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I Longobardi tra Marche e Umbria

 

 di Federico Uncini

 

I longobardi sono stati i nostri antichi discendenti d’origine nordica che si sono insediati nelle valli umbro–marchigiane sin dal periodo alto medievale. Essi hanno governato per circa sette secoli  i nostri territori lasciandoci il loro dna, le usanze ed il linguaggio. Questi "lupi rapaces", così li definisce il loro connazionale Paolo Diacono, quando furono battezzati in massa e fatti cristiani nel 603 per opera della regina Teodolinda e del papa Gregorio Magno, si trasformarono in "docili agnelli". I Bizantini opposero all'invasione una debole resistenza ma, grazie soprattutto alle loro potenti flotte,conservarono il controllo delle zone costiere e di buona parte delle regioni centro-meridionali. La penisola fu pertanto divisa in due parti  e perse la propria  unità politica. Nel 570  i Longobardi instaurarono i potenti ducati di Spoleto e di Benevento. La città di Spoleto fu occupata da Faroaldo con lo scopo di controllare la viabilità della Flaminia e i collegamenti tra Roma e Ravenna. Faroaldo, primo duca di Spoleto, durante il suo dominio potenziò ed estese il ducato con il proposito di isolare i territori bizantini da Roma.Nel 578-579 assediò la capitale, occupò il porto di Classe  e incendiò le fortezze di Petra Pertusa e di Foro Cornelio (Imola), poi nel 580 si inoltrò a sud delle Marche ed Abruzzo occupando Pontiano(Norcia), Fermo, Ascoli, Castel Trosino, Penne, Marsi (Rieti), Furcona(l'Aquila), Valva(Sulmona), Teramo, Camerino, spingendosi nelle gole di Frasassi e della Rossa occupando la roccaforte di Pierosara. Dal 574 al 584 ci fu un decennio d’anarchia militare nella conquista dei territori italiani governati da 36 duchi che attuarono distruzioni e crudeltà, infierendo soprattutto sul clero provocando orrore e disgusto nella popolazione romana. In questo periodo i Longobardi probabilmente si insediarono nel nostro territorio in nuclei autonomi, composti di tribù, gestite da gente mercenaria, atta a fare la guerra, a saccheggiare e pronta a contrastare i Bizantini. Tali insediamenti collocati sulle alture montane avevano una struttura primitiva, con steccati, torri di legno ed erano gestiti da famiglie protette dai duchi, ma completamente autonome. I primi anni della presenza longobarda in Italia furono caratterizzati da una grande mobilità e da una costante ricerca di territori da conquistare e depredare. Dopo questo primo momento d’occupazioni militari , furono  consolidati  gli insediamenti territoriali in maniera massiccia. Paolo Diacono  parla di Hospitalitas, cioè del tipico sistema abitativo dei barbari.E' solo con Autari(a.584) che l'invasione divenne realmente occupazione e che i vari contingenti si stabilizzarono nelle diverse località. Naturalmente furono occupati prima di tutto i luoghi d’importanza strategica: i castelli limitanei che furono già goti e bizantini , le città fortificate, le valli e i passi , i ponti e i nodi stradali. Nacquero le fare (far-an) nome col quale si designava la famiglia dominante e il luogo dove essa dimorava. All'origine  era  un accampamento militare  situato ai margini delle città, in prossimità delle mura e delle porte d’accesso. La fara era il nucleo gentilizio armato, l'aggregato familiare(clan) o plurifamiliare che basava la propria compattezza sul legame di parentela e di sangue.L'esercito longobardo all'inizio dell'invasione in Italia era composto di fare e  solo successivamente cambiò organizzazione.Quando il re diramava l'ordine di mobilitazione, ogni duca doveva provvedere al proprio contingente e tramite i centri di reclutamento degli sculdasci e dei decani a portarlo sul luogo della riunione dove si formava l'esercito.Un indizio che l'organizzazione dell'esercito si era affinata dopo il periodo dell'invasione c’è dato dall'unico termine militare che ci ha tramandato la legislazione longobarda: sculca.Descritto nell'editto di Rotari, è un termine che era comune anche presso i Bizantini  e  si riferiva a nuclei di guerrieri dell'esercito che, durante le operazioni,erano adibiti a compiti specifici d’esplorazione,d’avanguardia o anche di vigilanza agli accampamenti e alle fortificazioni.Ritroviamo tale nome in località come Incrocca, tra Cerreto e Matelica , come Scruccola ad Attiggio, monte Scoccioni a Castelletta, Piaggia della Sculcula a Campodonico, monte Sculcolo a Castelleone di Suasa e fosso della Sculcula a Barbara .Gli invasori  entrarono in possesso del bene fondamentale,ovvero della terra, sostituendosi ai precedenti proprietari.Questo fenomeno fu la base delle nuove stratificazioni sociali nuove cui i regni romano-barbarici diedero origine e quindi  anche dei sistemi giuridici che le sanzionarono.Il processo , che interessò l’impero d' Occidente, fu lungo e disomogeneo.Iniziò con gli stanziamenti dei Federati dentro i confini  e in origine seguì le regole osservate dagli eserciti romani regolari,per i quali, in zona d’operazioni, si richiedeva l'Hospitalitas,cioè la disponibilità di un terzo della casa dei proprietari  per l'acquartieramento delle truppe.Nel 584, quando i duchi cedettero al re Autari la metà dei loro possedimenti, furono nominati  gli amministratori della ricostruita proprietà regia  nella veste di  Gastaldi,Gasindi,Sculdasci, Centenari e  Decani.Il termine Gastaldo in origine significava reggitore degli ospiti, che i Longobardi identificavano con i sudditi italiani. Successivamente prese il ruolo d’amministratore e  giudice.Il Gastaldo era nominato direttamente dal re e aveva il compito di rappresentare i suoi interessi  nei ducati , d’amministrare i beni della corona sparsi nel regno e in  molti casi, di controllare i duchi che avevano velleità autonomistiche troppo marcate.Possiamo ipotizzare  che il popolo longobardo era formato in quel periodo da arimanni ( herr- mann), in altre parole uomini  liberi ma con obblighi militari e col diritto di portare le armi; tra questi si distinguevano i nobili(adalingi) che erano  insediati su terre del fisco regio e legati al re da particolari obblighi di fedeltà e d’obbedienza ; c'erano poi i  faramanni soggetti al potere ducale.Gli addetti alle cure dell'amministrazione erano gli aldi  o semiliberi .Le istituzioni giudiziarie erano regolate dalla consuetudine :il re e i duchi amministravano la giustizia all'aperto,circondati da un consiglio d’uomini liberi(scabini) che prendevano parte al giudizio.Nel 592-593 il re Agilulfo ,alla testa di un forte esercito , si mosse da Pavia verso sud occupando Gubbio,Perugia,Amelia, Bomarzo, Sutri e Orte che furono subito dopo perduti.All'inizio del 600, dopo alterne conquiste, si arrivò ad una pace tra Longobardi e Bizantini.

