Antiche Piantine di Fabriano
di Raffaele Roncalli Amici
Dal punto di vista cartografico le piante antiche di Fabriano, a
differenza di altre città marchigiane come Ancona, Fano e Camerino, non
sono numerose; sarebbero solo quattro. Se però il numero non è
rilevante, in compenso, le piante fabrianesi sono caratterizzate da una
squisita fattura. E' interessante far notare come lo spunto per la
creazione della prima pianta su carta derivi da una
pittura di Domiziano
Domiziani (1530 c. - 1610 c.) eseguita nel secolo XVI. Questa pittura,
conservata (fino al terremoto) nella chiesa di S.Lucia, venne eseguita a
ricordo della vittoria di G.B. Zobicco conseguita ad Albacina nel 1519
contro le milizie di Leone X. Il quadro raffigura due beate (Bianca e
Rufina) mentre pregano per porre Fabriano, rappresentata da un'originale
pianta prospettica, sotto la protezione della Vergine dell'Umiltà. Il
Domiziani fu un pittore, come dice il Sassi (1958) "molto fecondo, di
fama discreta se non di merito insigne assai stimato da alcuni, depresso
da altri". Coloro che hanno "depresso" il Domiziani lo hanno fatto dal
punto di vista pittorico, trascurando di prendere in considerazione
altri fattori come il movente storico, ed anche l'originalità e la
fedeltà topografica della pianta di Fabriano evidenti nel quadro della
chiesa di S.Lucia. Circa un secolo più tardi due fratelli pisani,
Michele e Giacomo Buti arrivarono a Fabriano. Il primo, Michele, era un
architetto e scultore, l'altro, Giacomo, scultore. Michele si fermerà
definitivamente a Fabriano dove nel giro di alcuni anni fu responsabile
per la ricostruzione delle chiese di S.Nicolò (1626) e S.Filippo e per
la costruzione del soffitto di S.Luca (1634), dell'organo dell'Oratorio
della Carità, e in cooperazione con il fratello Giacomo, del coro di
S.Biagio (1642). Michele, come dice il Sassi (1958) "disegnò anche una
carta topografica della città molto nota".
Questa pianta, la prima su carta, venne disegnata dal Buti (ispirandosi
al dipinto del Domiziani), incisa a bullino da Matthaus Greuter e
pubblicata a Roma nel 1630. Il Greuter (1556?-1638), insigne incisore
originario di Strasburgo (a Roma dal 1606), è anche noto per aver
partecipato al processo illustrativo del famoso libro "Persio" del
fabrianese Francesco Stelluti, uno dei fondatori dell'Accademia dei
Lincei. Il Greuter fu anche co-autore con lo Stelluti della
Melissographia, una magnifica incisione che glorifica le osservazioni al
microscopio sulle api fatte dallo stesso Stelluti. Due bei globi - globo
terrestre (1632) e globo celeste (1636) - del Greuter possono essere
ammirati alla Biblioteca Comunale di Fabriano. Nella pianta Buti/Greuter
(una composizione armoniosa) il titolo "Fabriano terra famosiss(im)a
d'Italia" è illustrato in una striscia di carta svolazzante e la città
circondata da campi, si distende centralmente: a destra in alto lo
stemma di Fabriano; a sinistra in alto lo stemma di Papa Urbano VIII
(Maffeo Barberini) con il trigono delle Api Barberiniane; a destra in
basso la descrizione degli edifici di Fabriano; più sopra sempre a
destra la dedica della pianta a Camillo Campiglia, patrizio pisano e
conterraneo del Buti. Una copia di questa pianta, già della collezione
Annalisa Feltrinelli, veniva venduta all'asta alla Christie's di
Londra il 20 Maggio 1998.
Nel 1663 Joan Blaeu (1596-1673) pubblicava ad Amsterdam il Theatrum
Civitatum et Admirandorum, due volumi in folio, contenenti 101 vedute e
piante tra cui quella di Fabriano.
La pianta fabrianese di Bleau rassomiglia moltissimo alla stampa
Buti-Greuter; ci sono però delle varianti ben nette. Tra le più notevoli
lo stemma del Pontefice, la descrizione degli edifici e la dedica. Nella
pianta di Blaeu lo stemma del Pontefice non è più quello di Papa Urbano
VIII, bensì quello di Alessandro VII (Fabio Chigi); la descrizione degli
edifici non è più a destra bensì in basso, la dedica a Campiglia è
scomparsa; in compenso in basso a destra è raffigurato l'interno di una
cartiera probabilmente attiva nel '600-'700 con le presse e le pile
idrauliche a magli multipli necessari per la produzione della carta a
mano. Sopra il disegno raffigurante la cartiera due putti
simmetricamente affrontati reggono uno scudo intonso. Nel retro della
pianta una descrizione in latino sulla storia di Fabriano: "Fabrianum
subprimis Apennini collibus, atque adeo inter ipsos in Picenum positum
aedificatum constat hoc Sentinum veterem urbem, cujus ad sextum lapidem
reliquiae supersunt, a Longobardis eversam...".
