Gaspare Pacchiarotti
di
Marco Agostinelli
Il 28 ottobre del 1821 moriva a Padova Gaspare Pacchiarotti, uno dei più grandi cantanti
lirici castrati. La sua scomparsa è anche la fine di un'epoca, di uno stile e di un'estetica
ormai lontana dal mondo moderno, che inizia con l'Illuminismo e l'amaro sarcastico dileggio
del Candido di Voltaire e finisce col nuovo mondo post rivoluzionario. Ma l'arte dei cantori
castrati è parte integrante dell'estetica tardo barocca e protoclassica e lascia un'eredità
indelebile nella storia della musica e del canto, soprattutto in Italia dove il belcanto, in pieno
romanticismo, vibra di vita propria, sviluppando un proprio linguaggio identitario che si
articolerà per secoli fino alla fine del genere del melodramma.
Gaspare Pacchiarotti nacque nel 1740 a Fabriano. Anche se non ci sono, al momento,
documenti relativi ai suoi primi anni trascorsi in terra fabrianese, è facile fare delle
congetture: Fabriano fu meta di permanenza di famosi castrati, non solo a causa del Teatro
dell’Aurora (poi Camurio), ma anche per il legame con la musica e con il canto di molte
famiglie nobili: un esempio tra tanti quello di Antonio Velluti che fu ospite della famiglia
Vallemani, oppure la presenza di due importanti cappelle musicali: la collegiata di San
Nicolò e la cappella di San Venanzio, le quali ebbero grandissimi maestri che si occuparono
di vocalità sia nel sacro sia nel genere teatrale. Per tutto il settecento e oltre, l'educazione
musicale e l'educazione in genere, venivano diffuse, per la maggior parte, da istituzioni
ecclesiastiche, dai collegi e dalle scholae cantorum; gli allievi più promettenti nell'arte del
canto venivano invitati a frequentare le cappelle musicali dove, oltre a ricevere un'istruzione
sulla teoria e sulla pratica vocale e strumentale, avevano modo di eseguire le più importanti
musiche sacre del periodo, sotto la guida di valentissimi maestri di cappella, dapprima come
coristi nelle voci bianche e successivamente, dopo il cambio della voce, come solisti o
cantori coristi con voci adulte.
Prima del cambio della voce alcuni dei bambini più talentuosi venivano destinati
all'intervento della castrazione, che se ben eseguito permetteva, bloccando lo sviluppo
sessuale, di mantenere le corde vocali nelle dimensioni di quelle delle voci bianche,
mantenendo così il registro acuto e il fascino e la purezza della voce del bambino in un
corpo adulto. I castrati, venivano affidati all'educazione musicale di maestri specialisti con i
quali alcuni di loro, ottenevano risultati di virtuosismo eccezionale, divenendo molto spesso
grandi artisti destinati poi alla carriera di solisti nelle opere liriche rappresentate nei teatri del
tempo.
Come è noto nella cappella di San Venanzo era operante il grande compositore Mario
Gaetano Bittoni (nato a Esanatoglia nel 1723) che insieme ai figli raccolse l'eredità dei
grandi maestri di cappella locali iniziando una vera e propria schola cantorum che prevedeva
l'educazione di bambini e anche dei castrati; lo testimoniano le partiture ancora presenti
nell'archivio delle Messe e altri lavori sacri del Bittoni dove molto spesso si trovano parti di
Soprano con virtuosismi difficilmente accessibili alle voci di un bambino. È quindi ipotizzabile
che l'ispirazione o l'iniziazione al canto possa essere avvenuta in una delle cappelle locali.
Le scarse notizie biografiche ipotizzano una sua discendenza dal pittore di origine Toscana
Jacopo del Pacchia, detto pacchiarotto, che lo vogliono corista nella cattedrale di Forlì e poi
in San Marco in Venezia, dove fu allievo dell'affermato compositore Ferdinando Bertoni, col
quale intrattenne una duratura amicizia fino ai suoi ultimi giorni. Cominciò la sua carriera
apparendo in pubblico con diversi pseudonimi, il primo sembra essere stato quello di Porfirio
Pacchiarotti, pseudonimo col quale interpretò famose opere di Hasse e Gassman,
compositori molto in voga in quegli anni.