A questi ultimi rimasero le regioni dell’Italia meridionale,la Romagna, il Veneto e una parte dell'Italia centrale che univa il ducato di Roma con la capitale Ravenna.In questa città fu istituito un Esarcato con una Pentapoli Marittima costituita da cinque città della costa adriatica:Rimini,Pesaro,Fano, Senigallia e Ancona, che avevano lo scopo di garantire i traffici via mare. La Pentapoli Annonaria, detta anche "Provincia Castellorum", costituita più tardi, comprendeva cinque città interne: Urbino, Jesi,Fossombrone,Cagli e Gubbio.Le due Pentapoli andavano sotto il nome di Decapoli e dipendevano dall'Esarca di Ravenna che era il rappresentante dell'Imperatore in Italia. Egli aveva la residenza a Ravenna,esercitava le funzioni di giudice supremo ,decideva la pace e la guerra senza la necessità di ricorrere a Costantinopoli,nominava gli ufficiali militari e dal secolo VII in poi,era anche capo della giurisdizione civile. Non si può fissare con precisione l'anno in cui gli imperatori bizantini istituirono l'Esarcato; forse il primo Esarca fu Smaraldo(a.584).Il titolo Esarca appare per la prima volta in una lettera di papa Pelagio II riportata

nell' "Apocrisiarius"  datata  4 ottobre 584.All’inizio del VII secolo i Longobardi avevano sotto il loro dominio l’Italia settentrionale chiamata Longobardia , la Toscana e i ducati di Spoleto e di  Benevento.Le popolazioni italiche cadute  sotto il dominio dei Longobardi subirono le più dure vessazioni, solo in parte attenuate sullo scorcio del VI secolo dall'opera  illuminata di papa Gregorio Magno (590-604). Il pontefice nei suoi "dialoghi" descrive la situazione di quel periodo:"Le città sono spopolate,i castelli distrutti,le chiese bruciate,i terreni abbandonati dagli uomini e resi deserti da chi li coltivava; il territorio è abbandonato alla solitudine e nessun proprietario le abita;quei luoghi che prima erano residenza di moltitudine d’uomini, ora sono invasi da bestie selvatiche" .Tra i dominatori ,nonostante la loro conversione al cristianesimo, continuò a prevalere l'arianesimo; e ariano fu ancora alla metà del VII secolo il re longobardo Rotari , che nel 643 codificò  in un testo latino le consuetudini del suo popolo, rielaborandole  e modificandole secondo  criteri più umani e civili.Nel 680  vicino al monte Acuziano(Rieti),fu ricostruita, per opera di San Tommaso l'abbazia di Farfa, sulle rovine del primo cenobio di S.Maria in Acutiano.Già all'inizio dell' VIII secolo il monastero era sotto la protezione del duca di Spoleto Faroaldo II e godeva appieno della sua posizione d’avamposto tra il ducato e Roma.Solo dopo la sconfitta del 774, l'abate Probato si rivolse ai Franchi e ottenne la protezione regia, che assicurò al complesso monastico un periodo di floridezza  fino al IX secolo . Tra i suoi possedimenti nelle Marche ricordiamo le corti d’Anzia, Cavallo Albo e Serra S.Abbondio nella valle del Sentino; di S.Gregorio,Salabona,Silva Plana, S.Vito, Casa Fenaria nella valle Esina. Con il regno di Liutprando(a.712-744) abbiamo l'apogeo dei Longobardi in Italia. Il re impose la sua autorità sui potenti duchi di Spoleto e di Benevento, fino allora autonomi.Liutprando non ebbe figli dalla moglie Teodorata, ma diversi nipoti, tra cui Asprando che sostituì il duca di Spoleto Trasmondo(a.742) discendente dai Vandali del terribile Genserico,saccheggiatore di Roma nel 455 .Probabilmente in questo periodo con l'insediamento di famiglie fedeli alla dinastia  d’Asprando ,si formò l'organizzazione politico-militare del  territorio marchigiano.Camerino,che era la seconda città importante dopo Spoleto fu difesa e amministrata da  nuclei  longobardi e presidi militari(castellari) arroccati in punti strategici e ben difendibili come  Pierosara, Conca, Serra Secca e Arduino. Le case in muratura di più piani, abitate dai  signori longobardi ,nel nostro territorio sono indicate con i toponimi derivanti da Sala (costruzione ad un solo vano sinonimo poi di corte). Tale nome lo ritroviamo come Salamanno e Salabona nella valle Esina, Salamanni a Fabriano e Sala a Gualdo Tadino.Paolo Diacono così descrive il loro modo di vestire: " I  loro abiti erano larghi e fatti sopratutto di lino,come usano gli Anglosassoni,ornati con ampie balze di vario colore. In secondo tempo cominciarono ad usare dei calzoni sopra i quali, andando a cavallo, infilavano gambali di panno".Per quanto riguarda l'economia, i Longobardi, dediti  agli esercizi militari , alla riscossione  delle tasse , alla caccia e all'allevamento, lasciarono l'agricoltura nelle mani dei sudditi italici,costringendoli a coltivare la terra al loro servizio.Le ville fattorie dei signori longobardi diventarono così i centri attorno ai quali si andò sviluppando un'economia "chiusa" che,estesa nell'VIII secolo ad ampie regioni dell'Europa cristiana,divenne tipica dell'età carolingia e prese il nome d’economia curtense.  Diversi toponimi d’origine longobarda sono rimasti nel nostro territorio :ricordiamo Gualdo Gualdiciolo,Gualdello, che derivano da Wald, ovvero complesso di boschi e terreni lavorativi; Gaggie e Cafaggio che derivano da Gahgi, ovvero terreni chiusi.

 

 

IL CORRIDOIO BIZANTINO

 

Con l'occupazione dell’Italia centrale da parte dei Longobardi e con l'aggravarsi dei fenomeni d’impaludamento, gli assi Aurelia-Aemilia-Scauri e Cassia-Clodia-Flaminia furono sostituiti da un nuovo percorso :Pavia-Roma, cioé la Via Francigena.Essa scendeva dai valichi alpini per Pavia,Piacenza,Fornovo, passo della Cisa (Montebardone), entrava in Liguria, nella val  di Magra, Luni,si internava per Lucca,Siena, e di qui arrivava a Roma utilizzando la Cassia nova adrianea.Anche la Cassia vecchia da Arezzo a Roma(via Sutri,Montefiascone,Bolsena,Chiusi) costituiva l'ultimo tratto di una via romea che dal confine nord-occidentale, per Ravenna  Forlì e la Meldola, passava il confine appenninico ai Mandrioli,da dove ci si poteva dirigere verso la Toscana(Firenze), e di qui alla Francigena o ad Arezzo.La Francigena, nonostante attraversasse territori del ducato Romano ,non sembra essere stata oggetto di particolari attacchi e interruzioni da parte dei Longobardi.

