I
Palazzi di Via Case Grandi
(Via
Balbo)
di
Pippo Rossi
All’inizio
di questa via partendo dall’incrocio con il Corso Vittorio Emanuele
II, troviamo casa: Chiavellini
– Sabatucci situata ad angolo tra la via Balbo ed il Corso. Fino
al 1997, anno del terremoto, c’era la sede della Banca del Lavoro.
Il Graziosi nei suoi appunti descrive così il luogo dove la casa in
questione è situata: “è posta da un lato la strada detta della
Piazzola dietro san Venanzio, dall’altro lato la strada e questo
lato riguarda la porta della chiesa di san Filippo e fa cantone, dal
terzo la casa che dà a nolo i PP. Gesuiti, dal quarto la casa della
signora Bernardina Piccinini et altri lati”. L’attuale aspetto
architettonico risale al 1820.
Proseguendo
lungo la salita del Seminario, subito dopo le antiche mura del
Castello de Poggio che delimitano il cortile dell’ ex seminario,
troviamo il Palazzo Saraceni:
sede della Banca di Roma così
il Graziosi: “La casa della signora Bernardina Saraceni è posta
nella via suddetta (n.d.r.
Balbo, o Case Grandi, o Armanni o dei Gesuiti, o Isaia) dirimpetto
all’ortaccio (n.d.r. odierna piazza delle Cocce), vicolo chiuso della
casa del signor Onofrio Corradini, dal terzo l’orto dei P. Gesuiti,
dal quarto la casa del detto signore Onofrio e la casa del signor
Nicolò Simoncelli ( attuale cinema Montini).
Al
piano superiore della casa Saraceni, con entrata sul vicolo chiuso
sopradetto, fino al 1966, c’erano le abitazioni di Umberto Spacca,
al quale subentrò l’insegnante Domenica Rossi, di Domenico Mariotti,
il popolare Mimmo, suonatore di Grancassa nella Banda Cittadina e voce
da basso nella “Schola Cantorum” di san Venanzio e nel coro “
Santa Cecilia”. Ora tutto il fabbricato è occupato dagli uffici
della Banca di Roma.
La
casa del Signore Can.co
Marchetti è posta: “ da un lato la via suddetta (attuale via
Balbo n.d.r,), dal secondo il vicolo
sotto la casa del signor conte Giovanni della Genga, dal terzo
il vicolo detto “Porta Rotta”, dal quarto il vicolo che esiste in
mezzo a Porta Rotta et è la casa che stà nell’isola” ( n.d.r.
cioè la casa è isolata non avendo alcun muro in comune con altre
case).
La
casa della signora Beatrice del
Grillo: è posta nella suddetta via (via Balbo) da un lato(n.d.r.dirimpetto
alla casa del signore Nicola Simoncelli odierno Montini), dal secondo
il vicolo del ponte, dal terzo il vicolo che va verso san Venanzio, il
quarto il vicolo dove è l’immagine del salvatore su un muro et
è casa che sta in isola.
La
casa in questione, di proprietà della famiglia Bartolini è passata
in eredità alla Curia Vescovile L’immagine del Salvatore che il
Graziosi menziona nei suoi appunti, ancora oggi si può vedere sulla
punta di un arco acuto della casa che fu dei Mei e dal 1980 di Giorgio
Cardinaletti, si tratta di una pietra rettangolare dove c’è inciso
un agnello simbolo del Salvatore (Ecce Agnus Dei) con un bandiera,
stemma dell’arte della lana. Proprio davanti a quest’arco fino
agli anni trenta c’era la stalla dove Magnasego (soprannome che i
fabrianesi avevano dato a Bartolini il proprietario del Palazzo)
teneva il cavallo che gli serviva per esercitare il mestiere del
vetturino, il tassista di oggi. C’è ancora chi si ricorda di aver
veduto il cavallo uscire dalla stalla seguito dal padrone ed andare
all’osteria di Spippa a bere un bicchiere di vino: sia il vetturino
sia il cavallo, iniziando così corroborati il lavoro .
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Un portone
di Via Balbo
Cortile di
Palazzo Possenti
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Palazzo Montini
Di
seguito alla casa di Beatrice del Grillo, davanti
alla casa che fu del canonico Marchetti, Pasquale Montini,
costruì nel 1854 un palazzo, ampliando una casa che ancor oggi mostra
sul lato prospiciente via fogliardi vestigia medioevali. Questo
palazzo fu la sede delle distillerie Montini, dove in appositi locali
situati nelle cantine e a pianoterra venivano fabbricati e conservati
i liquori. Pasquale Montini costruì, nel luogo dove c’era la casa
del signor Simoncelli, anche un piccolo teatro con annesso un circolo
di divertimento. Il teatro, sostituì il Camurio, incendiato nel 1863,
fino a quando il nuovo teatro, che prese il nome di “Teatro
Gentile” non fu inaugurato con l’opera di Giuseppe Verdi
“Aida”.
