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Antica Fabbrica Fiorentini & c. SpA

 

di Federico Uncini

 

I Fiorentini sono una nobile famiglia italiana della Valsugana. L’ingegnere Filippo Fiorentini fondò a Roma nel 1919 la fabbrica di escavatori della Fiorentini & C. SpA. Ha importato e distribuito macchine di movimento terra.
Durante il periodo del fascismo, le restrizioni hanno vietato le importazioni e l’Ing. Fiorentini ha iniziato il suo impianto di produzione in Via Tiburtina vicino alla Stazione Tiburtina (San Lorenzo- Roma) per la costruzione di escavatori come ruspe e gru a cingoli sotto la licenza di una società americana di nome Bucyrus.
I primi escavatori (modelli FB35 e FB38) sono stati interamente costruiti in loco nel 1930-1940. Intorno al 1930, Fiorentini ha anche aperto una fabbrica a Fabriano in località piani di S.Maria.

Stabilimento Fiorentini ai Piani di S.Maria -ingrandisci-

Le macchine Fiorentini hanno partecipato a tutte le grandi opere pubbliche italiane dal 1930. I nuovi modelli erano stati programmati per essere prodotti, ma sono stati ritardati per causa della Seconda Guerra Mondiale.
Durante la guerra, nel 1943, 117 lavoratori morirono a Roma nella fabbrica bombardata dagli americani. l’ing. Filippo Fiorentini e la moglie morirono poco dopo di crepacuore. Il loro unico figlio, Giuseppe, anche lui ingegnere, ha avuto il coraggio di iniziare una nuova attività commerciale e nel 1951 ha avuto un tale successo che si è classificato al vertice dei contribuenti di Roma.
La Ing.F. Fiorentini & C. S.P.A. si è spostata più avanti lungo la strada Tiburtina, con un impianto più grande, più moderno e molto efficace. Dopo la seconda guerra mondiale, la società ha prodotto FB50, 60, 100 e l’FB200 massiccio che poteva contenere 1000 tonnellate.
Nel 1960, c’erano alcune modifiche di progettazione. La società ha anche prodotto i bulldozer ed escavatori idraulici. Per studiare il russo, l’ing. Giuseppe ha viaggiato in Unione Sovietica e venduto due grandi contratti d’importazione con il ministero russo Machino, di circa 1000 gru da utilizzare nel progetto enorme della Pipeline Transiberiana. A quel tempo la società aveva vinto una battaglia tecnica e commerciale nei confronti di altre società della Germania molto più grandi rispetto alla Ing. Fiorentini F. & C. di Roma. Mentre le vendite erano forti, sia all’interno dell’ Italia per la ricostruzione, e in Russia, la Società ha assunto fino 117 lavoratori di rimpiazzo a quelli morti durante un bombardamento arrivando a 1000 dipendenti, che lavoravano in tre stabilimenti (Roma, Fabriano, in Italia) e Toronto in Canada. Nel 1956 il conte Giuseppe Fiorentini ha comprato un castello, il secondo dopo il castello di San Gallo a Nettuno, dal principe Barberini, la fattoria e il castello di San Fabiano.

Le battute di caccia a San Fabiano sono state utili per le sue relazioni pubbliche, dove ha invitato molti dei suoi clienti, come ad esempio l’ambasciatore russo Rijov, e la Mac Cormick International Harvester. Infatti, la Società ha progettato e prodotto gru, escavatori e impianti di frantumazione e ha rappresentato per l’Italia la linea industriale di HI Ma. Negli anni sessanta, le cose hanno cominciato a declinare economicamente per mancanza di commesse e la clientela non affidabile. Dopo una battuta d’arresto importante nel suo settore a Roma, l’attività riprese vigore ma con volumi di affari minori.

Operaio con una betoniera prodotta dalla Fiorentini

(coll.Fracassini) ingrandisci

Nello stabilimento di Fabriano fu costruito il primo escavatore italiano FB 42. Nel 1939 si producevano carri per cannoni. Nel 1941 bombe, bettoniere e autogrù. Nel 1947 si producevano degli escavatori destinati in Russia. Lo stabilimento denominato dai fabrianesi “Il Maglio” era un modello avanzato per quei tempi; aveva la mensa aziendale e la sala ricreazione. Tra le maestranze spiccavano degli ottimi disegnatori, tornitori,fresatori e altri meccanici specializzati. Furono costruite in cooperativa , nel rione la “Spina”, le case dei dipendenti della Fiorentini. Lo stabilimento di Fabriano fu chiuso nel 1964, nonostante l’occupazione della fabbrica e le agitazioni operaie e studentesche che fermarono i treni presso la stazione ferroviaria di Fabriano. Nel 1975, l’ingegner Giuseppe Fiorentini, il figlio del fondatore dell’azienda, presentò l’istanza di fallimento e la società fu acquistata a costo zero da un’altra società italiana di nome Gepi cambiando il nome in “Nuova Fiorentini”.

