Pinacoteca
Civica "B.Molajoli"
di Fabio Marcelli
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La collezione della Pinacoteca Comunale "Bruno
Molajoli", ed in particolare per quello che concerne le opere
d’arte medievale, rappresenta un esempio quanto mai intrigante per
poter ammirare e valutare appieno, senza fratture di continuità -
naturalmente alla luce delle testimonianze ancora visibili - i momenti
caratterizzanti della cultura plastica e figurativa
Questa riflessione, invero, non intende essere un
facile sfoggio campanilistico, considerato che potrebbe stimolare
anche pensieri di opposta natura, perché, in special modo per i cicli
ad affresco, la soluzione ad un ricovero forzato e decontestualizzante
dell'integrità espressiva dell'opera, secondo quanto avviene nella
musealizzazione, costituisce spesso una extrema ratio per
recuperare e conservare il salvabile mentre altri centri, magari con
collezioni pubbliche di più modesto respiro, possono indubbiamente
vantare una condizione maggiormente privilegiata del patrimonio in
loco. |
Approssimandoci alla visita di queste sale si dovrà
perciò, giocoforza, valutare le opere con l'occhio di chi, chiamato a
viaggiare idealmente nella dimensione spazio -temporale, cerca non
solo di cogliere quanto è stato espresso dagli artisti, ma
soprattutto di utilizzare queste testimonianze quale indispensabile
viatico 'antologico' - mi si perdoni la semplificazione - per
approfondire la visione di quanto i monumenti cittadini offrono ancora
ad 'esploratori' certamente più consapevoli.
Questa introduzione intende perciò proporre uno
strumento in grado di orientare più specificatamente il lettore, o
meglio, il visitatore, lungo alcuni aspetti della realtà politica,
sociale e culturale cittadina durante l' 'età di mezzo', un proposito
che necessiterebbe una più ampia mole di interventi specifici, ma che
in questo frangente intenderemmo sviluppare come una riflessione a
'volo libero' sugli orizzonti tracciati dalle suddette problematiche
culturali iniziando, naturalmente, dagli albori costitutivi dell' unità
territoriale.
MADONNA COL BAMBINO, S. MARIA MADDALENA, S.
GIOVANNI EVANGELISTA,
S. BARTOLOMEO, S. VENANZIO.
Tempera su tavola cuspidata (pentittico)
Allegretto di Nuzio
Al centro, la Vergine tiene sulle braccia il Bambino,
nella cuspide è visibile Cristo crocifisso.
All'estremità sinistra S. Maria Maddalena con il vaso
dell' unguento nelle mani, nella cuspide, S. Antonio abate. Segue poi
S. Giovanni Evangelista che mostra un libro aperto, sul quale sono
scritte le parole iniziali del Vangelo di Giovanni: "IN
PRINCIPIO ERAT VERBUM ET VERBUM ERAT APUT DEUM ET DEUS ERAT VERBUM HOC
ERAT", nella cuspide, la Vergine dolente con le braccia aperte al
cielo.
A destra della tavola centrale, S. Bartolomeo solleva
nella mano il coltello, nella cuspide, l'Evangelista dolente. Segue
poi S. Venanzio che stringe nella mano la bandiera bianca e rossa,
nella cuspide S. Caterina d'Alessandria con in mano la palma del
martirio.
DORMITIO VIRGINIS
Antonio da Fabriano
Documentato dal 1448 al 1480 ca.
Dipinto a tempera su tavola centinaia
La Vergine morta, distesa sul letto, è circondata
dagli Apostoli, tra loro, Tommaso si volge a raccogliere la cintola
scesa dall'anima della Vergine, sollevata in cielo da sei angeli.
Attribuita ad Antonio dal Perkins, Zeri vi notò
l'influenza dell'arte fiamminga, inedita attraverso i pittori
dell'Italia meridionale, come Colantonio. Successivamente De Marchi
v'individuò anche i primi contatti con Girolamo di Giovanni,
soprattutto nella composizione dei marmi. Lo stesso studioso ha
spiegato l'originale sagomatura della tavola in funzione della
destinazione per un arcosolio.
La tavola, insieme al San Girolamo di Baltimora, è
l'opera di più stretta derivazione fiamminga, come già sottolineato
dal De Marchi, il quale invita a considerare la formazione di questo
pittore in rapporto al suo soggiorno genovese del 1448, dove potè
ammirare le tavole dell'olandese Van Eyck e del provenzale Barthelemy
d'Eick.