Il territorio dei maggiori conflitti e quindi dei più grandi mutamenti, fu proprio quello attraversato dalla Flaminia.Questa, dopo Narni, si articolava in due percorsi, uno per Carsoli e uno per Spoleto,  ricongiungendosi nei pressi di Foligno.Il  tracciato per Spoleto all'epoca di Plinio fu un diverticolo e  nel IV secolo divenne  il percorso principale.Per la funzione svolta in età gota di collegamento tra Ravenna e Roma e per la particolare conformazione del percorso, che può essere reso impraticabile bloccando le strozzature naturali presso Narni, Scheggia e il Furlo, divenne oggetto di contesa da parte dei Longobardi e Bizantini.Con lo stabilizzarsi dei territori conquistati nel VII secolo, il confine tra il ducato di Spoleto e la Pentapoli si attestò lungo le valli del Potenza e dell'Esino,segnando una marcata cesura nell'assetto delle Marche.I Bizantini si assicurarono il cosidetto "corridoio bizantino" tra Ravenna e Roma,servito da un nuovo percorso stradale,attestato dall’ Anonimo Ravennate  nel VII secolo che toccava le  seguenti località :Tortona, Forlì, Forlimpopoli, Sarsina, Urbino,  Fossombrone, Scheggia ,Gubbio e Perugia.Da qui proseguiva per l'antica Amerina attraverso Amelia,Orte e Nepi si immetteva sulla Cassia  e passando per  Baccano e  Veio raggiungeva Roma.  Un percorso alternativo partiva da Scheggia e attraversava le città di Luceoli ( Cantiano), Cagli,Fossombrone,Fano,Pesaro , Rimini e Ravenna.Gubbio era una potente fortezza che difendeva i territori bizantini situati a nord dell’Umbria.Per contrastare questa città i Longobardi occuparono nel 590 Gualdo Tadino e costruirono lungo i confini una serie di fortificazioni(rocche,castellari) da Spoleto a Bevagna,Foligno,Spello,Assisi, Nocera,Gualdo Tadino,S.Pellegrino, fino alla valle del Chiascio.L'insediamento dei Longobardi in questa area è  testimoniata dalla presenza di toponimi ariani come Sassomanno,Gualdo, Gualdaiolo,la Sala,Faeto e Categge .L’attestazione dell’esistenza dell’abbazia di S.Maria d'Appennino risale al 1003, dove è un edificio religioso.Era nelle vicinanze del  passo Croce d'Appennino, da dove si diramavano le strade in direzione di  Fabriano e di Sassoferrato;  la sua posizione strategica  lascia supporre che precedentemente era un fortilizio longobardo difeso da  fossati artificiali e collocato a vista con la Rocca d'Appennino. Dopo le occupazioni dei Franchi e dei Tedeschi i sistemi difensivi montani cambiarono aspetto e funzione; divennero dimore dei signori feudatari con lo scopo di proteggere e gestire i  territori in loro possesso.Con l'istituzione della contea di Nocera(a. 850 circa) queste due rocche potrebbero essere state modificate secondo le necessità dei loro proprietari.La Rocca d'Appennino fu restaurata come castello e la fortezza posta sull'omonimo passo fu probabilmente donata dai feudatari ai monaci benedettini e trasformata in monastero.I religiosi  stessi divennero dei doganieri del sottostante passo,affiancati al vicino  castello di Colrotone e sotto la protezione dei signori della Rocca d'Appennino fino al XII secolo ne  amministrarono i  beni  compresi nei territori  da Gualdo Tadino a  Fabriano.All'inizio del XII secolo fu edificato il secondo monastero di S.Maria d'Appennino nell'alta valle del Giano, al di sotto dell'omonima Rocca e del valico di Fossato.

