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Fonti sul Bassomedioevo Fabrianese
a cura del Prof.
Francesco Pirani
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L'elaborazione della memoria tra mito e storia
a) G. D.
SCEVOLINI DA BERTINORO, Dell’istorie di Fabriano (cronaca del XVI
secolo)
«Essendo fra le genti di questi due luoghi tanto vicini, che non vi
passava se non una valletta per mezzo, continuamente discordia ed
inimicizie, talché ogni giorno erano alle mani, come suole essere
costume de’ vicini; un uomo da bene vecchio, e assai reputato nell’uno e
nell’altro de’ castelli sopradetti, il quale sul Giano fiume, poco più
da basso nella valle, ove ancora è il ponte antico, faceva il mestiere
della fabrerìa; spesse volte gli mise d’accordo, benché pur di nuovo
ritornassero a farsi dell’onte, e delle ingiurie fra di loro, nondimeno
il buon vecchio si faticò tanto per comporli insieme, che all’ultimo
conseguì l’intento suo, e li ridusse a fare delle due Castella un solo,
ed a questo modo composta una vera, o perpetua pace, per cui [...]
cominciarono a dilatarsi, ed a far la Terra, che poi chiamarono
Fabriano, come quella, che per opera del Fabbro, il quale stava sopra
del Giano, ebbe principio, e per questo pare, che molto bene si
confronti con l’impresa di questa Repubblica, ponendo ella un fabbro col
martello sopra l’incudine, e con mantice appresso sopra di un fiume.»
(G. Colucci, Antichità picene, vol. XVII, Fermo 1792, pp. 7-8)
b1) Il sigillo del comune di Fabriano (descritto in un atto del 1286)
«Rappresenta l’immagine di un edificio o di una fucina (fabrica) nel
quale c’era la figura di un uomo a guisa di un fabbro con il martello in
mano nella mano destra e con le tenaglie nella sinistra, il quale tiene
le tenaglie sopra una incudine; l’immagine è circondata dalla scritta
“Stemma del comune di Fabriano” e intorno a queste lettere vi erano
altre lettere apposte all’immagine del fabbro con su scritto
“FABRIANUM”.»
b2) Rilievo in pietra sul fianco del palazzo vescovile di Fabriano (XV
secolo)
b3) L’epigrafe del comune (XVI secolo)
“FABER IN AMNE CUDIT / CARTAM OLIM UNDIQUE FUDIT”
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