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Proverbi Fabrianesi  (del 1870)

 

IN CITTA'

 

  • Alla bontà bisogna poner cura che la bellezza poco tempo dura.

  • Casca il vino è buon destino, casca il sale porta male.

  • Cento ammucchià uno smucchia.

  • Chi gioca a lotto e spera de vince, scappa dai stracci ed entra ne' cince.

  • Chi più sporca la fa, prior diventa.

  • Chi per acqua chi per legna, per mangiar ognun s'ingegna.

  • Chi si leva i panni per San Vittore (15 Maggio), se li rimette con poco onore.

  • Contadino e ca' (cane), fiero in campagna e vile in città.

  • Dopo Quaresima, predicatori e broccoli non vale un par de zoccoli.

  • Fai male, pensaci; fai bene, scordati.

  • Il mondo è grande, c'è chi ride e chi piagne; ma è più chi piagne.

  • Il dì dell'Ascenzione manco l'uccello dal suo nido si muove.

  • Il prete caccia il prete.  [ quando il parroco passa a benedire non è più tempo di usare lo scaldaletto ]

  • La chiave fa il ladro.

  • La notte di San Giovanno (24 Giugno), tutte le streghe s'arduna al comanno.

  • La volpe è birba perchè è vecchia.

  • Mezza quaresima, si sega la vecchia.

  • Il gioco è bello quando è corto, quando è lungo è piagnerello (litigarello)

  • Ognun dell'arte sua ne va stracciato.

  • Pasqua di resurrezione, se magna l'agnello per devozione.

  • Pero maturo cade senza torturo (bastone).

  • Quando a Roma siam condutti, ognuno pensa per sè e Dio per tutti.

  • Sant'Alò, rompi pignatte.

  • San Tommaso non crede se non tocca.

  • Scherza coi fanti e lascia stare i santi.

  • Se canta la civetta sul tetto della casa, muore il capo di casa.

  • Se la donna non vuole l'uomo non puole.

  • Tempo di guerra bugie come terra.

  • Uomo di vino val meno di un quattrino.

  • I tordi a branco non s'ingrassan mai.

 

IN CAMPAGNA

 

  • Se il cielo non butta, la terra non frutta.

  • Acqua e letame pei campi è vino e pane.

  • Vanga mezzana vale più della perticara.

  • San Martino: leva el boe da lo strascino.

  • San Clemente: leva el boe da la somente.

  • San Giovanno: pija la farce e veni spuntanno.

  • San Petre: pija la farce e mete.

  • Chi a l'Assunzione brucia la stoppia, n'altr anno avrà raccolta doppia.

  • Aprile temperato, felice il contadin c'ha seminato.

  • Se piove il dì de San Benedetto, de granturco s'arnempe el sacchetto.

  • Le fae pei morti.

  • Chi magna l'uva d'agosto, non arria a bee il mosto.

  • Omo brao e vino bono, l'uno e l'altro dura poco.

  • San Silvestro: l'ulia 'nte 'l canestro.

  • Se pioe el di de Santa Croce, se fa buche tutte le noce.

  • Se San Vicino mette il cappello, venni le crape e compra el mantello. Se San Vicino mette le brache, venni el mantello e compra le crape.

  • Bon villano guardalo in mano.

  • Còrchete co' se corca la gallina, e quanno canta el gallo tu camina.

  • Chi guarda el gregge sua non è garzone.

  • La pecora do' nasce vole pasce.

  • Frutta più una pecora stracca che 'na bona vacca.

  • Gallina che 'n fa l'ovo vive poco.

  • Quanno pioe e tira vento, cacciator stattene drento, butti i passi e perdi el tiempo.

  • San Zaccaria: la più lunga giornata che ci sia.

  • Santa Lucia: la più corta giornata che ci sia.

  • Luna settembrina sette lune se strascina.

  • Canta la raganella 'nte 'l pantano, se non pioe oggia, pioe domano.

  • Cielo a pecorelle, sole a bugiarelle, acqua a broccatelle.

  • Se pioe i 4 aprilanti, 40 dì duranti.

  • Santa Caterina: la neve sulla Spina.

  • Se si mette il cappello il San Vicino, la pioggia sta vicino.

  • Nebbia al monte di Moscano, se non pioe oggi pioe domano.

  • Primo, calenne; secondo Cannelora; terzo san Biagio della gola. [1,2,3 febbraio]

  • San Nicolò da Bari: protettore dei scolari.

  • Cannelora, dell'inverno semo fora: se ce sta Sole o Soliello, sò 40 dì d'inverno; se ce nengue o se ce pioe, ce ne sò quarantanove.

  • Natale col sole, Pasqua col tizzone.

  • Entra l'anno de Venerdì, disgrazie tutto dì.

 

 BIBLIOGRAFIA

O.Marcoaldi "Le usanze e i pregiudizi del popolo fabrianese" Fabriano 1877


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