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Antiche Piantine della Città

 

in collaborazione con RED Fotocentro-Fabriano e con il Prof. Raffaele Roncalli Amici

 

Domiziano Domiziani

XVI sec.

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Buti/Greuter

1630

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Joan Blaeu

1663

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Blaeu/Mortier

1704-05

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Eligio Strona

1825

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Bernardino Bianconi

1826

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A.Grossi

1905

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Antiche Piantine di Fabriano

 

di Raffaele Roncalli Amici

 

 

Dal punto di vista cartografico le piante antiche di Fabriano, a differenza di altre città marchigiane come Ancona, Fano e Camerino, non sono numerose; sarebbero solo quattro. Se però il numero non è rilevante, in compenso, le piante fabrianesi sono caratterizzate da una squisita fattura. E' interessante far notare come lo spunto per la creazione della prima pianta su carta derivi da una pittura di Domiziano Domiziani (1530 c. - 1610 c.) eseguita nel secolo XVI. Questa pittura, conservata (fino al terremoto) nella chiesa di S.Lucia, venne eseguita a ricordo della vittoria di G.B. Zobicco conseguita ad Albacina nel 1519 contro le milizie di Leone X. Il quadro raffigura due beate (Bianca e Rufina) mentre pregano per porre Fabriano, rappresentata da un'originale pianta prospettica, sotto la protezione della Vergine dell'Umiltà. Il Domiziani fu un pittore, come dice il Sassi (1958) "molto fecondo, di fama discreta se non di merito insigne assai stimato da alcuni, depresso da altri". Coloro che hanno "depresso" il Domiziani lo hanno fatto dal punto di vista pittorico, trascurando di prendere in considerazione altri fattori come il movente storico, ed anche l'originalità e la fedeltà topografica della pianta di Fabriano evidenti nel quadro della chiesa di S.Lucia. Circa un secolo più tardi due fratelli pisani, Michele e Giacomo Buti arrivarono a Fabriano. Il primo, Michele, era un architetto e scultore, l'altro, Giacomo, scultore. Michele si fermerà definitivamente a Fabriano dove nel giro di alcuni anni fu responsabile per la ricostruzione delle chiese di S.Nicolò (1626) e S.Filippo e per la costruzione del soffitto di S.Luca (1634), dell'organo dell'Oratorio della Carità, e in cooperazione con il fratello Giacomo, del coro di S.Biagio (1642). Michele, come dice il Sassi (1958) "disegnò anche una carta topografica della città molto nota".

Questa pianta, la prima su carta, venne disegnata dal Buti (ispirandosi al dipinto del Domiziani), incisa a bullino da Matthaus Greuter e pubblicata a Roma nel 1630. Il Greuter (1556?-1638), insigne incisore originario di Strasburgo (a Roma dal 1606), è anche noto per aver partecipato al processo illustrativo del famoso libro "Persio" del fabrianese Francesco Stelluti, uno dei fondatori dell'Accademia dei Lincei. Il Greuter fu anche co-autore con lo Stelluti della Melissographia, una magnifica incisione che glorifica le osservazioni al microscopio sulle api fatte dallo stesso Stelluti. Due bei globi - globo terrestre (1632) e globo celeste (1636) - del Greuter possono essere ammirati alla Biblioteca Comunale di Fabriano. Nella pianta Buti/Greuter (una composizione armoniosa) il titolo "Fabriano terra famosiss(im)a d'Italia" è illustrato in una striscia di carta svolazzante e la città circondata da campi, si distende centralmente: a destra in alto lo stemma di Fabriano; a sinistra in alto lo stemma di Papa Urbano VIII (Maffeo Barberini) con il trigono delle Api Barberiniane; a destra in basso la descrizione degli edifici di Fabriano; più sopra sempre a destra la dedica della pianta a Camillo Campiglia, patrizio pisano e conterraneo del Buti. Una copia di questa pianta, già della collezione Annalisa Feltrinelli, veniva venduta all'asta alla Christie's di Londra il 20 Maggio 1998.

