La rocca dei Tangani
di Federico Uncini
La rocca dei Tangani
fu costruita dai signori di Salmaregia nel XIV secolo per difendere i
loro territori dai comuni di Nocera e di Fabriano.
Si trovava nella
valle di Camarzano ad oriente di Campottone.
Alla fine del XIII
secolo Salmaregia era minacciata dalle mire espansionistiche di Nocera e per difendersi i loro
signori costruirono intorno al 1308 in un sito strategico una fortezza
inespugnabile.
Aveva diversi
edifici, il palazzo signorile,la torre quadrata,un fossato per la difesa
del lato più debole e un borgo fortificato situato intorno alla chiesa
della Romitella.
All'inizio del
Trecento i feudatari di Salmaregia, Meruzio,Rinaldo e Nerio si divisero
i beni ereditati da Monalduccio e Sebilia e la rocca recentemente
costruita. A Nerio toccò Salmaregia, a Meruzio e Rinaldo la fortezza
dove poi si trasferirono.
I due signori furono
soprannominati Tanghi o Tangani dal nome di un arnese che serviva a
lanciare pietre :il " tango".
Per questo la rocca
chiamata in origine di "S.Michele" fu detta dei "Tanghi" o dei
"Tangani". Della vita di Rinaldo si conosce ben poco ,mentre di Meruzio, suo fratello maggiore, sappiamo che era un avventuriero ,amante del
divertimento. D’origine longobarda volle costruire una chiesa intitolata
ad un protettore dei suoi avi: S.Michele Arcangelo, nome che dedicò
anche alla rocca. La costruzione della chiesa avvenne intorno al 1313 e
nonostante le varie traversie politiche con Nocera, Spoleto, Perugia e la
stessa Salmaregia, riuscì a portarne a termine i lavori.
Più tardi nella
chiesa fu dipinto un crocifisso che prese il titolo del "S.S.
Crocifisso", considerato miracoloso. Mentre la rocca andò in rovina dal
XVII secolo in poi, la chiesa è rimasta in sostanza intatta per secoli.
E' di stile romanico
con una struttura solida e lineare; all'interno domina un magnifico
altare composto di un'unica lastra in pietra. Dei dipinti che la ornano,
di modesto pregio artistico tra cui la figura del Crocifisso, non si
conoscono gli autori.
La rocca dei Tangani
fu ereditata da Giovanni, primogenito di Meruzio, dopo la morte di
quest'ultimo.
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