Il
palazzo in questione,
occupa un area situata tra due vie: Via della Case Grandi, attuale via
Balbo, e via dell’Aquila attuale via Fogliardi. Intorno al 1930,
tutto il complesso venne venduto a porte chiuse, cioè con tutto
quanto all’atto della vendita si trovava all’interno. Il piano
comprendente il salone dove avveniva la degustazione dei liquori, con
le pareti affrescate da scene di vita giapponese opera di Luigi,
figlio di Pasquale venne
adibito a sede del partito fascista, il piano superiore ed i locali a
pianterreno situati su via Fogliardi vennero affittati a Giuseppe
Grappa, In questi locali il Grappa produceva liquori: mistrà,
anisetta, brandy, e bibite, come
g e aranciate. Subito dopo la guerra i locali che erano stati occupati
dagli uffici del partito nazionale fascista, furono occupati dal
Partito d’Azione e in seguito dal Partito Socialista Italiano che il
sabato sera e la domenica pomeriggio nel salone sopradetto organizzava
trattenimenti danzanti. Ora il tutto ha subito una trasformazione
radicale: il piano nobile, chiamando così quello nel quale c’è il
salone, è stato ristrutturato ed adibito ad
uffici, a pianterreno dove c’era la distilleria di Giuseppe
Grappa, ora ci stanno i fiori di Anna la fioraia per antonomasia,
degna allieva di Teresa Pallucca.
La parte del palazzo che guarda via Balbo, a pianterreno dove c’era la distilleria, vera e
propria e la vendita dei liquori,
fino agli anni 60 c’era l’ingrosso di generi alimentari
gestita da Storani e Inzoglia, poi da Inzoglia – Ricciutelli. Oggi i
locali vengono restaurati, così come qualche tempo fa sono state
ripulite e restaurate le vaste cantine, compresa quella di via
Fogliardi, dove fino al 1955 il fornaio
Ugo Rossi teneva le fascine che servivano a scaldare il forno,
di cui era il proprietario.
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Palazzo
Della
Genga
Questo
palazzo è situato” nella suddetta strada che va ai PP.
Gesuiti(antica via delle case grandi e attuale via Balbo); Sopra la
porta grande di esso vi è la ringhiera di ferro con bella facciata
scialbata a bianco Appartenne
alla famiglia della Genga che lo costruì sulle rovine di un vecchio
palazzo e dove presero presero stabile dimora in città. Nel 1724,
stando a quello che riferisce il Graziosi nei suoi appunti
tomo VII, vi abitava il conte Giovanni della Genga.
Alla morte del conte venne
lasciato in eredità al conte Roberto della Genga che a sua volta
lasciò alla nipote
Costanza Vitelli, nella cui casa di Città di Castello nel 1763
il conte era morto. Il
cardinale Annibale della Genga, che venne eletto pontefice il 23
Settembre 1823 assumendo il nome di Leone XII, al fine di ricostituire
tutto o quasi il patrimonio dei della Genga, comprò da Costanza
Vitelli tutti i beni che il conte Roberto le aveva lasciato, compreso
il palazzo di Fabriano. Dopo varie vicissitudine,
la proprietà del Palazzo passò alla famiglia Censi che vi
abitò fino al 1988. anno in cui alcuni fabrianesi lo fecero
restaurare dalla impresa Carnevali. Durante l’accurato restauro
furono messe in luce luce
due belle logge del 1400 poste
una contro l’atra ed altri interessanti scorci architettonici, come
la fontana addossata ad un muro del cortile, le ampie cantine con il
locale dove veniva conservata con la paglia o la segatura la neve che
serviva al mantenimento delle derrate alimentari durante i mesi
estivi, il locale veniva chiamato “Nevaio”. Oltre la famiglia
Censi vi abitò
l’avvocato Marco Gabrielli con la sua famiglia:
il figlio, Ettore, dottore specializzato in
otorinolaringoiatria in seguito, dopo aver aperto uno studio medico a
Roma vi si trasferì con tutta la famiglia.
