Storia della Biblioteca Pubblica di Fabriano
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La
Biblioteca pubblica di Fabriano fu istituita nel 1844 per iniziativa dei
“Disuniti”.
Questo era il singolare nome assunto dall’Accademia di
umanisti e scienziati costituitasi attorno al 1530 per promuovere la
conoscenza di lettere ed arti e sedare, in essa, il violento odio tre le
fazioni dei Chiavelleschi e degli Ecclesiastici che da un secolo
avvelenava la vita cittadina.
Poco prima della sua estinzione, avvenuta a metà ‘800,
l’Accademia si fece interprete presso gli amministratori comunali della
necessità di “… fare una collezione di libri de’ quali potesse ognuno
goderne, con piena facoltà di leggerli in apposito locale… per comodo
dell’istruzione, specialmente della gioventù spettante alla classe
indigente che spesse volte per iscarsezza de’ libri le manca il modo
d’istruirsi”.
Riconoscendo il beneficio che una raccolta di libri di
uso pubblico poteva apportare alla collettività il consiglio comunale,
nella seduta del 31 ottobre 1844, stabilì di concedere all’Accademia
l’uso del “gabinetto di lettura”, situato nel palazzo del podestà, per
istituirvi una sala di pubblica lettura.
Nella sala si dovevano raccogliere tutti i libri in
possesso dell’Accademia e quelli di proprietà comunale.
All’Accademia era anche concessa una somma di 50 scudi
all’anno per conservare e accrescere la raccolta e renderne possibile
l’accesso.
Altri autori (Romualdo Sassi), riferiscono al 1846 la
fondazione della Biblioteca.
E’ però certo che l’atto istitutivo, iscritto nei verbali
dei Consigli, risale al 1844 e la discordanza di date
potrebbe indicare che una prima funzione di utilità, nel senso di
accesso alla raccolta libraria da parte di intellettuali e studenti, sia
avvenuta a partire dal 1846.
(In realtà le fonti documentarie ci informano che solo
nel 1853 il consiglio comunale istituì, provvisoriamente, la figura di
custode bibliotecario e da allora la Biblioteca ebbe un limitato orario
di apertura).
L’ esigenza di una pubblica Biblioteca fabrianese avrà un
riscontro immediato nella donazione fatta dal medico Enrico Castrica
Brunetti nel 1847 (opere di letteratura, arte e scienza) ne sarà da meno
l’amministrazione civica coll’acquistare, nel 1848, per la somma di 300
scudi, la raccolta di 1.520 opere di legislazione e giurisprudenza, in
prevalenza cinquecentine, dell’avvocato Filippo Barabani di Macerata.
Già nel 1848 dunque il nucleo costitutivo del patrimonio
librario rivestiva carattere multidisciplinare e dall’inizio venne
delineandosi la struttura di biblioteca di cultura generale.
A quest’epoca, la Biblioteca doveva possedere circa 2000
volumi e, per consentirne una adeguata conoscenza, venne compilato il
primo catalogo ad opera dello storico fabrianese Camillo Ramelli
(1804-1855), con la collaborazione di Mons. Aurelio Zonghi e
dell’avvocato Michele Pagnani.
Inizialmente, la vigilanza sulla Biblioteca spettava al
Segretario comunale o ad impiegati da lui delegati e, come detto, solo
nel 1853 fu nominato un custode.
Questi funzionari avevano poca o nulla pratica del lavoro
di bibliotecario e non garantivano un costante aggiornamento del
patrimonio, nonostante l’amministrazione comunale stanziasse annualmente
una somma per gli acquisti.
Il salto di qualità verso una gestione bibliotecaria più
qualificata si avrà nel 1859, coll’emanazione del Regolamento per il
bibliotecario e, nel 1860, con la nomina del primo bibliotecario, don
Amos Geronzi.
Il posto venne poi ripetutamente soppresso e reistituito,
fino alla nomina di Aurelio Zonghi, dapprima provvisoriamente, poi
bibliotecario titolare dal 1876.
Per opera di Aurelio Zonghi, coadiuvato volontariamente
dal fratello Augusto, fu redatto, nel 1868, il catalogo dei libri
provenienti dalle corporazioni religiose soppresse, oltre 4.800 volumi
che portarono il patrimonio della Biblioteca a 7.800 unità.
Con l’incameramento delle raccolte librarie religiose la
Biblioteca dispone da allora di fondi antichi consistenti, tra l’altro,
di oltre 2.000 cinquecentine, 260 manoscritti e 242 incunaboli, tutti
corredati di specifici cataloghi.
