I Galli Senoni
di Federico
Uncini
I Celti o Galli rappresentano
nel mondo antico una civiltà che può aver contribuito, con i suoi
spostamenti da un'area originaria non ben identificabile, generalmente
localizzata tra il versante settentrionale delle Alpi e del bacino dei
Carpazi, all'origine delle popolazioni dell'Europa
centro-settentrionale.
Oltre alle notizie tramandateci
dagli antichi scrittori, abbiamo tracce esigue lasciate da queste
popolazioni sul terreno; sappiamo che erano dedite alla guerra e
all'allevamento, specialmente di cavalli e oche. Lavoravano bene i
metalli tra cui l'oro, l'argento il ferro e il bronzo. Producevano
fibbie, spille, statuette, bracciali e anelli. Questi materiali sono
stati trovati nei corredi delle tombe a inumazione di Montefortino,
Fabriano e Trivio di S.S.Quirico. La lavorazione delle armi era ben
rifinita ma non erano a conoscenza delle leghe dei metalli, difatti le
loro spade benché lunghe erano più fragili di quelle dei Romani. Non
erano interessate ,almeno per un certa lasso d i tempo, alla
fondazione di stabili sedi, erano quindi delle popolazioni
semi-nomadi.
Nel VI secolo a.C. grosse
schiere di Galli, formate da vari tribù: Biturigi, Arveni, Senoni,
Edui, Ambarri, Carnuti, Aulerci, valicano le alpi occidentali sotto
il comando di Beloveso, figlio di Ambigato, re dei Biturigi e in
qualche modo capo dell'intera Celtica e si scontrano con gli Etruschi
della Valpadana, battendoli in una battaglia presso il fiume Ticino.
Si aprono così le porte dell’Italia a questa civiltà nordica. Alla
seguente invasione (IV sec. a.C.) ad opera dei Senoni non resta
dunque, che andare oltre e occupare la Romagna orientale (fiume Uso) e
parte delle Marche, fino al Giano e all'Esino. Evidentemente questi
Senoni sono un nucleo ben più forte di quello che aveva fatto parte
della spedizione di Belloveso. All'impresa di Roma Polibio
l'attribuisce genericamente ai Celti, mentre Livio ne fa specifici i
Senoni, lasciando soltanto in dubbio se agirono da soli o aiutati da
altre tribù della Cisalpina o addirittura dalla Galli propria.
Contesta Livio, comunque la tradizione secondo cui i Galli sarebbero
stati guidati attraverso le Alpi dal chiusino Arrunte. Alcuni storici
affermano che nel 390 a.C. i Senoni assediarono Camerino (Camers
Clusiom) e si spinsero poi verso Roma.
Il saccheggio di Roma del 390
a.C. avvenne per opera dei Galli Senoni stanziati nel territorio
marchigiano compreso tra il fiume Uso (Rimini) e l’ Esino.
I fatti trovano una spiegazione
nelle varie ondate di espansione dei Celti verso sud fermate a
Camerino sulla via di Roma (via Colfiorito-Foligno). I reperti
archeologici indicano la direzione verso Camerino
(Senigallia-Montefortino-S.S.Quirico-Fabriano-Matelica-Camerino).
L'itinerario all'inizio della guerra gallica contro Roma è da Sena
verso l’Umbria, via
Sentino-Fabriano-Camerino-Plestia-Spoleto-Terni-Roma. Il percorso
inverso fu eseguito nel 295 a.C. dai Romani nella battaglia di
Sentino, ovvero da Roma verso Sena via
Terni-Spoleto-Foligno-Plestia-Camerino- Sentino. La costruzione della
Protoflaminia con terminale a Senigallia utilizzata dai Romani dal
295 al 220 a.C. ne è la conclusione concreta per l'apertura della via
per la conquista del nord Italia. I fatti iniziarono con i Camerinesi,
assediati nel 390 a.C., i quali chiesero aiuto ai Romani, anche se non
erano né alleati né nemici. Quest'ultimi mandarono un'ambasciata di
tre legati, i quali uno di loro Q.Fabio uccise un capo dei Galli. I
Senoni dopo questo fatto chiesero la consegna di chi aveva violato il
diritto delle genti.