MARTIRIO DI S. STEFANO
Manifattura fiamminga fine XVI secolo
In alto, coronata da un fondale di montagne, è
visibile una città, dalla quale parte il corteo che conduce S.
Stefano, in testa al gruppo con le mani giunte in preghiera, al luogo
del martirio.
In primo piano il Santo in ginocchio, con lo sguardo
proteso verso il cielo, viene lapidato da quattro armigeri, mentre un quinto è intento a raccogliere altre pietre. Davanti al Martire una
donna con le braccia aperte è pronta ad accoglierne il corpo. Sulla
sinistra un gruppo di cinque giudici a cavallo osservano l'esecuzione.
La cornice è decorata con la rappresentazione dei
quattro elementi, simboleggiati sulla fascia superiore da un gruppo
d'uccelli in volo d'aria, da pesci, sirene e tritoni d'acqua in
quell'inferiore, mentre ai lati sono visibili a destra delle fiamme
(il fuoco), ed a sinistra, leoni, cerbiatti e altri animali, inseriti
in un paesaggio agreste da terra. Negli angoli inferiori Nettuno a
sinistra e Flora a destra. separano l'acqua dalla terra e dal fuoco.
I tre arazzi dedicati agli Atti degli Apostoli, tessuti
nelle Fiandre verso la fine del XVI secolo, sono stati studiati dal
Molajoli che ne rilevò le corrispondenze con la seconda serie
d'arazzi del Vadcano, tessuta dalla manifattura di Pieter Van Aelst a
Bruxelles tra il 1515 e il 1519. La Langhi Martini datando gli arazzi
alla fine dei Cinquecento considerò l'influenza dei cartoni
raffaelleschi della suddetta serie, mediata attraverso Tommaso
Vincidor, alla cui mano risalirebbero i cartoni degli arazzi
fabrianesi.
PIETA'
Maestro dei Beati Becchetti
Seconda metà del XlV secolo
Statua lignea
La Vergine seduta tiene sulle gambe il corpo esanime
di Cristo, coperto da un lungo perizoma.
MADONNA COL BAMBINO (1498)
Bernardino di Mariotto
Perugia, notizie dal 1497-1566
Formatosi a Perugia nell'ambiente di Fiorenzo di
Lorenzo, collabora nel 1497 con Lorenzo d'Alessandro, rilevandone
anche la bottega sanseverinate fino al 1521 quando ritorna nella città
natale. Influenzato nel periodo della sua maturità dall'arte del
Crivelli, dei Boccati e dei Perugino, tra le sue opere sanseverinati
ricordiamo il gonfalone per il Duomo (1509), la pala per San Domenico
(1512) e altre nella Pinacoteca.
Opere dell'artista sono visibili anche nella Galleria
Nazionale dell'Umbria di Perugia, nel museo di Boston e nella Walters Art
Gallery di Baltimora.
Tempera su tavola
Il Bambino in piedi sulle ginocchia della Vergine,
benedice con la destra mentre nella sinistra mostra il modellino del
paese di Bastia. Ai lati due angeli, sul fondo è teso un drappo.
Nella parte inferiore l'iscrizione BELARDINUS DE PERUSIA. PINSIT.
1498.
CROCIFISSIONE
Maestro di Fossato
Attivo nella prima metà del XV secolo
Pittore operoso in Umbria tra la fine del XIV secolo e
l'inizio del successivo, tra le sue opere ricordiamo gli affreschi in
Santa Maria della Piaggiola a Fossato di Vico, in Santa Maria in
Campis a Foligno, nella parrocchiale di Grello, nonché il polittico
nella Pinacoteca di Gualdo Tadino.
Tempera su tavola cuspidata
Il Cristo, in Croce coperto da un perizoma, è
circondato da cinque angeli dolenti in volo, di cui tre raccolgono il
sangue nelle coppe. Infisso nella Croce è visibile un albero, sul
quale è appollaiato un pellicano che si squarcia il petto per nutrire
i figli nel nido. Inginocchiata in terra, S. Maria Maddalena si
aggrappa al sacro legno, mentre ai lati di Gesù stazionano la Madonna
sorretta dalle pie donne e S. Giovanni Evangelista, quest'ultimo
affiancato da S. Lorenzo, che a sua volta è caratterizzato dalle
lingue di fuoco sotto i piedi.