Lo spostamento  della sede lascia presumere che in quel periodo la via della valle del Giano andava acquistando più importanza di quelle del passo di Chiaromonte e di Campodiegoli. Difatti all'inizio del  XIII secolo il castello di Chiaromonte non più strategico fu demolito dal comune di Fabriano.I confini territoriali dei bizantini con quelli longobardi erano delineati dalla catena appenninica e Fossato di Vico, come già detto , fungeva come posto di guardia estremo,essendo in una posizione a  vista con una serie di torri e rocche collocate lungo la Via Flaminia.La funzione di queste fortezze era anche quella di vigilare sugli antichi diverticoli diretti ad est degli Appennini.Il passo Valmare( Cime Mutali) era probabilmente sotto il controllo dei Longobardi e fungeva da ultima via di collegamento tra Gualdo e l’opposto versante  appenninico.La rocca  di Fossato contrastava la viabilità proveniente dal passo Croce d’Appennino e il valico di Fossato. Proseguendo verso nord dei territori bizantini,l'area del Purello era difesa dalla rocca del  Poggio e da diverse torri, che vigilavano sulle vie montane provenienti dalle valli delle Canovine, delle Intasaie e da  Piagge Legine, tutte dirette ad est degli Appennini in territori longobardi controllati dalla fortezza di Chiaromonte.Sigillo e Costacciaro vigilavano le vie provenienti dalla valle di S.Cassiano e di Viacce,Scheggia quelle  provenienti da Fossato,Gubbio e Sassoferrato.Per i collegamenti con i territori situati nei due versanti appenninici i Longobardi utilizzarono principalmente la via di Colfiorito,della Spina, la Salaria , la consolare Nuceria-Anconam e il diverticolo Dubios-S.Cassiano- Sentinum .Possiamo identificare quest'ultimo come un " corridoio longobardo" usato per i transiti tra  Spoleto e le Marche.Difatti la serie di fortificazioni sorte lungo le valli di Salmaregia,Campodonico,Cancelli, S.Cassiano,Marena, Sentino e Misa  confermano l'ipotesi di un sistema difensivo creato dai  longobardi nei secoli VI-VIII  e rimasto  fino al XII secolo. Ugualmente la valle Esina fu difesa da Camerino alla gola della Rossa con le strutture militari di Matelica,Incrocca,monteRustico,Arduino,Conca,Serrasecca,Rovellone,Precicchie,Staffolo,

Cupramontana e Rosora . I passi  montani disponibili ai Longobardi per attraversare gli Appennini erano quelli di Colfiorito, del Cornello,del Termine,degli Scannelli, della Valle del Pero, del Cattivo,delle Brecciaie, di  Valsorda e di Valmare.Il corridoio bizantino, pur rimanendo sempre sotto l'influenza della Chiesa, nei secoli VII-VIII fu conteso dalle due parti(Longobardi e Bizantini) che apportarono ai confini sostanziali cambiamenti, specialmente nelle valli del Burano, Esino, Misa  e del Cesano.Cagli,Acqualagna e Piobbico furono cedute e conquistate ripetutamente dai contendenti.Di conseguenza il corridoio si modificò e il tracciato stradale si orientò in diversi periodi (VII-VIII sec.)verso la via di Serravalle.Al conflitto si aggiunsero le calamità naturali che sconvolsero alcuni tratti della Flaminia,come la caduta del  ponte Alto e della Taverna(Cagli).Inoltre  il tratto del Furlo era rimasto danneggiato dal conflitto gotico  e i Bizantini spesso furono costretti ad usare una  via alternativa.Si trattava di un’antica strada umbra che si distaccava dalla Flaminia nei pressi di Cantiano e s’indirizzava a Serravalle ,la Carda,Urbania e Urbino, per discendere poi nelle vallate del Conca,del Metauro e del Savio. Tracciare con precisione la linea che divideva