Fino al 1946 vi abitò pure il maestro Italo Carloni morto
centenario a Cerreto suo paese natale. Fu anche sede dell’ufficio
d’Igiene diretto dal dottor Alberto Gamberoni. Questo palazzo
riveste un’importanza notevole in quanto Annibale della Genga da
fanciullo lo frequentò spesso. Il
palazzo in questione è separato da un vicolo cieco, dalla casa che fu
del Signore Can.co Marchetti. Mentre
dall’altro lato è separato da un altro vicolo chiuso con
ponte dalla casa appartenente
ad un rampollo della famiglia Ronca. Questa casa in seguito venne
trasformata in locanda all’insegna “ Dei tre Mori”. Attualmente
è è un’abitazione privata e dove un tempo c’erano le sale da
pranzo ora c’è il locale facente parte della palestra” Gymnasium”
diretta da Caporali.
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Palazzo
Della Genga |
Palazzo
Stelluti–
Moscatelli
Appartenne
alla nobile famiglia Stelluti – Ambrosi,
Forse in questo palazzo nacque Francesco , il celebre
letterato, ricercatore e fondatore dell’accademia dei Lincei. Il
palazzo in questione si trova con un lato su via del Corso Grande, ha
un fianco attaccato al palazzo Ronca o locanda dei “ Tre Mori”. La
facciata, con balcone, guarda sulla piazzetta o largo dove convergono; Via
Fogliardi ( un tempo via Aquila ), via Mamiani , e via Balbo o delle
Case Grandi, l’altro fianco con il Palazzo Corradini - Furbetta..
Nel 1910. il palazzo in questione venne acquistato da Ernesto
Moscatelli, noto imprenditore di Fabriano con ufficio a Roma, che
in principio abitava nella casa dove in seguito abitò la
famiglia Paternesi, situata sul Corso Grande davanti al Palazzo
Fornari. Le numerose stanze interne vennero abbellite con affreschi,
marmi e vennero chiamate: Sala Pompeiana
ad imitazione delle sale che sono state scoperte durante gli
scavi di Pompei, sala turca, ottogonale, con un caratteristico
lampadario libico, salone d’onore con un camino del
quattrocento e mobili delle stessa epoca (imitazione),
appartamento per gli ospiti con loggia che si affaccia sul cortile,
All’ultimo piano, c’era l’appartamento del commendator
Moscatelli con la sala rossa (le pareti erano rivestite di damasco
rosso), la sala gialla o di san Giorgio, con il soffitto affrescato
dal Giunti noto artista fiorentino
del novecento , con san Giorgio che uccide il drago,tutto l’aaredo
fu acquistato da una nobildonna russa in esilio a Roma. il professor
Ivo Quagliarini, celebre intagliatore fabrianese, caposcuola di alcuni
intagliatori fabrianesi,
fu l’artefice, con i suoi allievi, di quasi tutti i mobili
che aaredano le varie stanze. Una menzione a parte merita la cappella,
dove troneggiava una copia fedelissima, eseguita dal Giunti, della
tavola del Gentile “Adorazione dei Magi” del Gentile. Questa
tavola venne acquistata per cinquecento lire dal comune nel 1946,
e fino al settembre del 1997, era appesa alla parete di fondo
della sala consigliare, ora priva
della ricca cornice sta nel deposito di san Domenico in attesa di una
degna collocazione. Nella stanza, situata in fondo al salone
d’onore, adibita a biblioteca c’era
la raccolta di documenti antichi e pergamene, raccolti
dal celebre
archivista Mons. Aurelio Zonghi, questa venne acquistata dal
Moscatelli che a sua volta la vendette al comune che la costudisce
nell’ archivio storico annesso alla biblioteca comunale. In questo
palazzo, furono ospitati personaggi famosi del mondo lirico, uno fra
tutti, il celebre tenore Beniamino Gigli che per ben due volte a
distanza di cinquant’anni fu ospite del Moscatelli appassionato
anfitrione della stagione lirica di Fabriano. La prima volta il Gigli
si affacciò dal balcone e cantò qualche brano d’opera per i
fabrianesi che gremivano la piazzetta, la seconda volta il celebre
tenore oramai ritiratosi dalle scene, dopo aver ricevuto il premio Fabriano, riservato agli artisti famosi, si affacciò
solo al balcone, come per ricordare la sua prima apparizione nel 1927.