La raccolta di incunaboli si segnala per essere,
probabilmente, la più rilevante tra quelle esistenti nelle biblioteche
pubbliche della provincia e fra le molte edizioni notevoli annovera un
raro esemplare delle Constitutiones Aegidiane, stampato a Perugia nel
1481 ed i primi due volumi dell’edizione aldina di Aristotele, Venezia,
1495, in lingua greca.
Dei manoscritti, da menzionare almeno un codice
pergamenaceo delle Epistole di S. Girolamo del XIV sec., di grande
pregio ed altri volumi cartacei di notevole interesse per la storia
locale.
Tra il 1871 e il 1873, vennero depositati in Biblioteca
ed ordinati, sempre ad opera di Aurelio Zonghi, l’Archivio storico
comunale e l’Archivio del Brefotrofio.
Da quell’epoca, questo importante archivio con oltre 8.000
documenti, i più antichi risalenti all’ XI sec., è rimasto annesso alla
Biblioteca, registrando un crescente indice di consultazione non solo da
parte di ricercatori e studiosi di storia cittadina ma anche di numerosi
studenti che vi trovano la base documentaria necessaria per
l’elaborazione delle loro tesi universitarie.
Sullo scorcio del XIX sec. e nei primi decenni del ‘900,
a compensare un limitato volume di acquisti, rivolto soprattutto ad
opere di natura scolastica, la Biblioteca ricevette moltissime donazioni
da privati cittadini e famiglie, fabrianesi e non.
Nell’impossibilità di elencare le varie donazioni, che
non poche volte includevano esemplari di pregio e pur rilevandone la
disomogenea qualità e materia, è giusto apprezzarle tutte per la
liberalità, l’amore per la cultura cittadina ed il rispetto per il
prestigio della Biblioteca che esprimevano.
Basterà citare come esempio la donazione operata nel 1913
dagli eredi di Domenico Berti (1820-1897), già Ministro in vari
dicasteri del Regno: oltre 5.000 volumi che rappresentarono un
notevolissimo incremento del patrimonio e della potenzialità informativa
della Biblioteca.
La Prima guerra mondiale determinò un lungo periodo di
inattività della Biblioteca, protrattosi, salvo sporadiche riprese, fino
al 1929.
La sostanziale stasi del servizio pubblico consentì però
di compilare l’ormai indispensabile catalogo alfabetico per autori,
realizzato dal maestro Agostino Fattori e dal prof. Romualdo Sassi negli
anni 1921-1922.
Va rilevato come la inattività della Biblioteca pubblica
fu in parte compensata dalla presenza in città di una attiva Biblioteca
popolare circolante, fondata nel 1877 dalla Società operaia di mutuo
soccorso.
Questa Biblioteca popolare nel 1924 disponeva di 2.600
voll. e per tutti gli anni venti, assicurò la circolazione del libro in
città e nel territorio, soprattutto verso il ceto popolare, gli operai e
gli studenti.
Nel 1931 le due biblioteche vennero
trasferite nel medesimo edificio, l’ex Oratorio della Carità, costruito
a fine ‘500 e confinante col palazzo comunale.
Entrambi gli istituti furono affidati al maestro Adriano
Casciola che, già direttore della popolare dal 1928, fu nominato
direttore della Biblioteca nel 1929.
Le due Biblioteche conservarono una propria individualità
e tutt’oggi, pur essendo diventata la Biblioteca popolare una sezione
della pubblica, mantiene da essa un distinto ordinamento topografico e
catalografico, mentre il bilancio è condiviso e all’accrescimento della
popolare provvede il Comune.
Con la nomina del direttore Adriano Casciola (1897-1956)
inizia, negli anni trenta, l’”età moderna” della Biblioteca.
Non che questa non avesse beneficiato, nei decenni
precedenti, dell’opera e dell’apporto di notevolissimi studiosi ed
ordinatori del patrimonio, ma il primo direttore nel senso che
intendiamo oggi, di professionista dotato di competenza certa, attento
costantemente alle esigenze del pubblico ed allo sviluppo organico
dell’istituto, fu Casciola.
I tratti salienti della sua direzione furono l’attività
di divulgazione del libro, in accordo con gli istituti scolastici, la
promozione della frequenza della sede, l’acquisizione di attrezzature
per l’ordinamento librario, ottenuta con fondi comunali e governativi.
Durante la sua attività il patrimonio librario passò da
20.000 voll. (1929) a 57.000 (1956) con un significativo aumento di
edizioni moderne che vennero acquisite in ambiti pluridisciplinari,
sempre nel rispetto del carattere di cultura generale della Biblioteca.
Fondamentale per l’accrescimento librario, oltre
l’attività del direttore, fu la donazione della biblioteca del Ministro
Giambattista Miliani, fatta dagli eredi nel 1942, secondo la sua
volontà.