i territori  longobardi da quelli bizantini nel bacino dell'Esino e   tra questo da un lato e i bacini del Burano e del Misa e Cesano dall'altro, è molto difficile.E' certo che l'alta valle dell'Esino e del Giano erano in possesso dei Longobardi.Questa situazione è confermata nei documenti di Farfa e di S.Vittore dove apprendiamo che il gastaldato di Castel Petroso comprendeva gran parte dei territori di Fabriano e Sassoferrato.Lo stanziamento dei Longobardi nella parte estrema di Arcevia è testimoniata da numerosi documenti e donazioni di beni appartenuti a ricchi signori sino oltre due secoli dopo la fine del loro regno: segno di una dominazione stabile ed organizzata di questo popolo.Secondo il Polverari Arcevia fece parte di un territorio longobardo dipendente da Senigallia e figura nella donazione di Pipino a papa Stefano II nel 754 come "Acerram l'oppidum".Astolfo riprendendo la politica di conquista territoriale(a. 751) invase l'esarcato, conquistò Ravenna,il ducato di Spoleto, Osimo e le valli del Sentino e dell'alto Esino.Nel 756,  con la donazione di Pipino delle terre sottratte ai Longobardi( da Comacchio a Senigallia), il papa inviò i propri rappresentanti a governare i nuovi possedimenti sotto la protezione franca. Nel 758 Desiderio occupò le città della Pentapoli e in particolare Senigallia con l'intento  volto a colpire i duchi di Spoleto e Benevento, ribelli e sostenitori di Pipino.L'ultima occupazione che riguarda le città della Pentapoli fino a Senigallia risale al  772  e fu guidata da Desiderio.I Longobardi sin dall’inizio del VII secolo occuparono i territori situati nelle valli del Musone, dell'Esino, del Misa,del Sentino, del Giano, le valli di Sassoferrato,S.Cassiano e Cancelli dove da quest'ultima si collegavano con  Gualdo  tramite  i passi di Valmare e di Valsorda e con Nocera attraverso la consolare di Dubios.Il dominio longobardo nella bassa valle Esina è testimoniato dai toponimi come fara,sala, gualdo e gaggiole che rappresentano le organizzazioni amministrativo -ecomomiche del luogo; dai termini " fundis sculculae" e "curtis" e dagli agionomi dei santi venerati come S.Michele,S.Savino, S.Giorgio, S.Floriano e S.Martino. Anche il termine " secundum nostra lege longobardorum "che si legge nei documenti dell'XI secolo riferiti alle varie donazioni di beni alle abbazie, indicano la loro radicata presenza nel territorio.Un’ulteriore prova è la donazione del 907  di una " curtis ducale "in Rovegliano(Jesi)al monastero di S.Eutizio in Campli(Norcia) da parte di Ageltrude, ex imperatrice longobarda.I documenti papali del 1125,1136 e 1147 affermano che i monasteri di S.Giorgio delle Mandriole, di S.Martino di Accola e  di S.Giorgio di Morro Panicale erano situati "in Marchia Camerinu","in Comitatu Esis". A sud delle Marche appare evidente l’utilizzo da parte dei longobardi dei tracciati preromani dei territori di Fermo e Camerino:è il caso della via Foligno-Colfiorito,che raggiunge l'Adriatico per la valle del Chienti,più volte percorsa dagli imperatori ottoniani nel viaggio Ravenna,Spoleto,Roma.Una  trasversale lasciava la valle del Chienti presso Urbisaglia e raggiungeva la Salaria nei pressi di Ascoli Piceno. Da qui si proseguiva per Rieti,Terni e la Flaminia spoletina, mentre da Spoleto via Norcia, si tornava alla Salaria per il passo delle Forche Canapine.Sempre per la Salaria,fino ad Antrodoco,ci si immetteva nell’itinerario Furcona,Valvea,Isernia, Vinchiaturo,da dove si raggiungevano  Caserta,Avellino e Benevento.