Il popolo di Roma si rifiutò,
nonostante la disponibilità del senato. Nel 390 a.C. Brenno
condottiero Senone lasciò Camerino e si diresse minaccioso verso Roma
con un esercito di 70 mila uomini. I tribuni cercarono di fermare gli
invasori a 11 miglia da Roma sul fiume Allia, nel punto della sua
confluenza con il Tevere. I Romani colti di sorpresa furono travolti e
la maggior parte uccisi.
La conseguenza della battaglia
dell'Allia, è la facile presa di Roma, perché i superstiti fuggirono
verso Veio e pochi tornarono in città. Dopo 3 giorni arrivarono i
Galli, facendo nuove stragi e incendiarono l'Urbe.
Depredata e distrutta Roma, i
Senoni assediarono inutilmente il Campidoglio per sei mesi. Il
tentativo sventato dalle oche e l'intervento di Marco Malio Capitolino
fermarono gli assalitori. La penuria degli alimenti di fronte alle
ostilità dei popoli circostanti, la pestilenza , la riscossa
leggendaria di Camillo, la notizia delle invasioni dei Veneti nel loro
territorio, costrinsero i Senoni a ritornare nelle loro terre
scendendo a patti con Roma in cambio di un riscatto di mille libbre
d'oro. Roma fu salva ,ma la paura di questo popolo resterà per oltre
un secolo. Faticosamente ma caparbiamente la guerra verrà portata nel
territorio Gallico delle Marche e quì si cercherà di distruggere
completamente i Senoni.
L’OCCUPAZIONE
DEI GALLI SENONI NELLE MARCHE
La discesa dei Galli Senoni in
Italia coincise con la fase di espansione di Dionisio il Vecchio
(inizio del IV sec. a.C.). Tolomeo ci tramanda che i Senoni sono
nella bocca dell'Asio (Esino), a Senigallia, Fano della Fortuna,
Pesaro, Rimini ecc.
Sena, ovvero la vecchia, era la
loro capitale. Secondo Polibio i romani fondarono la prima colonia
del medio adriatico nella Gallia; la città chiamata Sena da quei
Galli era posta presso l'Adriatico all'estremità della
pianura Padana. Silio Italico scrive: Sena eterna il nome lasciato dal
popolo dei Galli, Sena è il nome dei Senoni.
Sul sito dell’urbe ci sono
diverse ipotesi tra le quali la collocano nell'attuale città moderna
di Senigallia o nei pressi del Cesano (Cesanella) o sulla vetta di
Montedoro. Da Sena i Celti penetrarono nell'entroterra, nelle valli
del Cesano e del Misa dove fondarono Suasa e Ostra. Entrarono
nell'arceviese, nelle frazioni di Montefortino, Conce d'Arcevia, nella
valle Esina si insediarono nei pressi di Serra S. Quirico, S.Pietro
in Musio, Castelbellino, Pianello Vallesina. Sono stati rinvenuti
reperti gallici, come anche sul Cesano sul piano dei Galli a Canneto,
sul monte Catria, S.Isidoro, Monterolo, Cagli e Piobbico. I barbari
scesero verso Sassoferrato, Fabriano, Matelica e Camerino.
Si insediarono densamente nelle
alture di Fabriano come dimostrano i reperti archeologici trovati a
Vallemontagnana, monte Civitella (la Girella), i Serroni di Moscano,
Rocchetta, Nebbiano, Montorso, Trinquelli, contrada Sacramento (ponte
della Someglia), Foro Boario, S.Donato, S.Cassiano, Coccore e
Civitalba. Sconfinarono a sud dell' Esino dove abbiamo testimonianze a
Massignano, Montesicuro, Monte Cerro, monte della Crescia presso
Osimo, S.Paolina e S.Filippo d'Osimo.
La tomba dei Serroni di Moscano
di Fabriano è una delle più vecchie e ricche del territorio Senone. E’
stata rinvenuta nel 1955 ed il corredo oggi è esposto al Museo
Archeologico Nazionale di Ancona.
E' una sepoltura databile alla
prima metà del IV secolo a.C., di un principe di cui sono stati
trovati dei frammenti relativi alla bardatura del suo cavallo. Gli
oggetti deposti nel corredo sono una fibula in bronzo , la spada di
ferro con il fodero decorato e numerosi oggetti in bronzo e in
ceramica attica , tra cui un elmo, un tripode, uno stamnos, una
situla, un'onichonoe, una hylix, un colino ,due Kythoi e le lamine di
rivestimento decorate di un barilotto ligneo. Completano il corredo
alcuni coltelli in ferro e due pedine di pasta vitrea.
