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I quartieri di Fabriano

 

di Pippo Rossi

 

 

Dai due nuclei abitativi, dai quali ebbe origine Fabriano, col passare dei secoli si svilupparono i quattro quartieri, nei quali venne diviso l'abitato intra moenia. Grosso modo il territorio del quartiere è quello su cui giurisdizionalmente ha potere la parrocchia.

 

Castelvecchio (Porta del Borgo)

 

 

Castelvecchio per Fabriano rappresenta il primo nucleo abitativo dal quale ha avuto origine. Venne fondato dai profughi del municipium romano di Attidium, fuggiti dinnanzi all’invasioni e le distruzioni dei goti di Alarico e dei Longobardi di Desiderio. Il nome Castrum Veteris deriva dal castello che un feudatario vi costruì verso l’ anno 800 d.C., costruendo anche una torre per l’ avvistamento e la difesa del castello  e delle abitazioni dei suoi dipendenti e dei fabbri. Verso l’anno mille, avvenne la fusione tra Castelvecchio e Castel nuovo o Poggio, l’ altro nucleo abitativo, quasi coevo del primo, anche esso munito di torre e di mura. I due castelli erano separati tra loro da una valletta al fondo della quale  scorreva un ruscello che raccoglieva le acque reflue proveniente dal colle della Serraloggia. Intorno a questi due castelli al di fuori della cerchia muraria, col passare dei secoli si erano formati degli agglomerati di case(borghi) con la propria chiesa, che tra la fine del 1200 e l’ inizio del 1300 vennero inglobati entro la nuova cerchia muraria. Con l’ aumento del territorio comunale “intra moenia”, si rese opportuna la divisione del Castrum Fabriani in quartieri: 1) Quartiere di Castelvecchio (Porta del Borgo), 2) Quartiere del Poggio (Porta del Piano), 3) Quartiere di san Biagio(Porta Pisana),  4) Quartiere di san Giovanni (Porta Cervara).

Il primo, quello di Castelvecchio è rappresentato, principalmente dal Burgus sancti Nicholai. Anticamente i confini del territorio erano rappresentati dall’ attuale Corso, dalla via Gentile fino alla fonte Nova, le mura andavano dal ponte di sant’Agostino alla porta del mercato. Attualmente il nome  Castelvecchio è rimasto alla via che sale fino alla chiesa ed al monastero di santa Caterina Martire.

L’importanza del quartiere Castelvecchio, con l’ inglobamento del Borgo di san Nicolò, comincia a spostarsi verso questo, perchè la chiesa di san Nicolò era parrocchia già prima del 1218 (pergamena  A N°1 del 1218), e dal 1280 possedeva il fonte battesimale ivi trasferito dalla Pieve di santa Maria di Civita, e perchè le varie botteghe artigiane, conce, fucine di fabbri, lanaioli, tintori, cardatori, cartai, erano dislocate nelle vicinanze del fiume Castellano (Giano), proprio nel Borgo. Ciononostante, negli atti notarili i vari testimoni, i testatori , seguitarono ad essere individuati con il nome ed il quartiere di appartenenza, nel nostro caso con (q. C.V.). Il personaggio più importante, che abitò in questo quartiere fu senz’altro Allegretto di Nuzi “pictor Fabriani”. Le mura che cingevano il quartiere possedevano una porta, nominata spesso, nei documenti medioevali fabrianesi. Si ricorda, infatti, che i testimoni della causa intentata dal priorato di san Nicolò al monastero di santa Maria dell’Appennino, per la costruzione della chiesa e dell’ospedale di san Cristoforo nel territorio della sua parrocchia, dichiarano che gli abitanti del borgo, posto fuori le mura, nelle vicinanze di questa chiesa, erano nell’ impossibilità di presenziare alla funzione nella chiesa parrocchiale di san Nicolò, perchè spesso la porta  delle mura era chiusa per la paura delle invasioni.  La notte dell’Epifania del 1378, Guido Chiavelli dopo otto anni di esilio,attraversando questa porta, entrò con la cavalleria in Fabriano. Sempre attraverso questa, le donne dei Chiavelli trucidati dai congiurati, uscirono, per prendere la via dell’esilio nel luglio del 1435. Sempre attraverso questa, nel 1860, i bersaglieri del generale Cialdini entrarono in Fabriano.