Il 1955 fu per lo sport fabrianese
l’inizio del Basket: L’A.S.U.F. l’associazione studenti
universitari fabrianesi, che aveva sede nel primo piano del Palazzo,
cominciò ad organizzare il torneo estivo di pallacanestro tra i bar
cittadini più importanti: bar centrale, bar Ideale, Bar Roberto e bar
della nave, fu l’inizio e siccome da cosa nasce
cosa, venne costituita una società sportiva con sede nel
palazzo Bartolini in via Balbo. A pianterreno, negli ampi locali una
volta adibiti a magazzeni, che nel dopoguerra vennero affittati a
Poeta per la trasformazione del vino in spumante,
l’erede Titti in società con Franco Rosei, ci ha impiantato una attrzzata palestra che ha chiamato “GYMNASIUM”,
che inseguito ha ceduto al signor Caporali.. Ora il complesso
gravemente danneggiato dal terremoto del settembre 1997, è sottoposto
a ristrutturazione,
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Palazzo
Corradini e Palazzo Bargagnati
La
casa della Signora Caterina
Corradini è posta dirimpetto alla fonte di San Domenico da una
facciata e l’altra faccia riguarda la strada che va verso i Gesuiti
(via delle Case grandi, attuale Via Balbo), il terzo lato la casa del
signore Can.co Lucci e dal quarto la casa del signore Angelo Bianchi.
La casa,
così descritta dal Graziosi nel
tomo VII dei suoi appunti per una storia di Fabriano,
nei primi anni del
novecento è stata
acquistata dal dottor Furbetta. Nel dopoguerra la facciata è stata
ristrutturata alterandone le linee originali con l’apertura di
bifore al posto delle finestre originarie, non in sintonia con lo
stile della casa risalente
al seicento inoltrato. La struttura interna invece non è stata
modificata. Interessante è lo scalone che molti fabrianesi hanno
salito per andare nel laboratorio demtistico
dal bravo odontotecnico di origine ungherese Fabriscki .per
farsi applicare la protesi dentaria. Fino al 1950 a Fabriano c’erano
solo due dentisti: il dottor Carloni e
il sopradetto Fabriscki laureato
in Ungheria, la cui laurea però
non venne riconosciuta in Italia, per cui fu costretto ad esercitare
come odontotecnico, ma all’occasione cavava anche i denti. Nella piazza di san
Domenico si affaccia anche la casa
o il palazzo, come
oggi si suole chiamare, del signore capitano Silvestro Bargagnati .
Seguendo ciò che il Graziosi scrive nei suoi appunti, questa è posta
dirimpetto al detto fonte (di san Domenico) (1). Tutta la facciata
biancha con stucchi alle finestre da un lato, dal secondo il vicolo
che va a Campo Fiore(2), dal terzo la strada che va alle monache di
Santa Caterina ( Via della Portella attuale via Damiano Chiesa), dal
quarto la casa del quondam ( defunto) Girolamo Angeletti..
In
questo palazzo videro la luce alcuni personaggi
molto noti a Fabriano come Monsignor Silvestro Bargagnati , il
notaio Enrico Bargagnati ed ultimo Monsignor Pietro Bargagnati
canonico e parroco per
oltre cinquant’anni della cattedrale di san Venanzio, molti
fabrianesi ancora lo ricordano quando nei rigidi mesi invernali
avvolto nel suo mantello entrava nel forno di Felice Rossi
situato in via Fogliari per farsi riempire lo scaldino d’
argento che teneva sotto
l’ampio mantellocon il fuoco e cinicie ( cenere con residui di
carbonella) che gli serviva per riscaldarsi una volta che sedeva nel
suo ufficio, privo di riscaldamento, situato a pianterreno nel
chiostro di san Venanzio Martire. Quando nel 1861, con la legge
Valerio, i monasteri ed i conventi vennero requisiti dalla Stato
Italiano, i padri domenicani vollero
conservare il loro archivio portandone il materiale in parte in Ancona
nel loro convento situato in piazza del Papa, ed in parte, le
pergamene, ( 207 circa) , sono state date in consegna alla famiglia
Bargagnati, questo prezioso mmateriale, stando a quanto scrive il
Sassi nella prefazione del regesto :” Le pergamene
dell’archivio domenicano di Santa Lucia in Fabriano” fino
al 1935, anno in cui l’esimio professore le ha consultate per farne
il regesto, erano “con diligenza conservate”, come voglio sperare
lo siano ancor oggi.
Note:
1) La fontana di san Domenico
in origine era collocata sotto il livello della piazza, per motivi di
comodità ossia per far abbeverare le bestie che entravano in città
attraverso la porta del Piano, e per permettere alle donne del Piano
di lavare i panni, La fontana attuale è stata costruita ex novo su
disegno dell’ingegnere Domenico Rossi sulla fine del 1800.
2)
Campo di Fiore: così viene
collocato dal Sassi nel suo” Stradario Storico di Fabriano”:
“Largo in fondo ai vicoli del Piano, di fianco alla muraglia che
cinge l’antico orto del monastero di santa Caterina da Siena…”.
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