L'origine
di Fabriano
di Aldo
Pesetti
Il primo nucleo di Fabriano avrebbe avuto origine, probabilmente sul
Castelvecchio, dal confluire nella valle del Giano, tra il V e il IX
secolo d.C. delle popolazioni degli ex-municipi romani di Tuficum e Attidium (e forse
anche della più lontana Sentinum) vessati
dagli attacchi dei "barbari" che aveavano invaso l'Italia all'indomani
della caduta dell'impero romano. Successivamente vi si ritrovano due
castelli (Castrum Veteris e Castrum Novum) nati
probabilmente come coordinamento di due curtes longobarde.
Dall'unione dei due centri, si sarebbe poi sviluppata un unica entità.
Ma come nasce
il nome Fabriano? E perchè nel suo stemma compare un fabbro intento a
forgiare il ferro?
Su questi
interrogativi gli stessi storici sono tutt'altro che concordi. Circa
l'origine del vocabolo si possono individuare ben 6 teorie:
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Fabriano, Castelvecchio
finestra in pietra
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1- Faber in Jano
( = Fabbro sul Giano )
Una teoria che
sembra non avere molto seguito
è quella avanzata dallo Scevolini nel 1792 e che vedrebbe il nome derivare
dalla dizione
Fabbro sul Giano. Giano è in effetti il fiume che attraversa
Fabriano e storicamente numerosi fabbri furono attivi in città e
secondo alcuni essi risiedevano anticamente proprio nei pressi di un ponte che attraversa
ancora oggi il corso d'acqua: il ponte dell'Aèra.
Anche la leggenda che si tramanda di generazione in generazione del buon
fabbro Mastro Marino che avrebbe permesso lo sviluppo
dell'agglomerato riappacificando due nobili fratelli in lotta tra loro
sembrerebbe far pendere per questa ipotesi. Sebbene infatti il fiume
cittadino in epoca medievale era chiamato Castellano, il nome Giano avrebbe un’origine molto più antica (Età del Bronzo). Come ben spiegato di recente dal glottologo Prof. Augusto Ancillotti esso sarebbe da ricondurre alla radice indoeuropea ya, dove "ya-no" sta a significare il “passaggio”, lo “scorrere” dell’acqua.
Riguardo al nome del fiume è inoltre da ricordare come
al tempo dei romani proprio il dio Giano avesse uno stretto
legame con le acque ed in particolare con i fiumi: si
diceva infatti che il dio avesse sposato la ninfa Giuturna e che
avesse avuto da lei un figlio Fons o Fontus, il dio delle
sorgenti. Secondo una versione del mito,
sarebbe stato il primo dio di Roma, dove giunse per mare dalla
Tessaglia. Era quindi considerato l'inventore delle navi e il protettore
della navigazione, dei porti e delle vie fluviali.
Si credeva
inoltre che avesse il potere di far zampillare all'improvviso dal
terreno sorgenti e polle d'acqua.
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Palazzo Chiavelli
particolare dello stemma in pietra
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2- Faber in amne
( = Fabbro sul fiume )
Le stesse osservazioni elencate per l'ipotesi precedente danno valore
alla seconda, proposta da Gian Battista Stelluti il quale affermava di
averla ripresa a sua volta da testi del quattro-cinquecento, e oggi
seguita da alcuni storici quali Pippo Rossi.
Si parte in proposito da una certezza, e cioè dal motto nello stemma del comune che,
nella prima parte, recita: faber in amne cudit e cioè il
fabbro martella sul fiume. Riallacciandoci quindi a quanto visto
sopra, che si creda o no alla leggenda di Mastro Marino, era attiva
proprio nelle vicinanze del fiume una comunità di fabbri che, almeno nei
primi periodi dell'età comunale, ebbe grande potere. La derivazione si
avrebbe quindi da: fabbro sul fiume.
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"Faber in amne
cudit,
olim chartam undique
fudit"
Motto
nello stemma del Comune
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3- Faberius o Vaberius ( = nome
gentilizio romano)
Questa è l'ipotesi più accreditata e documentata. Si discosta dalle
precedenti in quanto accantona il fabbro e non da quindi una spiegazione diretta
all'effigie del Comune. Sostenuta dallo storico Romualdo Sassi, quindi
da Pietro Giuseppetti e
arricchita poi da Federico Uncini ci porta
ad un periodo anteriore rispetto alle precedenti: quello romano. Il nome
del luogo sarebbe dovuto a
quello di un gentilizio romano che probabilmente aveva possedimenti
nella zona di Civita, nei pressi di Fabriano.