La “Raccolta Miliani” consta di 20.667 voll. ed opuscoli
di argomento più vario: letteratura, scienze pure e applicate, economia,
agricoltura, industria della carta.
Di questa enciclopedica libreria che riflette il
carattere poliedrico del suo creatore vale la pena citare, a puro titolo
esemplificativo, una preziosa edizione del “North American Indians” di
George Catlin, pubblicata in due volumi presso John Grant, Edinburgo,
1903, una autentica Bibbia per tutti gli studi etnografici sulle
popolazioni indigene del Nordamerica.
Per poter ordinare la raccolta in scaffali venne
occupata, nel 1946, la splendida cappella affrescata dell’Oratorio della Carità, una
scelta che allora non parve discutibile ma in seguito suscitò polemiche
a più riprese, avendo tolto al godimento pubblico un ambiente
monumentale di rara bellezza.
Purtroppo, dati gli spazi assegnati alla Biblioteca e la
penuria di locali causata dalle distruzioni belliche, non vi era altro
luogo ove sistemare una libreria di tali dimensioni.
Nel 1956 al maestro Casciola successe come direttore il
Dr. Giancarlo Castagnari, che già operava all’interno dell’istituto come
aiuto bibliotecario.
Il nuovo direttore ha mantenuto l’incarico fino al 1993 e
la sua gestione è stata degna continuazione di quella del suo illustre
predecessore.
A lui e alla sua completa formazione culturale la
Biblioteca è debitrice di un accurato e poderoso incremento del
patrimonio, realizzato con scelta sicura di monografie ed opere
enciclopediche moderne in ogni ramo del sapere.
Si ricorda poi la propulsione che ha impresso alla
ricerca storico-economica di ambito locale e agli studi sull’industria
ed il commercio della carta, raccolti in diverse pubblicazioni, spesso
edite dal Comune di Fabriano.
Con i numerosi studi e raccolte di filigrane dovuti a
Briquet, Aurelio e Augusto Zonghi, Heawood, Likhachev, le pubblicazioni
ed i periodici di tecnica cartaria presenti nella Raccolta Miliani, gli
studi di Castagnari, Gasparinetti e altri, la Biblioteca possiede oggi
un cospicuo e raro fondo librario che costituisce, non solo in Italia,
un sostanziale punto di riferimento per tutti coloro che indagano fin
dai suoi albori il particolare mondo dell’arte, fabbricazione e
commercio della carta. In questo, la Biblioteca da ampia testimonianza, con il
Museo della Carta, della storia, tradizione e civiltà materiale che
caratterizzano la città di Fabriano.
Non poche sono state le traversie occorse alla Biblioteca
comunale di Fabriano nel corso della sua storia.
La sede ha subito sei trasferimenti, l’attività è
stata più volte interrotta, nel 1944 la Biblioteca è stata occupata per
l’acquartieramento di soldati alleati e quasi mai, prima del 1930, si
sono avuti i medi o lunghi periodi occorrenti per impostare, consolidare
e sviluppare una metodica amministrazione ed erogazione dei servizi.
Tuttavia i frangenti sono stati superati con l’attenzione
costantemente rivolta alla conservazione, mantenendo integri in
particolare i fondi antichi, nella consapevolezza della loro
infungibilità.
Di queste opere di specifica identità ricordiamo le
numerose quattrocentine e cinquecentine dei Manuzio, Jenson, Soncino, ma
anche pregevoli edizioni straniere degli Amerbach, Koberger, Estienne,
Plantin-Moretus, provenienti dai grandi centri editoriali di Basilea,
Norimberga, Parigi, Anversa.
Ancora, con un salto temporale, il nutrito nucleo di
opere enciclopediche, tipiche dell’epoca dell’Illuminismo, quali la
Storia generale della Cina del De Moyriac (Siena,1777), il Compendio
della storia generale dei viaggi di Jean Francois De La Harpe (Venezia,
1781), la Histoire universelle di Augustin Calmet (Strasburgo, 1735)
fino, naturalmente, alla rara edizione di Livorno (1770)
dell’Encyclopédie, edita in soli 1600 esemplari di cui è noto il pregio
tipografico.
Non tralasciamo poi la presenza dei curatissimi erbari
seicenteschi dello speziale folignate Mariano de Marianis.
Si pone a degna conclusione del percorso la presenza, tra
i beni non librari, della prima edizione dei due globi, realizzati e
pubblicati a Roma dal famoso cartografo e cosmografo alsaziano Matthaus
Greuter: il globo terrestre del 1632 e il globo celeste del 1636,
quest’ultimo composto in base alle osservazioni astronomiche di Tycho
Brahe.
In seguito a delibera del consiglio comunale del 5 agosto 2003 l'istituzione è stata intitolata all'illustre storico fabrianese Romualdo Sassi.
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