Sulle vicende dei Celti in
Italia, dopo la presa di Roma e fino alla loro scomparsa da questo
teatro operativo, possediamo sufficienti informazioni. In
concomitanza e in rapporto di causa-effetto con la progressiva
espansione di Roma e la decadenza della città etrusche, essi
percorrono una parabola che dalla fluidità dell'epoca delle invasioni,
passando attraverso i tentativi di un inserimento stabile, perviene
all'estrema difesa delle posizioni padane, quando queste appaiono più
quel territorio di conquista e sfruttamento e base per le scorrerie su
Roma per tutto il IV secolo ed oltre. Un tipico episodio della
partecipazione dei Senoni alle cose d'Italia è l'alleanza con Dionisio
il Vecchio all'indomani del sacco di Roma,descritto da Trogo-Giustino.
Tenendoci all'Adriatico, si vede chiaramente che, con le fondazioni
delle colonie di Adria e Ancona, Dionisio riuscì a togliere agli
Ateniesi, il dominio di quelle acque. In ogni caso, non rappresentò
certo un progresso per l'Italia adriatica. La padana in specie, è
proprio a partire dal V secolo, in quest'area si chiude in se stessa
e recede culturalmente, dopo che era stata sede di un fiorente
commercio tra Etruschi, fornitori di metalli grezzi e lavorati e gli
Ateniesi, produttori di raffinati manufatti e dopo che una intensa
penetrazione culturale mediterranea ne aveva incrementato
l'incivilimento fino all'acquisizione delle forme di urbanizzazione.
Col dominio Gallico, le città di Marzabotto, Felsinea e Spina tornano
ala condizione di villaggi e bisognerà attendere l'arrivo dei Romani
perché la civiltà urbana si riaffermi.
LE TESTIMONIANZE DEI
GALLI NELLE MARCHE
Nessuna traccia di materiale
gallico è stato trovato nell'intero teatro operativo dei Galli in
Etruria, a Roma, nell'Apulia, Campania, Lucania, Bruzio. Gli eserciti
e le popolazioni in movimento non lasciano traccia. Cospicui, invece
sono i documenti nelle Marche con testimonianze archeologiche
classificate Senoni ritrovate a Trivio di Serra S.Quirico,
Montefortino di Acevia, Moscano di Fabriano, S.Vitale di Cagli ecc. e
dell'inedito abitato di Montorso di Trinquelli, oltre in aree più a
sud di Numana, Castelbellino, Filottrano, Osimo,S.Ginesio.I Senoni e
i Boi adottarono le forme culturali etrusco-Italiche del centro
Italia. La Italianizzazione dei Senoni è un fatto compiuto nella
seconda metà del IV secolo a.C., quella dei Boi avvenne forse un po’
più tardi. I sepolcreti più consistenti delle Marche sono spesso
identici a quelli contemporanei dell'area transappenninica Etrusca,
sono al tempo stesso quelli che hanno restituito il maggior numero di
tipi di prodotti della tecnica e dell'arte Lateniana. I Senoni erano
ricchi, perché disponevano di ingenti prede belliche e perché, al
servizio di Siracusa, prima, e delle città etrusche poi, dovevano
esservi buone fonti di sussistenza col mestiere delle armi. Pur in
mancanza di notizie precise, possiamo supporre che la scelta delle
aree operative, tutte lontane dal mare dove dominavano i sicilioti,
si riferisse ad un determinato disegno strategico, difensivo ed
aggressivo ad un tempo: difendere dalle alture il porto di Ancona e la
capitale Sena ed essere pronti ad attaccare al dì la dei passi
appenninici. Per un periodo di tempo, con uno stile di vita
semi-nomade legato alle attività economiche dell'allevamento e forse
la pastorizia, essi mutavano residenza nelle diverse stagioni.
Successivamente si stanziarono per motivi di sicurezza sui monti sui
quali già vivevano.