 

San Giovanni (Porta Cervara)

 

 

Il quartiere di San Giovanni, è così chiamato per la presenza di una chiesa, titolata al santo evangelista, fatta costruire intorno al 1253, dal pievano di Attiggio per i parrocchiani ivi residenti, giurisdizionalmente era diviso: tra le parrocchie di san Venanzio e quella di san Biagio, (targa di confine murata sul muro di casa Cianconi). La porta era quella della Cervara, alla quale erano addetti quattro uomini, di cui uno solo doveva fare la guardia di notte, la stessa cosa accadeva nelle altre tre porte. E' interessante notare che, nonostante la pieve di Attiggio fosse titolata a San Giovanni Battista, la chiesa fatta costruire dal pievano di Attiggio venne titolata a san Giovanni Evangelista. (Pergamena N° 82 del 1253 1 settembre, indizione XI - PP. Innocenzo IV (sine sigillo) lettera del vescovo di Camerino Guglielmo con la quale il presule concede speciali indulgenze a tutti coloro che concorreranno alla fabbrica dell'oratorio o chiesa dedicata alla Vergine Maria e a san Giovanni Evangelista, che il pievano di Attiggio edifica in luogo de la CERVARA "infra circulum castri Fabriani", nel territorio di sua proprietà).

Questa chiesa, nei primi anni del 1900, venne demolita per far posto alla costruzione della sede della cassa di Risparmio. Nelle vicinanze della porta Cervara, addossata alla facciata del palazzo Baravelli, fino agli anni cinquanta, c'era una fontana, alimentata da una sorgente proveniente dal colle della Serraloggia, chiamata "Fonte di san Giovanni". Con la demolizione del palazzo, negli anni cinquanta, anche la fontana è stata demolita, andando perduto, così, un angolo storico e caratteristico, che ricordava, insieme alla porta Cervara, e alle case ricavate dal vecchio convento dei francescani (1300), anche esse demolite, uno scorcio caratteristico della Fabriano medioevale. Al quartiere di San Giovanni erano aggregati due castelli: Cerreto e Collamato (Cerretum e Coldamatum) e sette ville: Avenza, Cerqueta, San Michele, Santanna, Attiggio, Paterno, Avenale di Chiosia, Serra de Loggia.

La chiesetta della Madonna di Loreto di proprietà della nobile famiglia Rosei, posta all'inizio delle due vie: via della Serraloggia e via dei Cappuccini, quasi come spartitraffico, venne edificata nel 1526 per esaudire un voto degli abitanti del rione san Giovanni (Cervara), liberati da una pestilenza. All'interno della chiesetta è custodita una tela del Barocci, affreschi del Malatesta (finta cupola, che ripete in piccolo quella di san Biagio). Sulla facciata una lapide ricorda l'avvenimento per cui venne costruita. Fuori della porta Cervara, sempre nel quartiere San Giovanni, esisteva la contrada di S. Luca, stando ad alcuni documenti rogati dai notai Agostino di Francesco: IV, C. 160 anno 1409: "Contr. S. Luce seu ortorum" (Contrada di san Luca o degli orti) - di Agostino di Matteo, III, C. 245: "Contr. S. Luca extra et prope portam cervariam" (Contrada san Luca situata fuori e prossima alla porta Cervara).

 

Piano o Poggio (Porta del Piano)

 

 

In origine sul Poggio era situato il secondo castello (Castrum Podij)  da cui ebbe origine Fabriano allor quando venne unito al Castelvecchio (Castrum Veteris) intorno al mille. La cinta muraria del Castrum comprendeva: la chiesa di san Venanzio, l’attuale via leopardi, la chiesa di san Benedetto “de Castellare”, la piazza Mercatale (del mercato), e culminava con il monastero delle monache benedettine di santa Margherita, ivi trasferito nel 1408 dalla contrada Palatina, situata tra la porta del Piano e quella del mercato (presso la cartiera centrale Miliani). In seguito all’ ampliamento della cinta muraria, che racchiudeva il nucleo originario del castrum Fabriani, tra la fine del 1200 e  inizi del 1300, il Poggio divenne uno dei quattro quartieri, in cui venne divisa la terra di Fabriano, situato verso Ovest. Comprendeva i due borghi del Piano e della Portella: Col passare dei secoli il nome di Poggio venne in disuso, almeno tra il popolo, solo negli atti notarili di tutto il medioevo ed in parte del rinascimento, so conservò il nome di Poggio, per indicare il quartiere di appartenenza del testimone , del testatore, del venditore o dell’acquirente (q.C.P.).  Questo borgo “Burgus Plani”, sorto fuori della cinta muraria del castrum Podii, venne fondato dai villici dei territori situati a sud - ovest di Fabriano, che si erano inurbati agli inizi del 1200, sfuggendo alle guerre e ai danni provocati da esse. Costoro dipendevano, religiosamente, dal monastero di sant’Angelo infra ostia, situato a  sant’Anatolia, che per costoro, aveva costruito la chiesa di santa Lucia vetere, situata lungo il Corso grande, nonostante il grave contrasto sorto con la chiesa ed il capitolo della chiesa matrice di san Venanzio martire, che si vedeva depauperare di un cospicua fonte di denaro. C’è da notare che gli stessi Chiavelli dipendevano dal monastero di sant’Angelo infra ostia, in quanto avevano la loro dimora nella rocca di Capretta. Quando venne completata la nuova cinta muraria, anche il borgo del Piano venne a far parte del tessuto della Terra di Fabriano (per chiamare città Fabriano, bisognerà attendere il 1728), e la porta che immetteva dentro le nuove mura venne chiamata “Porta del Piano”. Da borgo, il Piano divenne contrada, infine via “da piazza san Domenico alla porta”. Esiste un atto del 1046, nel quale viene riportata la donazione di Ridolfo detto Corradi del quondam Pietro, della sua casa con orto “pro fabrica eccl.e sci Venantii que fabricatur in castro Podii”... (Pergamena n°1b archivio capitolare di san Venanzio martire).