 


 

Operai in sciopero per le vie di Fabriano

(arch. storico de "L'Unità") ingrandisci

Fabriano 8 Gennaio 1965. L’occupazione della Fiorentini di Fabriano, da parte delle maestranze, è al suo terzo giorno. Non essendosi registrato nessun fatto nuovo atto a scongiurare la messa sul lastrico di 200 famiglie e a salvare la già compromessa economia di tutto il fabrianese, i dipendenti continuano ancora la loro azione.
La situazione nella fabbrica si sta facendo addirittura tragica: scarsi, difatti sono i viveri, quasi nullo il riscaldamento, per non parlare, poi, delle condizioni economiche delle famiglie che, all’esterno, vivono certamente ore angosciose, non avendo ricevuto la busta paga dal mese di ottobre scorso. Intanto, le iniziative di lotta in segno di solidarietà,stanno prendendo sviluppo.

Domani, su iniziativa del comitato di difesa della fabbrica. Ci sarà una manifestazione cittadina alla quale prenderanno parte tutte le categorie: dai commercianti agli studenti, dai professionisti ai liberi cittadini; ed uno sciopero generale indetto dal sindacato unitario.
Lunedì, poi per iniziativa del Comitato, avrà luogo un incontro fra i parlamentari della provincia, i quali esamineranno tutti gli aspetti dell’intricata questione al fine di decidere l’azione migliore da svolgere per dare favorevole e deciso sbocco alla grave situazione.

 


 

9 gennaio 1965
Sciopera la città di Fabriano contro Fiorentini
Occupato lo stabilimento come a Roma. Saracinesche chiuse, folla in piazza per impedire i licenziamenti e la smobilitazione. Comizio unitario.

Continua l'occupazione, tutta Fabriano si è schierata oggi a fianco degli operai della Fiorentini che da tre giorni occupano la fabbrica per impedirne la chiusura. Con slancio commovente,i fabrianesi hanno aderito in massa alla manifestazione di protesta indetta da un apposito Comitato cittadino ed allo sciopero generale proclamato dai sindacati. Fin dalle 10 di questa mattina, la piazza principale della cittadina era gremita di folla. Erano operai delle altre fabbriche ed officine della città, casalinghe,contadini del circondario e centinaia di studenti con i libri sotto il braccio. E’ stato sciopero totale . Le saracinesche di tutti i negozi della città sono state abbassate.
Contemporaneamente,i 200 operai della Fiorentini , che è situata alla periferia, sì avviavano in corteo verso il centro della città. Lungo il tragitto,gruppi di persone applaudivano e poi si univano a loro. Gli operai innalzavano grandi cartelli in testa, su uno striscione, si leggeva: “ Aiutateci a resistere un minuto di più “.Quando il corteo è giunto in piazza, la folla lo ha accolto con una lunga ovazione. Nella manifestazione è emersa innanzitutto la convinzione che difendendo il “ Maglio” (questo è il nome più noto della fabbrica) si difende da un’ ulteriore grave motivo di disgregazione di tutta l'economia fabrianese ed anche dell'intera provincia, colpita da una allarmante fase di recessione che i proprietari di fabbriche tentano di riversare sulle spalle degli operai con licenziamenti e riduzioni dell'orario.
“ Fabriano, ha detto nel corso del comizio Emidio Massi, segretario della Camera del lavoro anconetana, da anni muore lentamente; la perdita del “ Maglio” avrebbe,quindi, conseguenze disastrose. Per questo con una serie di manifestazioni come quella di oggi, dobbiamo costringere il governo ad intervenire a difesa del lavoro e dell'attività di questa fabbrica Abbiamo tutte le ragioni dalla nostra parte:dalle vitali esigenze dell’ economia fabrianese e marchigiana,dall'alta capacità produttiva dello stabilimento che si vuol chiudere, alla preziosa specializzazione dei suoi operai. Si tratta di un patrimonio che sarebbe criminoso lasciare inutilizzato e distruggere. Il secondo elemento indicato dalla manifestazione, è la tenace opposizione che le popolazioni levano alla prospettiva della emigrazione,che si allargherebbe paurosamente se il “ Maglio” chiudesse. e genti del Fabrianese hanno sperimentato sulla propria pelle il costo sociale, i sacrifici e le lacerazioni della emigrazione.
Questa parte delle Marche è da anni un deposito di mano d'opera per l'estero e per le città del Nord. Fabriano è uno dei centri, causa appunto l'emigrazione che nell'ultimo decennio ha visto diminuire fortemente il numero dei suoi abitanti. Fabriano non deve più esportare gli uomini : questo è il grido drammatico che si è levato dalla manifestazione di oggi alla folla, stretta attorno agli operai del “ Maglio”. Hanno parlato Otello Biondi; l’ avvocato Passeri a nome del Comitato cittadino a difesa del “ Maglio”; Ferri, , il responsabile della Commissione interna della fabbrica Ettore Fantini e come abbiamo detto il segretario provinciale della Camera del lavoro. Applauditissimo, ha portalo ai manifestanti un caloroso saluto Felice Palmini,membro della Commissione interna della Fiorentini di Roma , stabilimento della medesima società occupato da 26 giorni dalle maestranze. Gli operai hanno indicato unitariamente lo sbocco cui si deve pervenire per salvare il “ Maglio”: l'intervento dello Stato per svilupparne l’ attività. Il “ Maglio” ha già oggi capacità produttive per un organico di 500 operai ,le autorità governative debbono subito costringere la società proprietaria a corrispondere i salari maturati dalle maestranze (novembre,dicembre e gratifica natalizia), indetto dal Comitato cittadino, avrà luogo l'incontro di parlamentari della provincia, per l'esame della situazione e concordare l'azione da compiere per i la salvezza della fabbrica.

 


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