In questa situazione, essendo
ormai venute meno per allentarsi degli interessi siracusani nell'alto
e medio adriatico le premesse di una politica anti-etrusca in questo
scacchiere, i Senoni possono accordarsi con gli antichi rivali, gli
Etruschi tirrenici per fronteggiare il nuovo pericolo di Roma e di
fatto si accordano. Ma la coalizione gallo etrusco italica viene
sconfitta e allora, sono i Boi a raccogliere l'eredità dei Senoni nel
proseguimento della lotta antiromana. In un terzo tempo accorreranno
anche i confratelli Gesati della Gallia, in subordine, da mercenari
quali erano.
LA COLONIA DI SENA
Quando venne a meno gli
interessi siracusani nell'alto e medio adriatico, i Galli Senoni si
accordarono con gli antichi rivali, gli Etruschi tirrenici, per
fronteggiare il nuovo pericolo di Roma. Ma la coalizione gallo
etrusco italica viene sconfitta e allora, sono i Boi a raccogliere
l'eredità dei Senoni nel proseguimento della lotta antiromana. In un
terzo tempo accorreranno anche i confratelli Gesati della Gallia, in
subordine, da mercenari quali erano.
La pressione pericolosa dei
Galli Senoni portò i Romani ( Polibio II, 18,9) a stipulare un
trattato di pace con quest'ultimi nel 332 a.C. dal quale potrebbero
trarne origine gli insediamenti Senoni nel Piceno, dato che ormai i
Romani (Polibio I,6,6) consideravano la penisola come qualcosa che lo
appartenesse e di cui potessero disporre liberamente e non come una
serie di territori soggetti ad altri. Con la sconfitta di Sentino 295
a.C. e la fondazione della colonia di Sena Gallica (283 a.C.) i
romani iniziarono ad avere il controllo dell'Adriatico. Undici anni
dopo la battaglia di Sentino nel 284 a.C. una coalizione tra Etruschi
e Senoni sconfisse i Romani ad Arezzo, guidati da L.Cecilio Metello
che rimase ucciso. Dopo la campagna di Arezzo, la reazione romana
contro i Senoni fu, secondo le fonti, particolarmente feroce. Polibio
e Appiano parlano chiaramente di genocidio.
Secondo Polibio (2.19) la
maggior parte dei Senoni fu uccisa, altri furono cacciati e i Romani
si impadronirono di tutto il territorio. Anche Appiano (4.11) ricorda
la riduzione in schiavitù di donne e bambini, l'uccisione di tutti i
maschi adulti e la devastazione del territorio. In realtà l'intervento
romano nell'Ager Gallicus non sembra avere avuto un esito così
radicale e si articolò piuttosto in una serie di provvedimenti mirati
a una graduale e sempre più massiccia occupazione territoriale, con la
conseguente marginalizzazione dei gruppi senoni. Intorno al 283 a.C.
venne dedotta la colonia marittima di Sena Gallica, alla foce del
fiume Misa (Sena) la più antica della Cisalpina.
La pressione pericolosa dei
Galli Senoni sull’Italia centrale portò i Romani ( Polibio II, 18,9) a
stipulare un trattato di pace con quest'ultimi nel 332 a.C. dal quale
potrebbero trarne origine gli insediamenti Senoni nel Piceno, dato che
ormai i Romani (Polibio I,6,6) consideravano la penisola come
qualcosa che lo appartenesse e di cui potessero disporre liberamente e
non come una serie di territori soggetti ad altri. Con la sconfitta di
Sentino del 295 a.C. e la fondazione della colonia di Sena Gallica
(283 a.C.) i romani iniziarono ad avere il controllo dell'Adriatico.
Undici anni dopo la battaglia di Sentino nel 284 a.C. una coalizione
tra Etruschi e Senoni sconfisse i Romani ad Arezzo, guidati da
L.Cecilio Metello che rimase ucciso. Dopo la campagna di Arezzo, la
reazione romana contro i Senoni fu, secondo le fonti, particolarmente
feroce. Polibio e Appiano parlano chiaramente di genocidio.
Secondo Polibio (2.19) la
maggior parte dei Senoni fu uccisa, altri furono cacciati e i Romani
si impadronirono di tutto il territorio marchigiano. Anche Appiano
(4.11) ricorda la riduzione in schiavitù di donne e
bambini,l'uccisione di tutti i maschi adulti e la devastazione del
territorio. In realtà l'intervento romano nell'Ager Gallicus non
sembra avere avuto un esito così radicale e si articolò piuttosto in
una serie di provvedimenti mirati a una graduale e sempre più
massiccia occupazione territoriale, con la conseguente
marginalizzazione dei gruppi senoni.Intorno al 283 a.C. venne dedotta
la colonia marittima di Sena Gallica, alla foce del fiume Misa (Sena)
la più antica della Cisalpina.