Nel 1663 Joan Blaeu (1596-1673) pubblicava ad Amsterdam il Theatrum Civitatum et Admirandorum, due volumi in folio, contenenti 101 vedute e piante tra cui quella di Fabriano. La pianta fabrianese di Bleau rassomiglia moltissimo alla stampa Buti-Greuter; ci sono però delle varianti ben nette. Tra le più notevoli lo stemma del Pontefice, la descrizione degli edifici e la dedica. Nella pianta di Blaeu lo stemma del Pontefice non è più quello di Papa Urbano VIII, bensì quello di Alessandro VII (Fabio Chigi); la descrizione degli edifici non è più a destra bensì in basso, la dedica a Campiglia è scomparsa; in compenso in basso a destra è raffigurato l'interno di una cartiera probabilmente attiva nel '600-'700 con le presse e le pile idrauliche a magli multipli necessari per la produzione della carta a mano. Sopra il disegno raffigurante la cartiera due putti simmetricamente affrontati reggono uno scudo intonso. Nel retro della pianta una descrizione in latino sulla storia di Fabriano: "Fabrianum subprimis Apennini collibus, atque adeo inter ipsos in Picenum positum aedificatum constat hoc Sentinum veterem urbem, cujus ad sextum lapidem reliquiae supersunt, a Longobardis eversam...".

Nel 1704-1705 Pieter Mortier anche lui di Amsterdam pubblicava una più estesa edizione dell'atlante del Blaeu; questa volta sono quattro volumi contenenti 318 piante (tra cui Fabriano), mappe e vedute di città italiane. La pianta fabrianese edita dal Mortier è simile a quella del Blaeu, eccezion fatta per l'aggiunta nello spazio libero in basso a destra che Fabriano si trova nello Stato della Chiesa nella Marca di Ancona. Si fa pure notare che la pianta è venduta ad Amsterdam da Pieter Mortier. Inoltre alla base della configurazione della cartiera si nota la scritta "J.Blaeu excud.". Il retro della stampa del Blaeu/Mortier non contiene più la descrizione in latino sulla storia di Fabriano.

Dopo la morte del Mortier (1711) la pianta di Fabriano (Blaeu/Mortier) veniva pubblicata di nuovo a Graavenhagenhaage in Olanda nel 1714 da Rutgert Christoffeln Alberts; altre edizioni venivano stampate nel 1722 e nel 1724. La pianta del Blaeu/Mortier è quella che viene generalmente usata per illustrare pubblicazioni su Fabriano. Nel 1825 Eligio Strona, cancelliere del censo, disegnatore, direttore d'orchestra e compositore di musica, copiò, secondo il Sassi (1958) "la pianta di Fabriano di Michele Buti pisano, dedicandola alla rappresentanza comunale". Questa pianta a colori attualmente all'archivio storico comunale di Fabriano richiama la struttura della pianta del Buti. La dedica a Campiglia, il patrizio pisano è scomparsa; in compenso compare lo stemma con i colori bianco e rosso; questi sono ancora oggi i colori della bandiera della città di Fabriano. Alcuni anni fa, detta stampa venne felicemente impiegata per la creazione di un poster su "Fabriano - Città della Carta" da parte dell'assessorato al Turismo del Comune. Questa è in modo sommario l'interessante storia delle piante di Fabriano; una storia che si svolge nell'arco di circa tre secoli e che include personaggi illustri, diverse città e due grandi Paesi del mondo cartografico: l'Italia e l'Olanda.

 

[da "L'Azione", dicembre 1998]

La mappa rara

 

di Raffaele Roncalli Amici

 

 

Recentemente, un'altra mappa su Fabriano ha fatto la sua comparsa in alcune pubblicazioni marchigiane. Tale mappa, eseguita a penna e arricchita da una cornice di stile seicentesco è unica ed invero molto bella. La pianta ha per titolo "L'iconografia della Citta (sic) di Fabriano ridotta e disegnata nel 1826 da Bernardino Bianconi di Ferrara, Ingegnere del Corpo Pontificio. (La parola iconografia deriva dal greco ikhnographia e significa disegno). La mappa, in quanto dedicata "All'mo e rmo Silvestro Bargagnati", illustre ecclesiastico cittadino, e raffigurante in alto lo stemma nobiliare della famiglia Bargagnati, potrebbe essere appellata "Bargagnati". Com'è noto (Pilati/Sassi, 1989), lo stemma nobiliare dei Bargagnati, è rappresenteto principalmente da un'aquila nera coronata d'oro e accompagnata da due stelle ai lati della corona, dettagli questi visibili nel disegno del Bianconi. A tale proposito si dovrebbe rilevare che lo stemma dei Bargagnati è ancora visibile sull'arcata della terza cappella a destra della Chiesa di San Nicolò di Fabriano.

Il disegno a penna del Bianconi, che offre una planimetria del centro storico di Fabriano, è molto innovativo e si discosta completamente da quello usato dallo Strona, prodotto solo un anno prima, cha a sua volta si rifaceva a quello eseguito dal Buti nel 1630. Il Bianconi, avrebbe potuto avere una buona conoscenza di Fabriano e del suo territorio in quanto molto probabilmente coinvolto nella preparazione del Catasto Gregoriano, che fu poi attivato da Gregorio XVI (1831-1846) nel 1835.