Nel corso del VII secolo i vescovi di Roma supplirono per quanto possibile alle carenze dell'amministrazione bizantina in Italia, riorganizzando la produzione agricola dei vasti  possedimenti della Chiesa e promuovendo contemporaneamente l'evangelizzazione di nuovi popoli. Essi acquistarono così un prestigio  presso tutto l'Occidente cristiano e apparsero alle popolazioni del Lazio come veri e propri sovrani.Nel  difendersi dalle ricorrenti tendenze cesaropapistiche dell'Impero d'Oriente, i pontefici dovettero però anche guardarsi dalle mire espansionistiche dei re longobardi che aspiravano ad unificare l'intera penisola italica sotto il proprio dominio, minacciando quindi di ridurre drasticamente la libertà d'azione della Chiesa e delle sue diocesi.All'inizio del VII secolo tale politica fu perseguita con particolare abilità dal re Liutprando, che approfittò di uno scontro fra la chiesa e l'imperatore per presentarsi come difensore del papa e per muovere guerra ai Bizantini.Preoccupato dalla mancata richiesta e  non disinteressata protezione, papa Gregorio II, fece appello alla pietà religiosa di Liutprando , convincendolo a ritirarsi dai territori bizantini occupati. Nel 728 ottenne da lui la donazione del territorio di Sutri, che costituì il primo nucleo di un vero e proprio stato della Chiesa, sul quale i papi esercitarono a pieno diritto la  loro sovranità.Astolfo, successore di Liutprando, riprese peraltro il disegno di occupare tutta la penisola e il papa Stefano II, per neutralizzare i suoi piani, invocò l'intervento di Pipino il Breve, divenuto re dei Franchi dopo la deposizione dell'ultimo sovrano merovingio.Accordatosi col papa a Ponthion, Pipino il Breve intervenne effettivamente in Italia e fra il 755 e il 756 con due spedizioni vittoriose costrinse Astolfo a rinunciare ai suoi propositi di conquista.Succedendo ad Astolfo , Desiderio tentò allora di privare il papato dell'appoggio dei Franchi grazie alle nozze della propria figlia Ermengarda con Carlo loro sovrano.Anche questo progetto fallì, perché Carlo, ripudiata Ermengarda, assunse di nuovo il compito di difensore del papato già svolto da Pipino e disceso in Italia su invocazione d’Adriano I , stroncò definitivamente il dominio dei Longobardi nella penisola.Desiderio,anziché attaccare Roma, preferì organizzare la difesa ai confini con la Francia; tradito però da molti duchi timorosi della potenza franca,fu battuto e disfatto; la resistenza continuò in Pavia assediata,che capitolò nel 774.Desiderio fu portato prigioniero in Francia; Carlo , proclamatosi re dei Franchi e dei Longobardi, s’impegnò a donare alla Chiesa romana gran parte dei territori conquistati.In realtà questa donazione non si concretò mai e Carlo rimase signore della parte settentrionale e centrale della penisola, mentre Adriano I si vide riconoscere solo i territori concessi da Pipino al papato nel 756.Dei ducati longobardi sopravvissero quelli di Spoleto e di Benevento, che avevano appoggiato i Franchi e che servirono a Carlo per evitare confini comuni con le terre bizantine dell'Italia meridionale.L'invasione franca,a differenza della longobarda ,non fu migrazione di popolo.Solo alcuni gruppi di cavalieri franchi s’impiantarono nei centri principali ; per il resto si contentarono  di governare attraverso i nobili longobardi ,ormai praticamente italianizzati.Come duca di Spoleto fu scelto, sotto l'approvazione del papa Adriano I ,  Idelbrando figlio d’Asprando(a. 745) a sua volta figlio di Liutprando.Ildebrando governò il ducato di Spoleto insieme alla moglie Scaniberga, figlia di Grimoaldo.Di  Ildebrando si  conosce qualche atto di donazione fatto a monasteri : morì nel 788 .Sopravvissero tre figli :Adelardo,Suppone e Mauringo, divenuti tutti duchi di Spoleto.Succedettero poi Guinigiso (a.789), Suppone I , Mauringo (a. 824),Lotario(a.855) e Suppone II(a.871).In questo periodo nel nostro territorio risultò importante la presenza monastica dei benedettini dell'abbazia di Farfa che diedero un importante contributo al risanamento economico-ambientale delle Marche.Questa, definita imperiale per volere di Carlo Magno, ebbe possedimenti  nel Piceno, nei contadi di Camerino, Jesi, Osimo, Senigallia, Ascoli e Fermo, nell' alta valle Esina e del Sentino.Ebbe delle corti, ovvero una serie di possedimenti di diversa natura, dipendenti da una chiesa o da un  castello di cui prendevano il nome.