Questo insediamento costiero,
con un contingente molto limitato di cittadini (300), svolse la
funzione di avamposto militare della repubblica romana e non
contemplava un massiccio intervento sul territorio. Sena fu collegata
con Roma attraverso una protoflaminia passante per
Colfiorito-Camerino-Attiggio-Sentino-Suasa.
Ben diversa sotto il profilo
dell'occupazione territoriale, fu la deduzione, nel 268 a.C. della
colonia latina di Ariminum (Rimini): anche se non abbiamo notizie
precise nelle fonti, i coloni riminesi furono probabilmente da 4000 a
6000.
ARIMINUM COLONIA
ROMANA CONTRO I SENONI
La fondazione di Ariminum
(Rimini) in Cisalpina si consolidò notevolmente con l’occupazione
romana nel territorio gallico. La prima reazione dei romani alla
sconfitta di Arezzo avvenne nel 283 a.C. dove travolsero i Boi
alleati con gli Etruschi nei pressi del lago di Vadimone ( fra Orte e
Bomarzo) e nel 282 a.C. in una località imprecisata. Nel 225 a.C. a
Populonia e Talamone, nel 222 a.C. a Casteggio presso Piacenza furono
definitivamente annientati.
Gli attacchi portati dai Boi alla giovane colonia di
Ariminum nel 236 affrettarono i tempi e così in pochi anni si giunse
alle distribuzioni di terre (232 a.C. con la lex Falminia "de agro
Gallico Piceno viritim dividundo") e all'apertura della via Flaminia
(220 a.C.) che permise più rapidi e organizzati collegamenti, tra
Roma e Sena e tra queste e Ariminum, superano i condizionamenti
incerti percorsi terrestri e di complesse operazioni d'imbarco e
sbarco. Ormai peraltro lo slancio romano verso la Padania, dopo le
fortunate operazioni in Etruria a Talamone e Populonia (225 a.C.) con
gli eserciti di L.Emilio Papo e C.Attilio Regolo e a Acerrae (Lodi) e
Casteggio (Clastidium -222 a.C.) con M.Claudio Marcello non si
arrestò; così l'indomani dell'apertura della via Flaminia si hanno le
deduzioni di Piacenza e Cremona (182 a.C.) e Bononia (189 a.C.),
l'apertura della via Emilia (187 a.C.), si tornò indietro e si fondò
Pisaurum (182 a.C.)
Vi fu dunque un lungo periodo nel quale i romani non
poterono fare altro che prendere possesso di certe aree strategiche,
anche mal collegate fra loro , lasciando che all'intorno continuassero
a vivere gruppi residui dei vecchi dominatori, ma è da ritenere si
trattasse di una sopravvivenza in qualche modo privata, giacché si può
dire che col 283 a.C. i Senoni sono già fuori causa come civitas
organizzata e capacità bellica. Durante il lungo conflitto la presa
dei Romani sulle aree montane interne delle Marche, Umbria, Toscana e
Romagna venne allentata e fu solo dopo la sconfitta Cartaginese che
essi poterono dedicarsi nella Senonia e Piceno alle operazioni di
polizia necessarie per sottomettere coloro che avevano dato man forte
al nemico o che, comunque, si erano distaccati da Roma e assicurare
dei capisaldi montani, di cui alcune saranno state preesistenti
roccheforti celtiche o Umbre, che costituirono in parte il nucleo di
futuri municipi.
Assieme a Pesaro o in relativamente breve sequenza di
tempo possiamo immaginare che venga dato assetto ai minori centri
all'interno la cui antica origine è testimoniata dall'onomastica come
Pitinum Mergens, Pitinum Pisaurense, Tifernum Metaurense, Urvinum
Metaurense, Sentinum, Attidium, Tuficum, Suasa, Ostra ecc... Invece
capisaldi come Civitalba vicina a Sentinum non ebbero un seguito
municipale.
Dal quindicinale fabrianese “Il Progresso”, 2004
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Filottrano
(An)
Elmo celtico
Moscano di
Fabriano (An)
Elmo celtico
Montefortino
di Arcevia (An)
Corona
Camerano
(An)
Vaso |