 

San Biagio (Porta Pisana)

 

 

Il quartiere venne così chiamato perchè il suo territorio apparteneva alla parrocchia di san Biagio. Si estendeva: dalla Porta Pisana, al lato opposto, verso la chiesa di san Biagio, val Povera, via Bosima, confinando da questa parte con il quartiere san Giovanni (Porta Cervara) (targa in pietra sul muro di casa Cianconi). I confini del territorio compreso entro le mura, erano comuni con quelli della parrocchia di san  Venanzio e del quartiere Castelvecchio (targa in pietra sul muro di casa Bramucci: forno della Mora). La chiesa di san Biagio dal quale il quartiere prende il nome venne eretta agli inizi del 1200 dai monaci dell'abbazia di san Vittore delle Chiuse, e nel 1232 venne creata parrocchia dal vescovo di Camerino Filippo.

Nel 1427, divenne abbazia camaldolese quando venne unita a quella di Valdicastro. La chiesa era retta da sacerdoti secolari tra i quali vengono ricordati: Ugolino e Paolo, che furono i promotori della ricostruzione del tempio, dopo il disastroso terremoto del 1282, aiutati in ciò dal decreto del canonico della chiesa di Torrice: Maestro Stefano, che li autorizzava a prendere le somme che provenivano da rapine, furti od in qualunque altro modo male acquistate, purchè non superassero le quaranta libre, e delle quali non si poteva fare la restituzione ai propri possessori.

Nel 1287 la nuova chiesa venne consacrata dal vescovo di Camerino Rambotto (Ann. Cam. Tomo V pag. 162-173). Con la costruzione della nuova cinta muraria, tra la fine del 1200 e l'inizio del 1300, la parrocchia di san Biagio estese la propria giurisdizione. anche se il capitolo di san Venanzio osteggiò questa espansione, perchè ledeva i suoi diritti parrocchiali. La chiesa di san Biagio, fu in causa con i frati del convento di sant'Agostino perchè nella loro chiesa permettevano la sepoltura di alcuni parrocchiani di san Biagio, sottraendo a questo del denaro e i lasciti che costoro avrebbero lasciato alla chiesa parrocchiale, in questa lotta venne spalleggiata dal priorato di san Nicolò, che confinava con il sopradetto convento.

La porta, che dall'esterno immetteva in questo quartiere, posta nella parte orientale di Fabriano era chiamata Porta Pisana, perchè era stata fatta aprire nelle nuove mura nel 1287, dal Podestà Marzucco degli Scornigiani di Pisa. Il nome di questa porta si estese in seguito a tutto il vecchio borgo Saracino, esistente da questa al convento di sant'Agostino, inoltre il nome di Pisana si estese pure alla via principale del borgo ed in seguito a tutto il quartiere. A questo proposito credo opportuno fare notare al lettore che al giorno d'oggi gli antichi nomi dei quartieri fabrianesi sono stati sostituiti da quelli delle porte: Pisana, Cervara, Piano, Borgo.

Ritornando col discorso al quartiere di san Biagio, si deve dire, che in questo, ebbe la loro abitazione molte famiglie nobili, e vi nacquero anche uomini illustri come Gentile e Filippo Montani.

 

 


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