Nella parte superiore del disegno del Bianconi si rileva la Porta Pisana che si apre sulla "Strada Provinciale Clementina per Ancona e Macerata" passante, in quel periodo, di fronte a S. Antonio fuori le Mura, recentemente bellamente restaurato. Nella parte inferiore della mappa s'intravede, in un'elegante cornice, un elenco di chiese aperte al culto o soppresse, pubblici stabilimenti, piazze e strade principali. Entro un'altra piccola cornice viene riportato l'indice delle Chiese Parrocchiali e rispettive popolazioni per un totale di 5405 anime, così ripartite: (1) S. Venanzo Cattedrale 1457 (città) + 478 (cortine): (2) S. Nicolò Collegiata 956 (città) + 185 (cortine); (3) S. Biagio e Romualdo 1550 (città) + 470 (cortine); (4) S. Benedetto 309 (città).

Nella parte destra della mappa si nota un rettifilo - allora chiamato "Pubblica passeggiata" (presentemente viale Moccia) - oggi invece caratterizzato dalla costante presenza d'automobili, motociclette, biciclette, camion, autobus, alcuni dei quali gareggiano per sorpassarsi, incuranti dei passaggi pedonali, mettendo così a repentaglio l'esistenza dei poveri camminatori.

Da notare nella mappa la perfetta riproduzione del piano architettonico delle chiese fabrianesi come quella di San Venanzo. L'esame del disegno mette in luce le aree verdi dell'epoca, molte delle quali oggi purtroppo scomparse.

Il Bianconi doveva pure essere dotato di una certa verve umoristica in quanto nello stemma di Fabriano, effigiato nella mappa, trasformava Mastro Marino, vestendolo con un garbo settecentesco piuttosto che del tradizionale vestiario presente in altre raffigurazioni.

Monsignore Silvestro Bargagnati (Fabriano 1767- Roma 1836) fu una brillante figura nel mondo ecclesiastico del tempo, oggi purtroppo quasi dimenticata. Egli fu infatti prima priore della Collegiata di San Nicolò di Fabriano, e poi a Roma protonotario apostolico, canonico Liberiano, Segretario della Congregazione della disciplina e dell'immunità e assessore della Congregazione dei Riti. Monsignore Bargagnati fu anche un fecondo autore e - come riportarono Ramelli (1854) e Sassi (1958) - scrisse vari opuscoli ascetici e filosofici, di polemica religiosa e pubblicò rime inedite di Coluccio Salutati (sec. XIV). Secondo il Sassi (1958), alcune di queste pubblicazioni furono date alle stampe sotto lo pseudonimo di Pietro Aletino, altre sotto l'appellativo di Bargagnati-Braccini; questo ultimo nome fu usato in quanto i Bargagnati avevano ereditato il nome di Braccini, famiglia estintasi nel 1718. Un bellissimo stemma che concilia i temi nobiliari delle due famiglie Bargagnati (aquila nera) e Braccini (due braccia) è tuttora visibile nel Palazzo Bargagnati, sito in Piazza Quintino Sella. Le pubblicazioni di Monsignore Silvestro Bargagnati, sebbene rare, possono essere trovate in biblioteche diocesane ed una (Epistola indirizzata a Vincenzo Massonio, Roma, 1835) nella Biblioteca Comunale di Fabriano.

Nel 1808 Monsignore Bargagnati fece restaurare a Fabriano a sue spese la Chiesa di San Francesco di Paola, una volta Chiesa di Santa Maria del Piangato o Piagato (numero 32 nell'elenco del Bianconi); sempre secondo il Sassi (1922), il Bargagnati "non alterò - sembra - l'architettura generale dell'edificio, ma si limitò a dare forma più moderna con volte, stucchi, intonachi e nuovi altari all'interno". Questa chiesa che, come risulta dal disegno del Bianconi era aperta al culto nel 1826, è oggi scomparsa; una volta, una lapide nella chiesa ricordava l'opera caritativa di Monsignore Silvestro Bargagnati.

La rara mappa "Bargagnati" nel suo complesso è molto attraente ed elegante e ci fa rivivere Fabriano - nella sua bellezza - ancora immune dalle distruzioni e mutilazioni architettoniche effettuate nel XX secolo.

[da "L'Azione", novembre 2004]

 


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