Nel 1704-1705 Pieter Mortier anche lui di Amsterdam pubblicava una più
estesa edizione dell'atlante del Blaeu; questa volta sono quattro volumi
contenenti 318 piante (tra cui Fabriano), mappe e vedute di città
italiane. La pianta fabrianese
edita dal Mortier è simile a quella del Blaeu, eccezion fatta per
l'aggiunta nello spazio libero in basso a destra che Fabriano si trova
nello Stato della Chiesa nella Marca di Ancona. Si fa pure notare che la
pianta è venduta ad Amsterdam da Pieter Mortier. Inoltre alla base della
configurazione della cartiera si nota la scritta "J.Blaeu excud.". Il
retro della stampa del Blaeu/Mortier non contiene più la descrizione in
latino sulla storia di Fabriano.
Dopo la morte del Mortier (1711) la pianta di Fabriano (Blaeu/Mortier)
veniva pubblicata di nuovo a Graavenhagenhaage in Olanda nel 1714 da
Rutgert Christoffeln Alberts; altre edizioni venivano stampate nel 1722
e nel 1724. La pianta del Blaeu/Mortier è quella che viene generalmente
usata per illustrare pubblicazioni su Fabriano. Nel 1825 Eligio Strona,
cancelliere del censo, disegnatore, direttore d'orchestra e compositore
di musica, copiò, secondo il Sassi (1958) "la pianta di Fabriano di
Michele Buti pisano, dedicandola alla rappresentanza comunale". Questa
pianta a colori attualmente
all'archivio storico comunale di Fabriano richiama la struttura della
pianta del Buti. La dedica a Campiglia, il patrizio pisano è scomparsa;
in compenso compare lo stemma con i colori bianco e rosso; questi sono
ancora oggi i colori della bandiera della città di Fabriano. Alcuni anni
fa, detta stampa venne felicemente impiegata per la creazione di un
poster su "Fabriano - Città della Carta" da parte dell'assessorato al
Turismo del Comune. Questa è in modo sommario l'interessante storia
delle piante di Fabriano; una storia che si svolge nell'arco di circa
tre secoli e che include personaggi illustri, diverse città e due grandi
Paesi del mondo cartografico: l'Italia e l'Olanda.
[da "L'Azione", dicembre 1998]
La mappa rara
di Raffaele Roncalli Amici
Recentemente, un'altra mappa su
Fabriano ha fatto la sua comparsa in alcune pubblicazioni marchigiane.
Tale mappa, eseguita a penna e arricchita da una cornice di stile
seicentesco è unica ed invero molto bella. La pianta ha per titolo
"L'iconografia della Citta (sic) di Fabriano ridotta e disegnata nel
1826 da Bernardino Bianconi di Ferrara, Ingegnere del Corpo Pontificio.
(La parola iconografia deriva dal greco ikhnographia e significa
disegno). La mappa, in quanto dedicata "All'mo e rmo Silvestro
Bargagnati", illustre ecclesiastico cittadino, e raffigurante in alto lo
stemma nobiliare della famiglia Bargagnati, potrebbe essere appellata
"Bargagnati". Com'è noto (Pilati/Sassi, 1989), lo stemma nobiliare dei
Bargagnati, è rappresenteto principalmente da un'aquila nera coronata
d'oro e accompagnata da due stelle ai lati della corona, dettagli questi
visibili nel disegno del Bianconi. A tale proposito si dovrebbe rilevare
che lo stemma dei Bargagnati è ancora visibile sull'arcata della terza
cappella a destra della Chiesa di San Nicolò di Fabriano.
Il disegno a penna del Bianconi, che offre una planimetria del centro
storico di Fabriano, è molto innovativo e si discosta completamente da
quello usato dallo Strona, prodotto solo un anno prima, cha a sua volta
si rifaceva a quello eseguito dal Buti nel 1630. Il Bianconi, avrebbe
potuto avere una buona conoscenza di Fabriano e del suo territorio in
quanto molto probabilmente coinvolto nella preparazione del Catasto
Gregoriano, che fu poi attivato da Gregorio XVI (1831-1846) nel 1835.
