Castello di Torricella
Il nome deriva dal latino "turricula" e medievale "turricella". I resti di questa fortificazione, tuttora visibili, si trovano in posizione elevata e dominano l'incisione valliva del "fosso delle fondiglie".
L'insediamento posto ai confini nord-orientali della terra di Fabriano con Sassoferrato ebbe un ruolo importante. La posizione strategica consentiva sia un'agevole comunicazione tra la valle del Sentino e quella del Giano sia di dominare l'antica strada romana che dal passo della Scheggia segue il corso del sentino per proseguire verso S.Croce di Tripozzo verso Genga, San Vittore, Pierosara, Jesi, Ancona.
Troviamo Torricella nominata nel 1213 tra le proporietà del feudo di Uguccione della Torre che si estende dall'Isola Centupera, a Colleponi di Sassoferrato fino a Murazzano. Proprio in quest'anno tale signore sottomette questi luoghi al comune di Fabriano che estende dunque la giurisdizione su tutto il territorio.
Nel 1293 poi un atto del Consiglio generale e speciale della città decreta la riparazione della torre.
In epca più tarda, è il 1415, nello statuto chiavellesco si intimano i nobili proprietari del luogo a concedere gratuitamente aree libere entro le mura agli abitanti limitrofi delle ville di Avenano e San Fortunato i quali, privi di luoghi sicuri dove rifugiarsi, corrono gravi rischi in tempi tanto turbolenti.
Lavori per il rifacimento completo delle mura e della torre avranno inizio nel 1451 a spese del comune; il castello dovrà essere circondato da nuove mura alte 14 piedi innalzando le precedenti alte 8 e mantenendo lo spessore di 3; anche la torre dovrà essere ricostruita più alta e munita di "finestre balestriere".
A seguidto di questi interventi verranno incastellati 21 nuclei familiari provenienti dalle "baylie" di Grognoleto, Trapozzo e Lavenano per un totale di 157 persone.
Gli abitanti tra l'altro si impegneranno a perseguire i nemici della Chiesa e di Fabriano, ad obbedire al castellano o all'ufficiale che verrà loro inviato, ad eleggere i "capi quattro", il sindaco ed i gualdari per l'amministrazione, e a portare ogni anno in palio, in occasione della festività di San Giovanni Battista, un proprio cero alla chiesa di San Venanzo.
Nel 1579 in un memoriale inviato a Fabriano, gli abitanti si lamentano, a causa di confini mal definiti, di essere soggetti a continue molestie da parte delle più popolose ville di Avenale e San Fortunato dipendenti da Genga.
Nel 1808 il nucleo conta 180 residenti ed è ancora inserito nerll'elenco dei castelli fabrianesi. Verrà annesso a Genga nel 1827 con l'istituzione di questo comune da parte di papa Leone XII.
BIBLIOGRAFIA
G.Castagnari (a cura di), "Abbazie e Castelli della
Comunità Montana Alta Valle dell'Esino" Recanati 1990
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