PROCESSIONE
Ignoto marchigiano del XIV secolo
Affresco riportato su telaio
Frammento d'affresco raffigurante una
processione, aperta da un laico, seguito da cinque coppie di
religiosi, ognuna appartenente ad un ordine diverso e regolata secondo
l'ordine gerarchico delle precedenze: si riconosce un rappresentante
delle magistrature comunali, probabilmente il podestà (da notare il
particolare dello sperone), seguito da monaci benedettini e dalla
congregazione benedettina degli Ospitalieri di Santo Spirito, mentre
non è identificabile con certezza la croce azzurra stilizzata,
visibile sulla tunica bianca dei monaci seguenti (forse Camaldolesi).
Chiudono la processione i frati francescani e gli eremitani di
Sant'Agostino. Lo sfondo è costituito da una decorazione con motivi
geometrici.
Un affresco proveniente dal convento di
Sant'Agostino e citato sempre come Monaci agostiniani in preghiera, fu
identificato dal Colasanti come prodotto locale di derivazione
assisiate, osservazioni confermate poi da Van Marle e Serra, seguiti
dal Molajoli che ne dette una lettura in rapporto all'arte dei pittori
giottesco-riminesi attivi in città, mentre Scarpellini rimarcò
ulteriormente i rapporti con l'arte assisiate. Concordiamo con la
letteratura qui presentata, ribadendo la derivazione di questo modesto
pittore dalla bottega attiva nelle Cappelle Gotiche della chiesa di
Sant'Agostino, anche se l'artista dovette operare in un momento appena
più tardo rispetto alla realizzazione di questo cantiere, e quindi
entro la prima metà del quarto decennio del Trecento, infatti non è
dato ravvisare la sua mano nella bottega che lavorò all'interno della
chiesa. Un termine ultimo di riferimento storico è comunque
rappresentato dalla partenza da Fabriano degli Ospitalieri (presenti
nel dipinto) avvenuta nel 1342.
MADONNA COL BAMBINO, S. LUCIA, S. CATERINA D'ALESSANDRIA,
S. EMILIANO
Maestro di Sant'Emiliano
Affresco riportato su telaio
Attivo nella prima metà del XIV secolo
La Vergine è seduta su un trono con intarsi
cosmateschi ed allatta il Bambino. Dietro al trono due angeli
sollevano un drappo decorato. A sinistra S. Lucia mostra nella mano i
bulbi oculari, mentre a destra S.Caterina stringe la palma del
martirio. Accanto ad essa S. Emiliano, coperto dal piviale decorato e
con la mitra sul capo, solleva la mano in gesto benedicente, mentre
nella sinistra stringe il pastorale. L'affresco era completato da un
altro santo vescovo (Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia).
Lo sfondo è costituito da un inserto architettonico
decorato con motivi cosmateschi; il dipinto è delimitato
superiormente da una colonnina tortile cava mentre nella fascia
inferiore compare un'altra decorazione a motivi geometrici.
MADONNA COL BAMBINO, S. NICOLA DA BARI,
S.GIOVANNI EVANGELISTA, S. GIOVANNI BATTISTA, S. VENANZIO
Francescuccio di Cecco Ghissi
Notizie fíno al 1374
Allievo di Allegretto Nuzi, della sua
attività iniziale restano alcune opere firmate a partire dalla
Madonna dell'Umiltà del 1359 e, tra le altre, le tavole nella chiesa
di Sant'Andrea a Montegiorgio (1374) e nella Pinacoteca di Fermo.
Del periodo iniziale va segnalata la
collaborazione con il Nuzi nei laterali del trittico con
l'incoronazione della Vergine (Southampton,Civic Art Gallery), nonché
altri impegni decorativi nella bottega dello stesso, negli affreschi
di Santa Lucia e della Cattedrale
Tempera su tavola cuspidata (pentittico)
Nello scomparto centrale è visibile il
busto della Vergine mentre tiene in braccio il Bambino. Negli
scomparti laterali S. Nicola benedicente stringe il pastorale nella
mano sinistra, S. Giovanni Evangelista mostra invece un libro. Accanto
S. Giovanni Battista in gesto d'invocazione stringe nella mano
sinistra il cartiglio con l'iscrizione ECCE AGNUS DEI, infine S.
Venanzio regge la bandiera dai colori bianco e rosso. Nelle cuspidi
sono dipinti S. Caterina, l'Arcangelo e la Madonna, la Crocifissione e
S. Antonio Abate.
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