Nella parte superiore del disegno del Bianconi si rileva la Porta Pisana
che si apre sulla "Strada Provinciale Clementina per Ancona e Macerata"
passante, in quel periodo, di fronte a S. Antonio fuori le Mura,
recentemente bellamente restaurato. Nella parte inferiore della mappa
s'intravede, in un'elegante cornice, un elenco di chiese aperte al culto
o soppresse, pubblici stabilimenti, piazze e strade principali. Entro
un'altra piccola cornice viene riportato l'indice delle Chiese
Parrocchiali e rispettive popolazioni per un totale di 5405 anime, così
ripartite: (1) S. Venanzo Cattedrale 1457 (città) + 478 (cortine): (2)
S. Nicolò Collegiata 956 (città) + 185 (cortine); (3) S. Biagio e
Romualdo 1550 (città) + 470 (cortine); (4) S. Benedetto 309 (città).
Nella parte destra della mappa si nota un rettifilo - allora chiamato
"Pubblica passeggiata" (presentemente viale Moccia) - oggi invece
caratterizzato dalla costante presenza d'automobili, motociclette,
biciclette, camion, autobus, alcuni dei quali gareggiano per
sorpassarsi, incuranti dei passaggi pedonali, mettendo così a
repentaglio l'esistenza dei poveri camminatori.
Da notare nella mappa la perfetta riproduzione del piano architettonico
delle chiese fabrianesi come quella di San Venanzo. L'esame del disegno
mette in luce le aree verdi dell'epoca, molte delle quali oggi purtroppo
scomparse.
Il Bianconi doveva pure essere dotato di una certa verve umoristica in
quanto nello stemma di Fabriano, effigiato nella mappa, trasformava
Mastro Marino, vestendolo con un garbo settecentesco piuttosto che del
tradizionale vestiario presente in altre raffigurazioni.
Monsignore Silvestro Bargagnati (Fabriano 1767- Roma 1836) fu una
brillante figura nel mondo ecclesiastico del tempo, oggi purtroppo quasi
dimenticata. Egli fu infatti prima priore della Collegiata di San Nicolò
di Fabriano, e poi a Roma protonotario apostolico, canonico Liberiano,
Segretario della Congregazione della disciplina e dell'immunità e
assessore della Congregazione dei Riti. Monsignore Bargagnati fu anche
un fecondo autore e - come riportarono Ramelli (1854) e Sassi (1958) -
scrisse vari opuscoli ascetici e filosofici, di polemica religiosa e
pubblicò rime inedite di Coluccio Salutati (sec. XIV). Secondo il Sassi
(1958), alcune di queste pubblicazioni furono date alle stampe sotto lo
pseudonimo di Pietro Aletino, altre sotto l'appellativo di
Bargagnati-Braccini; questo ultimo nome fu usato in quanto i Bargagnati
avevano ereditato il nome di Braccini, famiglia estintasi nel 1718. Un
bellissimo stemma che concilia i temi nobiliari delle due famiglie
Bargagnati (aquila nera) e Braccini (due braccia) è tuttora visibile nel
Palazzo Bargagnati, sito in Piazza Quintino Sella. Le pubblicazioni di
Monsignore Silvestro Bargagnati, sebbene rare, possono essere trovate in
biblioteche diocesane ed una (Epistola indirizzata a Vincenzo Massonio,
Roma, 1835) nella Biblioteca Comunale di Fabriano.
Nel 1808 Monsignore Bargagnati fece restaurare a Fabriano a sue spese la
Chiesa di San Francesco di Paola, una volta Chiesa di Santa Maria del
Piangato o Piagato (numero 32 nell'elenco del Bianconi); sempre secondo
il Sassi (1922), il Bargagnati "non alterò - sembra - l'architettura
generale dell'edificio, ma si limitò a dare forma più moderna con volte,
stucchi, intonachi e nuovi altari all'interno". Questa chiesa che, come
risulta dal disegno del Bianconi era aperta al culto nel 1826, è oggi
scomparsa; una volta, una lapide nella chiesa ricordava l'opera
caritativa di Monsignore Silvestro Bargagnati.
La rara mappa "Bargagnati" nel suo complesso è molto attraente ed
elegante e ci fa rivivere Fabriano - nella sua bellezza - ancora immune
dalle distruzioni e mutilazioni architettoniche effettuate nel XX
secolo.
[da "L'Azione", novembre 2004] |