Agli
Eroi e Martiri fabrianesi
caduti
per la Libertà
Verso
la valle - che fama di fabbri
antichi
e 'l nome altera portò,
e
di magici papiri regina -
scendono
l'acque
dal
Catria e dal Sanvicino petroso
pe'
rupestri sentier. Rapidi scendono
il
Giano e il torbido Esino a cingere
di
Fabriano
le
torri, i chiostri e la podestarile
duecentesca
mole, che di Zubicco
l'insanguinata
ribellion plebea,
muta,
ricorda.
Oggi
i queruli rivi precìpiti
ci
adducono a valle le vostre lodi
o
balda gioventù garibaldina
sacrificata
su
le balze del Cucco e in Albacina.
Svelano
l'onde il tormentoso duolo
de'
giorni grami quando la tedesca
rabbia
strideva
ne
la mitraglia, e rodeavi il core
la
vigliaccheria e l'onta d'Italia.
L'ultimo
gettaste grido di sfida
grido
di morte
contro
al diro invasor e la masnada
fratricida.
Poi irrorata la sacra
terra
di Vallina e di Porcarella,
col
giovin sangue
rosso
d'Ideale, l'addio donasti
o
primavera santa, primavera
bella.
Incontro all'almo volo, irradiato
di
gloria scese
|
Monumento ai
Caduti
l'incontaminato
Martire, vittima
sublime.
Al suo fianco, quei che il nudo
petto
offrendo, sfidò l'ira ed il piombo
sterminatore.
Nelle
alte sfere eteree del patrio
firmamento,
i martiri dell'Idea,
de
la montagna i morti generosi,
vivono
sacri.
Vorrei
sull'ali fulgide del canto,
con
voi salir l'Eliso. Di Promèteo
frangere,
terribili le catene.
Dall'egra
stirpe
svellere
l'ira, l'odio e la vendetta.
E
al mondo intero rendere, con te
eletta
schiera, giustizia, l'amore,
la
pace vera.
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