Ad avvalorare la teoria ci sarebbero:
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in primo luogo i numerosi
altri toponimi della zona con terminazione in -ano o -iano che
ugualmente sarebbero riconducibili a nomi gentilizi romani: Cacciano,
da Catius, Melano da Aemilius, Varano da Varius,
Nebbiano da Naevius,
Montagnano da Montanius, Almatano da Matius, Argignano da
Arcinius, Malvano
da Balbius, Bassano da Bassius, Brosciano da Persius,
Camarzano da Marcius,
Reggiano da Rigius, Camporege da Rhesius o Regius,
Murazzano da Murasius,
Moscano da Messius o Musca;
-
in secondo luogo il nome, riportato
nel documento 1220 delle carte di Montefano, di località Malfaiera (da
valle Faveria-val Favera) riconducibile forse allo stesso
Vaberius; tale toponimo si estese prima alla zona Civita fin verso
Cancelli e poi avrebbe compreso il resto della valle verso Castelvecchio.
-
in ultimo alcuni ritrovamenti di resti di una villa
rurale romana ai piedi del monte di Civita.
Forse è nato così il nome
Fabriano, prima come Vaberianum, poi
trasformatosi in Vabrianum e quindi in Fabrianum?
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CIL-XI-5763 Lapide
proveniente da Sentino
con inciso il nome Vaberius
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4- Fabri Fanum
( tempio del fabbro )
Un tempio romano sull'altura di Castelvecchio, dedicato forse al
dio dei Fabbri, è una probabilità che era stata accennata anni addietro
da qualche erudito locale. E il posto non disdegnerebbe la tipica
ubicazione di un simulacro pagano:
posizione elevata e vicinanza con un corso d'acqua.
Lo
storico Filippo Montani parlava al riguardo di un tempio del dio
Vulcano, che a suo dire sarebbe stato eretto da un prefetto dei fabbri,
certo Giano, da cui il vicino fiume avrebbe preso poi il nome, insieme
al primo Castello. Il sito sarebbe stato lo stesso in cui, come
riferisce Tito Livio, Decio, console romano, offrì in voto se stesso al
dio Giano nella battaglia tra goti e sanniti.
Ma a tal proposito potremmo ipotizzare che non a Vulcano, ma ad un altro
protettore dei fabbri fosse votato questo ipotetico luogo; così
scriveva il Favorini nel XVII secolo: "...in Fabriano
antichissimo essere il Castel Vecchio, detto Giano Quirino...".
Scomodiamo di nuovo il dio Giano e capiamo meglio cosa
rappresentasse. Importante divinità romana, si voleva fosse il dio
dell'inizio e della fine, delle porte
(ianua),
dei confini
e dei passaggi (iani), ma anche,
secondo alcuni studiosi, il
protettore dei Collegia Fabrorum (cioè dei fabbri). Quando un
romano iniziava qualsiasi attività o impresa la prima preghiera era
sempre rivolta a Giano, che proteggeva anche le nascite, in quanto
principio della vita. Il tempio a lui dedicato lo
ritroviamo spesso tra le genti votate al combattimento piuttosto che
all'agricoltura, l'edificio aveva inoltre un forte
simbolismo: doveva rimanere aperto in caso di guerra, ma rigorosamente
chiuso in tempo di pace. Questa
duplicità di valore (pace o guerra) fece sì che si guadagnasse il
soprannome di Giano Bifronte,
"dalla doppia faccia".
Anni
fa Carlo Canavari scrisse di aver prova di un ritrovamento avvenuto sul
Castelvecchio tra il 1556 e il 1613 mostrando un vecchio foglio, forse
da un diario di scavo, con la raffigurazione di tre statuette (Apollo,
Marte, Giano) ed una medaglia. Lo stesso aggiungeva di aver assistito in
prima persona, nel medesimo luogo, verso via Ramelli, al rinvenimento di
molti frammenti di vasi in cotto e di una moneta in bronzo
rappresentante da un lato due teste (Giano) e dall'altro un coccodrillo.
Rimanendo
quindi in un terreno del tutto ipotetico è probabile che i nostri abitanti dei municipia
dell'alta valle dell'Esino avessero anche loro un tempio
di Giano da aprire durante gli eventi bellici. Per la vicina Attidium
forse questo si
trovava proprio lì, lungo il corso del fiume che oggi attraversa Fabriano.
Ultime due considerazioni per rafforzare quanto detto sopra:
-
anche
se smentito da molti (Sassi, Gilii...), secondo alcuni storici la città di Fabriano fu fondata da
abitanti provenienti da Sentinum, (forse fabbri che avevano creato un
loro luogo a ridosso di Castelvecchio)
-
uno dei due giorni in cui i fabbri festeggiavano il dio Giano era il 24
Giugno, che per una coincidenza è ad oggi la festa del patrono
a Fabriano: San Giovanni Battista.
Che sia allora esistito questo
tempio sul colle di Castelvecchio, e proprio intorno a questo i
"profughi" dei municipia si sarebbero raccolti?