Nel 1765 lo troviamo cantore solista in occasione dei festeggiamenti per il matrimonio di
Pietro Leopoldo d'Asburgo di Lorena con l'infanta di Spagna.
Una travolgente carriera lo portò a esibirsi in tutti i più importanti teatri d'Italia prendendo
parte a cast come solista in opere di Piccinni, Gluck Salieri e dei più prestigiosi compositori
d'opera del tempo. Ebbe l'amicizia e la protezione di importanti compositori a lui
contemporanei come Baldassarre Galuppi, fu acclamato nei teatri del nord Italia: a Milano,
Venezia, Genova, Lucca e Torino, fu un artista internazionale che ebbe modo di visitare
ripetutamente Londra riscuotendo un successo e un apprezzamento notevole tra i sostenitori
dell'Opera italiana. Di Pacchiarotti, come testimoniano diversi resoconti dell'epoca, si
apprezzavano tanto la bellezza della voce, dall'ampia estensione, quanto il suo grandissimo
gusto nei passaggi belcantistici, l'espressività toccante e il pathos dimostrato nell'esecuzione
delle arie.
Durante gli ultimi anni della sua vita partecipò all'inaugurazione di diversi teatri, tra i quali la
Fenice di Venezia (Repubblica di cui si proclamò sempre fedele cittadino) per poi ritirarsi a
Padova dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. Nel 1797, prima del suo definitivo ritiro
dai teatri, fu costretto a partecipare, nonostante i suoi sentimenti patriottici di fedeltà alla
soppressa serenissima, a un concerto in onore di Napoleone. La sua avversione alla
dominazione francese fu esternata in alcune lettere che gli valsero alcune brevi permanenze
in prigione.
Personaggio importantissimo per l'Italia, anche dopo il suo ritiro dalle scene ricevette le
visite di grandi della letteratura e della musica: da Monti a Foscolo, da Alfieri a Goldoni fino a
Rossini. Ebbe molte conversazioni con Stendhal che riferì nei suoi libri della sua affinità
artistica col grande cantante.
Il castrato ormai nell'Ottocento era una figura atipica e anacronistica e nonostante la sua
Sapienza artistica e didattica fosse indiscussa fu forse costretto a pubblicare il suo trattato
sul canto "Modi generali del canto premessi alle maniere parziali onde adornare o rifiorire le
nude e semplici melodie o cantilene, giusta il metodo di G.P." con lo pseudonimo di Antonio
Callegari. La sua sapienza sui passaggi del Belcanto influì in maniera fondamentale sulle
colorature rossiniane e sul profilo melodico dell'Opera italiana successiva, da Spontini a
Cherubini fino a Mercadante. Anche quando la voce di Soprano dei castrati sarà sostituita
da quella delle donne, il modello belcantistico dello stile delle grandi cantanti di Bellini
Donizetti e Verdi, ad esempio Giuditta Pasta, troverà ispirazione negli insegnamenti del
grande Pacchiarotti.
A duecento anni dalla morte, i suoi passaggi intensi ed espressivi permangono nella
memoria, nelle pieghe delle melodie vocali e nel gusto italiano del melodramma.
in collaborazione con "Fabriano Pro Musica" in occasione dei 200 anni della morte 28 ottobre 2021
Bibliografia:
TOFFANO G., "Gaspare Pacchierotti (Fabriano 1740 - Padova 1821): il crepuscolo di un musico al tramonto della Serenissima", Padova, Edizioni Armelin Musica, 1999
HERIOT A., "The Castrati in Opera", Londra, Secker & Warburg, 1956
ANGELELLI O., "Fabriano e la musica", Fabriano : Tip. Sociale, 1911
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Gaspare Pacchiarotti
(ritratto del XVIII sec.)
Fabriano,
Collegiata di San Nicolò
Fabriano,
Cattedrale di San Venanzio
Padova, Villa Pacchierotti Zemella
dove morì nel 1821
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