Ex
Monastero di
Santa
Caterina da Siena
di Aldo Pesetti
A metà della salita che congiunge Piazza Garibaldi con
Piazza Quintino Sella si trova questo articolato complesso. Sembra che
già nel 1273 fosse qui una casa religiosa benedettina, quel S.Angelo
in fossis il cui nome è menzionato in un atto notarile redatto dal
notaio Budusello. E’ comunque sul finire del XV secolo, forse per
volontà della Beata Rufina da Ascoli, che vi entrarono le monache
domenicane.
Sebbene tra il 1492 e il 1495 le religiose chiesero ed ottennero dal
comune concessioni e sussidi per la fabbrica dei locali, nel 1508 la
chiesa non era ancora compiuta.
Non passarono comunque molti anni che furono promossi
altri importanti ampliamenti: si era infatti ritirata qui a vita
religiosa, insieme alla figlia, donna Montanina Ottoni, ultima erede dei
signori di Matelica. Stessa donna Montanina fu poi acclamata dall'intera
comunità fabrianese "mater patriae" per aver istituito nella
città della carta il primo Monte di Pietà (1534).
Nel XVIII secolo il De Vecchi riferisce che il monastero era “dotato
d’ogni comodità” e che era capace di ospitare oltre 60 tra monache ed
educande. Tra le abitatrici che vissero tra queste mura, il luogo fu
appunto importante educandato femminile, sono ricordate
giovani nobili fabrianesi, quali la poetessa Maria Stelluti, ma anche
Clorinda Spontini, sorella del noto musicista Gaspare, e probabilmente
una nipote dell’importante organaro veneziano Gaetano Callido. Passate
le due soppressioni del 1810 (durante la quale fu trafugata una tela del
De Magistris) e del 1861, venne il 1904. E’ in quest’anno
che le 15 velate, essendo venuta meno la presenza nella vicina chiesa di
Santa Lucia dei sacerdoti domenicani che provvedevano alla loro cura
spirituale, dovettero partire per Bologna con l'incarico di ricostituire
la dispersa comunità di Sant'Agnese, primo cenobio femminile dell'ordine
fondato dallo stesso San Domenico nel XIII secolo.
Molto fu fatto dal clero e dalla gente di Fabriano per
evitare la partenza delle monache, in gran parte figlie di questa terra,
ma inutilmente; portavano via con sé alcune
reliquie: il corpo della B. Rufina, il crocefisso di S. Leonardo da
Porto Maurizio e, soprattutto e con grande dispiacere di tutti, la
miracolosa immagine della Madonna delle Lacrime, oggi nuovamente venerata a Fabriano nella chiesa Cattedrale. L'effige della vergine, tanto cara ai
fabrianesi che vistala più volte lacrimare e memori dei vari miracoli
compiuti per sua intercessione, viene ricordata, oggi come un tempo, ogni 24 Maggio.
Nel 1914, per interessamento tra gli altri di Prudenza Miliani, furono
chiamati dal vescovo Cassulo tre fratelli di N.S. della Misericordia
provenienti da Roma che ripopolarono questi spazi accogliendovi numerosi
giovani: era nato il “Ricreatorio San Giuseppe”, luogo di ritrovo per
gruppi di ispirazione cattolica e sede del circolo “Nova Juventus”. Di
lì a poco però, era il 1924, i religiosi, e con essi le attività in
favore dei ragazzi, si trasferirono nei più ampi locali del Collegio
Gentile in via Cavour. Non avendo più una destinazione, l’edificio di
via Damiano Chiesa sarà poi venduto a privati; dopo un lungo periodo di
abbandono, grazie anche ai finanziamenti per la ricostruzione seguiti al
terremoto di Marche e Umbria del 1997, lo stesso è stato oggi trasformato
in complesso abitativo.
|
Veduta del complesso
Decorazioni
della cantoria
Affresco
nella volta della chiesa
raffigurante S.Caterina da Siena
L'icona della
Vergine delle Lacrime
(sec.XIV)
oggi nella Cattedrale
di Fabriano
La cappella dove fino al 1904 si
conservava la miracolosa immagine
|
BIBLIOGRAFIA
R.Sassi
"Chiese artistiche di Fabriano: brevi cenni storico
artistici", Fabriano 1961 R.Sassi
"Memorie domenicane di Fabriano", Fabriano 1935
O.Marcoaldi "Guida e statistica della Città e Comune di Fabriano",
Fabriano 1873
V.Benigni "Compendioso ragguaglio delle cose piu notabili
della città di Fabriano ", Tolentino 1924 M.Giovanna
Cambria "Il monastero domenicano di S.Agnese in Bologna",
Bologna 1973
Monastero
S.Agnese "La madonna delle Lacrime", Bologna 1955
|