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Donna Maria e il conte Gentile

 

di Federico Uncini

 

Fra Domenico che scriveva nel 1547 copiò la vita del Venimbeni scritta da un nipote di costui, fra Domenico di Bonaventura (Festi); non vi è dubbio che al suo tempo erano ancora noti i particolari dell'incontro tra S.Francesco e donna Maria. Egli accenna alla presenza di S. Francesco a Fabriano come ad un fatto universalmente risaputo. Questa sua persuasione, date la circostanze di luogo e di tempo, acquista il valore di una prova incontestabile.

Donna Maria moglie del fu Alberico di Gentile (questi particolari sono oscuri per noi) che ospitò nella sua casa il Santo, schiude in porta a molte indagini ma è difficile approdare a un risultato sicuro, poichè il nome o patronimico Gentile non è davvero raro a Fabriano; ed esso si rivolge di più nel pittore (Gentile da Fabriano) che certamente non ha alcuna parentela con il Gentile di Maria.

Il Fortini crede di scoprire un fabrianese anche nel conte Gentile dal quale Francesco tentò di farsi creare cavaliere prima di prender parte all'impresa delle Puglie, poi abbandona l’idea di identificare il conte Gentile con un suo omonimo fabrianese e interpreta la parola non come nome, ma come attributo (conte gentile d’animo), conforme all'espressione usata da S.Bonaventura: liberalem comitem. La cronologia non impedisce a cotesto Gentile di essere il padre dello sposo di donna Maria.

E’ certo che S. Francesco all'inizio del suo apostolato, quando, come Cristo, non aveva dove posare il capo, avrà bussato alla porta di conoscenti o di persone dalle quali aveva fondata speranza di essere accolto; donna Maria moglie del fu Alberico di Gentile sarà stata una di queste, come poi la nobildonna romana Jacopa dei Settesoli che ugualmente ospitò il Santo.

Esiste al riguardo della nomina a cavaliere una grande confusione dei testi. Il Celano parla di un nobile di Assisi ambizioso di recarsi nelle Puglie (Analecta Franc., X, 8). Per S.Bonaventura cotesto Signore si trova già nelle Puglie e S.Francesco desidera recarsi da lui (disposti …in Apuliam ad quendam liberalem comitem se conferre, ivi,561). S’interpreta in Gentili nomine come attributo “un conte molto gentile”. La storia parla anche di un Gentile dei Paleari, conte di Manoppello, tutore papale del Regno e di Federico II fanciullo (l’Anonimo Perugino tra le fonti Francescane del secolo XIII,in MF LXXII,1972).

La Leggenda dei tre Compagni (Ed. Faloci, 22), prima accenna al signore di Assisi ambizioso di recarsi nelle Puglie, quindi al tentativo di S Francesco di farsi creare cavaliere da un conte chiamato Gentile (Gentili nomine). L'Anonimo Perugino (Miscellanea Franc., 9, 1909, 36) fonde i due fatti e porta San Francesco nelle Puglie per farsi creare cavaliere da un conte Gentile; il che significa fargli fare un lungo viaggio per uno scopo che poteva ben conseguire in patria. Ci sembra che la Leggenda dei Tre Compagni, anche in questo caso, colga nel segno e distingua meglio tempi ed episodi.

Tale documento riporta al capitolo II, 1399: “Passarono degli anni. Un nobile assisiano, desideroso di soldi e di gloria, prese le armi per andare a combattere in Puglia. Venuto a sapere la cosa, Francesco è preso a sua volta dalla sete di avventura. Così per essere creato cavaliere da un certo conte Gentile, prepara un corredo di panni preziosi; poiché, se era meno ricco di quel concittadino, era però più largo di lui nello spendere”.

Il manoscritto in Foligno di Fra Nicola Papini del 1825 riporta la vicenda cavalleresca di S.Francesco e il conte Gentile come attributo: “Persuaso in cuor suo di dover esser nel Mondo qualche cosa di particolare per le imprese nobili e strepitose, che si ripromette di condurre a termine (e forse in questa idea si conferma al vedere, che un uomo da bene quante volte l’incontra per città gli fa uno strato a' piedi del suo mantello e vestito in presagio di sommi onori) non si tosto gli giunge all'orecchio la risoluzione fatta da un primario cavaliere d'Assisi di portarsi a militare in Puglia, avido di gloria e di guadagno, che di far lo stesso gli vien subito voglia, per essere cavaliere e gentiluomo egli pure militando insieme con lui nell’esercito d’un gran conte liberale e gentile (V.S.Bonaventura. e i 3 Compagni) supposto Gualtieri dè Conti di Brenne genero del fu Re Tancredi, e Capitan generale del Papa in quel Regno. Eccolo pertanto tutto in moto per disporre il necessario equipaggio”.

Dove era situata la casa di Donna Maria in Valpovera?

Transitando oggi sulla via compresa tra l’inizio del loggiato e la chiesa di S.Filippo si arriva in via Valpovera. Adiacente alla figuretta del Nuzi, al numero 1 c’è la facciata di un palazzo in pietra, duecentesco, dove si possono ancora ammirare le finestre di architettura romanica del tempo. Questa abitazione, data la sua collocazione può essere appartenuta alla nobile famiglia di Donna Maria. L’ipotesi rimane affascinante in quanto si è riscoperto un altro angolo di storia della nostra città dove S.Francesco è stato ospite ed ha iniziato il suo messaggio evangelico di povertà proprio in quell’anno che aveva avuto il benestare verbale da papa Innocenzo III per esercitare la regola proposta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

via Valpovera

dettaglio di finestra

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Antico palazzo

in via Valpovera

 


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