Gli albori della civiltà nel fabrianese
di
Fabrizio Moscè
Cosa succedeva nel nostro territorio al tempo dei faraoni e delle piramidi? C’era già una civiltà? E se c’era, chi erano i primi abitanti della conca di Fabriano? Come vivevano? Come si erano organizzati? E’ singolare ma riguardo il nostro passato conosciamo molto meglio questa parte della storia antica rispetto ad epoche a noi più vicine nel tempo. In linea di massima saremmo propensi a pensare che la conoscenza storica possa affievolirsi andando indietro nei secoli, ed in parte questo è vero, ma non sempre lo studio del passato segue questa approssimativa regola non scritta, spesso entra in gioco un altro fattore determinante che fa la differenza; la presenza o meno di fonti storiche. Cerchiamo di chiarire questo concetto con un esempio tutto fabrianese; riguardo il periodo altomedievale, durante il quale ebbe origine la città, non è arrivato a noi nessun documento, nessuna certezza, solo flebili tracce che finora non hanno consentito di uscire dall’ambito delle ipotesi. Al contrario per l’Età del ferro (primo millennio prima di Cristo) il territorio ha restituito un gran numero di reperti archeologici, indizi di eccezionale importanza che hanno permesso ai detective della storia, gli archeologi, di ricostruire molto di quel mondo lontano. A questo dobbiamo aggiungere un’incredibile fonte storica scritta, considerata universalmente la più importante di quell’epoca, ovvero le Tavole Eugubine, un documento che consiste in sette lastre di bronzo incise in alfabeto etrusco e latino le quali, per quanto trovate e conservate nella cittadina umbra di Gubbio, contengono preziose informazioni che riguardano anche la situazione sociale e geopolitica del nostro territorio.
Spesso in passato l’Età del Ferro è stata erroneamente considerata un capitolo minore della storia, non comprendendo quali profondi segni gli antichi abitanti dell’appennino umbro-marchigiano hanno lasciato nel nostro modo di vivere, nel nostro dialetto, nelle nostre tradizioni popolari, nel nome stesso dei luoghi.
Tra i preziosi reperti emersi, spesso in maniera casuale, in città e nelle campagne limitrofe i "diavoletti di Santa Maria in Campo" sono fra i più antichi reperti bronzei che il territorio di Fabriano abbia mai restituito e appartengono ad un incredibile complesso di tombe umbro-picene risalenti a circa 600 anni prima di Cristo. Rinvenute casualmente nel 1915 in corrispondenza della ben nota periferia della città che si raggiunge percorrendo Via Dante, oggi il sito archeologico è sovrastato da case, edifici e piazzali. Le teste impreziosiscono due anse, in pratica manici di un contenitore metallico andato perduto, del quale quindi non ne conosciamo la funzione. Nonostante gli antichi credessero fermamente a forze ostili come contrapposizione a divinità benevole, non sappiamo se queste figure rappresentino veramente dei demoni, fatto sta che le loro sembianze sembrano anticipare di molti secoli quella che poi sarà l’iconografia medievale del diavolo, con testa umanoide, corna e barba caprina. I due reperti possono essere ammirati presso il Museo Archeologico di Ancona insieme ai tantissimi oggetti rinvenuti nel sottosuolo della frazione di Santa Maria in Campo.
articolo pubblicato su "L'Azione" del 16 ottobre 2021
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La conca di Fabriano
vista da Monte Linatro
Tavole Eugubine
(particolare)
"Diavoletti di Santa Maria in Campo"
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