Il territorio fabrianese dal VII  all' XI secolo rimase come area di confine sotto il controllo longobardo. Si può dedurre che l'unico insediamento importante in quest’area fu Camerino,il cui territorio fu difeso da una serie di fortificazioni militari.Pierosara in questa situazione ebbe un ruolo fondamentale per  il controllo delle strade dirette nelle valli dell' Esino, Sentino e Misa.Nella conca fabrianese le più importanti fortificazioni dell' XI secolo, di origine longobarda, furono  la Rocca d'Appennino e il castello di Conca.

 

 

LA SIGNORIA  DEGLI ATTI  O ATTONI

 

Gli Atti sono signori di origine longobarda che si sono insediati nelle nostre sin dal periodo alto medievale . Paolo Diacono nel 653 riporta che a quel tempo a Cividale morì Grasulfo,duca del Friuli e il ducato fu assunto da Agone.Morto anche Teodelapio a Spoleto,fu fatto duca di quella città Atto.Grimoaldo ,dopo aver sottratto ai Greci Benevento e le sue province,disponendosi a tornare al suo palazzo a Pavia,nominò duca di Spoleto Transemundo che era stato conte di Capua e lo aveva validissimamente aiutato a ottenere il regno e gli diede in sposa sua figlia,la seconda sorella di Romualdo.Transemundo succedeva ad Atto .

Attoni di Canossa, famiglia comitale tosco-emiliana,  di origine longobarda, fiorita tra la seconda metà del X sec. e l'inizio del XII sec. Capostipite fu Attone  (Azo Adalberto), conte di Canossa, figlio di Sigefredo, cui seguirono Tebaldo († 1012), Bonifacio († 1052), Beatrice di Lorena  sua moglie († 1076) e la loro celebre figlia Matilde di Canossa  († 1115). La famiglia, stretta al papato nel periodo della lotta delle investiture, ebbe, oltre ai comitati di Modena e di Reggio, la marca di Toscana (1027) e possessi e diritti su vastissimi territori lombardi, emiliani, marchigiani e umbri.

La  famiglia degli Atti si  insediò intorno al X secolo nel territorio umbro-marchigiano, come discendenti da Roderico II conte di Nocera.Dal suo primo figlio Atto I successero : Atto II e Attone.Dal secondo figlio Manfredo successero: Rodolfo II e Atto. 

