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Il guerriero venuto dal Nord

 

 di Fabrizio Moscè

 

 

LA DECADENZA DELLA CIVILTA’ UMBRO PICENA – dopo secoli di prosperità la fase discendente si può ben riassumere nel racconto descrittivo di un giornata particolare, quando ad una situazione diventata ormai critica da tempo, si aggiunse un avvenimento che avrebbe indirizzato irreversibilmente la storia verso la fine della civiltà umbro picena.
Niente di preciso riguardo la data, circa 2400 anni fa. Quella giornata infausta nella fertile piana di Fabriano avremmo visto uomini al lavoro, come tutti i giorni, perché la umbro picena era una società operosa, dedita all’agricoltura, all’allevamento del bestiame e ad una fitta rete di scambi commerciali che dai porti della costa adriatica si estendeva fino alle zone appenniniche dell’entroterra, facendo di questa conca uno snodo importante dei traffici. Ma già da tempo si respirava un’aria diversa, quasi la percezione di qualcosa destinato a cambiare per sempre ed in peggio; lo si capiva anche senza ascoltare i presagi dei sacerdoti. Una cattiva nuova infatti, era giunta poco tempo prima dal principale porto piceno dell’Adriatico, ultimamente conteso e poi occupato da un gruppo di greci siracusani di stirpe dorica (poco dopo avrebbero qui fondato la colonia di Ankón, l’attuale Ancona). Una perdita quella del porto, tanto grave da far vacillare tutta l’economia. Ma anche da Ovest non giungevano buone notizie; echi di scontri neanche troppo lontani provocati da una città rapidamente in crescita, Roma, ai danni dei popoli vicini. Anche questo era fonte di preoccupazione per gli umbro piceni, soprattutto per il timore che le mire espansionistiche di Roma potessero valicare l’Appennino e giungere lì, dove non si era preparati a fronteggiare un nemico militarmente così forte e organizzato. Ma quel maledetto giorno di 2400 anni fa la malasorte giunse da Nord! Dopo romani e greci un terzo popolo venne a stringere quella morsa fatale rendendola non più sostenibile. Un popolo che per giunta piombò all’improvviso, affacciandosi direttamente sulla piana di Fabriano dai rilievi collinari e montuosi settentrionali. Un popolo strano, seminomade, armato fino ai denti, che parlava una lingua incomprensibile. Erano i Celti della tribù dei Galli Senoni, scesi nella penisola italica dall’Europa occidentale. Il motivo del loro arrivo fu subito chiaro; erano stati attratti dalla possibilità di ricavare fortuna dal saccheggio di villaggi e città. Abili e coraggiosi guerrieri si proponevano come mercenari al miglior offerente, pretendendo poi ricchi bottini di guerra.
 
LA BATTAGLIA DI SENTINO – In realtà si pensa che i celti non furono la principale causa dell’inarrestabile decadenza umbro picena, questo in considerazione delle evidenze archeologiche che rivelano una certa contaminazione culturale fra le due civiltà. La loro presenza nel territorio italico era però percepita come pericolosa soprattutto per la ben nota natura di guerrieri mercenari spesso assoldati contro Roma; inoltre il saccheggio della città perpetrato nell'anno 390 a.C. da Brenno, capo dei Galli Senoni, rimase a lungo per i capitolini una sorta di conto in sospeso da regolare. La violenta reazione si concretizzò nel 295 a.C. con la Battaglia della Nazioni, o di Sentino. I Romani inflissero una grave sconfitta ai Galli e ai popoli ad essi alleati (Etruschi, Umbri, Sanniti e Sabini) conquistando e prendendo il controllo di tutto il centro Italia.
Mentre la reazione contro i Senoni fu feroce assumendo i contorni del vero e proprio genocidio, lo stesso non avvenne per gli Umbri che Roma non vide mai come un popolo veramente ostile; anzi per certi versi i romani rimasero affascinati da vari aspetti della loro organizzata vita sociale e religiosa tanto da “assorbirli” nei propri usi e costumi, consentendo di fatto una sopravvivenza latente di questa cultura appenninica.
 
LA TOMBA DEL GUERRIERO CELTICO DI MOSCANO – non c’è dubbio che il mondo celtico oggi generi un certo fascino, al punto che rievocazioni e festival fiorisco in molte parti d’Italia, spesso con poca o nessuna attinenza riguardo la vera storia di questo antichissimo popolo indoeuropeo. Al contrario le Marche centro settentrionali, ed il territorio di Arcevia e Fabriano in particolare, possono vantare un saldo insediamento dei Celti nel IV secolo a.C.. Proprio di questo periodo è infatti la famosa “Tomba del Principe Guerriero” scoperta nel territorio di Moscano nel 1955 e oggi conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Ancona. Considerata una delle più antiche e ricche di tutto il territorio senone, la sepoltura consisteva in una grande fossa (circa 2 x 3 m) che ospitava il guerriero, forse deceduto in battaglia, e il suo più fedele alleato; il cavallo. Dell’animale si sono conservati frammenti della bardatura. L’uomo presumibilmente arricchitosi con il mercenariato, era stato deposto con le sue armi e un ricco corredo di oggetti in bronzo e in ceramica di chiara origine italica e greca, probabile bottino di guerra. In foto, appartenenti a questo ricco corredo funebre, il bellissimo particolare di una situla in bronzo, con mitologiche figure di Arpie e il suo elmo.



articolo pubblicato su "L'Azione" del 6 novembre 2021


 

 

 

 

 

 

 

 

Necropoli di Moscano,

Elmo di Guerriero Celtico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Necropoli di Moscano, situla in bronzo,

decorazione con figure mitologiche di arpie

 

 

 

 

 

 

 


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