirituali e l’alacre e santo operare in vita. Un bel dipinto, raffigurante il Venerabile Doroteo Zuccari, si conserva presso l’Eremo di Monte Cucco.

 


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