Il Sassi ci ricorda i seguenti discendenti vissuti a Fabriano: Gentile e Guarniero di Franco del Conte Atto(a.1211), Ugo e Villano di Attone di Treserio,nobili fabrianesi e podestà di Serra S.Quirico, Gentile di Attone della Torre (a.1267), Attone di Angelo, Egidio di Attone di Bruno,Attone di Medico (notaio), Attone di Aymelda(a.1237), Gozo di Attone di Adamo

Altri rami degli Attoni si insediarono sulle alture di Fabriano creando dei piccoli feudi .

Ricordiamo il conte Attolino di Martino signore di Conca, Reggiano e Moscano; Atto di Alberigo e Gualtiero di Atto a Cerreto;  Atto di Alberigo ad Albacina; Gualtiero di Atto a Cacciano; Attone e Bartolo di Ugolino a Chiaromonte; Bartolo di Attone di Sacco a Collamato; della Torre Guido di Attone signore di Torricella,Murazzano,Isola e Colleponi;Simone della Genga discendente del conte Attone di Martino a Genga; Atto di Gozo a Saxa di Rosenga.

 

 

L’ETIMOLOGIA LONGOBARDA

 

Nella nostra lingua, rimangono ancora alcuni  termini longobardi a testimonianza della loro occupazione del territorio appenninico per secoli. Sono riportati i nomi ancora diffusi nel dialetto della valle del Giano ed Esino : anca  (hanka ),  arraffare  ( hraffôn ),  balcone  (balk-palco  di  legname),  banca (banka–panca),bara( bara-lettiga),biacca(balli- sbiadito),brado( braida-pianura aperta),  cafaggio (gahagi - recinto), castaldo (gastald- amministratore di beni sovrani),federa(fedara-penna,piuma),forra(furha-spazio fra i solchi),fresco(frisk),ghermire

(krimjan)graffa(krapfo -uncino),gremire( kramman-riempire), greppia(kruppja), grinfia( krampfa- uncino, gancio), grinza( grimmison- corrugare la fronte),gruccia( krukkja),gruzzolo(gruzzi- mucchio di roba inservibile),guadagnare(waidanjan `pascolare),gualcare(walkan-rotolare),gualdo(wald- bosco),  guancia (wankja) , guanto  (wanth),  guarire (warjan- mettere  riparo,  difendere),guarnire(warnjan- preparare),lasca( aska -cenere (per il suo colore),lonzo(lunz- pigro),magone(mago- gozzo), manigoldo(mundivald -tutore,romanizzato in manigualdus ),melma( mëlma),milza (milzi),nocca (knohha- giuntura),palco( balk -trave),palla (palla, franco balla),panca( panka),ricco( rihhi),riga( riga),ruffa( (bi)hroff(j)an -schiamazzare),russare(hruzzan), sberleffo(gesto, espressione di scherno),sbregare( brehhan -rompere, con s- sottrattivo), scaffale(skaf- scaffa,palchetto), scalco( skalk- servo),schermire (skirmjan `proteggere), scherzare ( skerzan- skëna,skirnjan.), schiena( skena ,skina), schifo (skif), scuro ( skur- copertura, protezione, incrocio con scuro), sferzare (fillezzan), sgherro( skarr (j) o capitano ),sguattero ( wahtari- guardiano, attraverso  un  antico guattero), smacco( smaccare, smaccato),sornacchiare( snarhhjan- russare), spaccare(spahhan- fendere), spalto (spalt-fenditura,  bastione)  spanna ( spanna ), spranga  (spanga ),  spruzzare (spruzz(j)an-sprazzo),scherzare( skerzon-  schernire),staffa( staffa ,predellino), stambecco ( steinbock , stein sasso, rupe e bock becco),stecco ( stëk -palo),sterzo (sterz-manico dell'aratro),stinco (skinka-femore), stracco( strak -rigido),strofinare (straufinon),stronzo( strunz-sterco),strozza(strozza-gola), stucco(stukki -scorza), taccola ( tahhala-tahala-cornacchia’, chiacchierone e taccolare, gracchiare, ciarlare), tanfo( thampf),tonfo( tumpf- rumore di caduta),trappola( trappa-laccio),tuffare( tauff(j)an), visciola( Wishila), zacchera( zahhar-liquido gocciolante),zaino( zain(j)a-cesto), zanna(zann-dente), zazzera( zazza- ciocca di capelli), zecca( zëkka),zeppa  (zeppa-cuneo),zinna(zinna- sporgenza), zuffa (zupfa- ciuffo).

 


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