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Disegno della
statuetta del dio Giano
rinvenuta
sul Castelvecchio di Fabriano
tra il 1556 e
il 1613
La valle di
Attiggio
(antica
Attidium)
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5- Fabri ianus o fabri ianua
(passo/confine
del fabbro o porta del fabbro)
Una
constatazione potrebbe a questo punto far riflettere: in Italia numerosi
toponimi hanno origine dai vocaboli ianus e ianua in
quanto questi due sostantivi indicavano un gran numero di luoghi (corsi
d'acqua, grotte, colli, portici, passi, strade...) su cui il dio Giano
estendeva la sua protezione. (ad es. Genova da ianua = la porta[del
mare])
In quest'ottica la derivazione del
nome della città si avrebbe in modo molto più semplice dividendo il
vocabolo in due: fabri janus e, cioè, traducendo molto
liberamente, il luogo del fabbro. A due dati da
verificare, sottenderebbe l'ipotesi:
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presenza di
una colonia di fabbri in loco, già in epoca romana che avrebbe poi
proseguito la tradizione fino agli albori del Comune.
-
presenza di un attraversamento del fiume nel medesimo
punto.
Per avvalorare
la tesi del nome della città "al femminile" (Faberiana) riportiamo due
passaggi in latino ritrovati dal Sassi in cui si legge: "...quaeque
in sentinae fertur fundata ruinis Faberiana" e ancora, più
chiaramente, "ultra sub apennini collibus atque adeo inter ipsos est
Fabrianum, latine scribentibus Faberiana".
Per il nome
"al maschile" si
potrebbe poi pensare che sempre qui, seguendo il tracciato del fiume
passasse il confine (ianus) fra due diverse zone d'influenza come
testimonierebbero in epoca di poco più recente i territori di
competenza della Pieve di S.Maria di Civita da un lato e quelli di S.Giovanni
Battista presso Attiggio dall'altro.
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Ponte
dell'Aèra
(XIII-XV
secolo) |
6- Faber
Jano
( Giano, dio dei fabbri )
Da
ultima una teoria di uno studioso umbro che anticipa la formazione del
toponimo ad un periodo pre-romano.
Recenti studi stanno
cercando di rivalutare il ruolo che le popolazioni di origine celtica
ebbero in Italia prima della
fondazione di Roma: impresa assai ardua vista la mancanza di
testimonianze scritte e la cancellazione di ogni memoria storica
avvenuta prima ad opera dei romani e poi ad opera della chiesa. In
quest'ottica può far pensare il fatto che il dio Giano (sempre lui!) era
il più antico degli dei maggiori italici e romani pur senza avere alcun
corrispondente nella mitologia greca (anche se da questa aveva ereditato
il ruolo di custode delle porte) dalla quale gran parte delle altre
divinità proveniva.
Possibile fosse autoctono? Oppure proveniva da
un'altra cultura preesistente?
E' ormai appurato che popoli di origine celtica staccatisi dai Galli Senoni, sarebbero giunti
nell'alta valle dell'Esino intorno al IV secolo a.C., cioè
durante l'età del ferro, seguendo la cosidetta via del ferro che
da Senigallia li avrebbe poi condotti fin nel ternano. Le tombe celtiche
rinvenute presso Moscano e forse altre tracce sarebbero una testimonianza della loro
presenza in zona. Lo studio dei toponimi effettuato dal prof. Piero
Bocci include Fabriano in quella scia di nomi che questi popoli
avrebbero lasciato dietro di sé e che avrebbero appunto una derivazione
da lingue centro-europee: così da eisen (=ferro in umbro
antico e in tedesco ancora oggi) verrebbero Jesi, il fiume
Esino, Assisi, Valenzia presso Terni...; e da
Ianus (Giano!) Fabriano, Torgiano,
Marsciano, Paciano...
Senza
dubbio anche questa teoria andrebbe approfondita.
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Museo
Archeologico Nazionale
delle Marche -
Elmo di origine celtica
rinvenuto a
Filottrano (An)
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A
conclusione di quanto sopra detto, se non interverranno scoperte
archeologiche o riscontri documentati che con certezza facciano pendere l'ago della bilancia per
una o per l'altra possibilità, difficilmente si riuscirà a squarciare
il velo di mistero che sta dietro all'origine del vocabolo Fabriano e comunque la
discussione, che già ha tenuto impegnati gli studiosi fabrianesi per
secoli, continuerà a farlo anche negli anni a venire.
BIBLIOGRAFIA
P.Rossi in
"L'Azione" ott 1998
P.Rossi in "L'Azione" feb 2005
F.Uncini in
"L'Azione" mag 2003
P.Giuseppetti,
"Le origini di Fabriano", Fabriano 1997
R.Sassi, "Una lettera inedita dell'accademico Montani", Fabriano 1928
R.Sassi, "L'arme di Fabriano", Fabriano 1928
F.Montani, "Lettere su le origini di Fabriano", Fabriano 1922
"Discorsi
sul passato"- 5°quaderno Archeoclub - Fabriano 1994
D.Pilati, "Storia di Fabriano dalle origini ai giorni nostri", Fabriano 1985
A.Ancillotti
"L'idronomo Giano" convegno "Gli antichi umbri e i padri attidiati", Fabriano 19 novembre 2021
S.Calabresi, "Giano: la divinità bifronte", in Acam.it
P.Bocci, "I Naharki fondatori di Roma", Terni 1997
E. Notarantonio "Carsulae" in Agphapress.it
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