Il tesoro del monte di Capretta
Nel
territorio di Fabriano e precisamente a poca distanza di Attiggio, paesello
che sorge sulle rovine dell’antica Attidium, si innalza un piccolo monte,
che viene comunemente e chissà da quanto tempo chiamato il monte di
Capretta. Una tale denominazione fa subito pensare all’esistenza di
qualche leggenda, dirò così, caprina in relazione con quel luogo: e a
spiegarla pare che una capra c’entri realmente come dirò in seguito. Ma,
quel che più importa, la leggenda del nome si collega ad un’altra, forse
non meno antica, secondo la quale il monte nasconderebbe un ricco tesoro.
Intanto
conviene premettere che lassù, oltre all’ingresso di una profonda grotta,
si scorgono ancora gli avanzi di una rocca medioevale, che, secondo i
rilievi del Marcoaldi, occupava ben 441 metri quadrati di superficie con
mura esterne di 95 centimetri di spessore. Questa si chiamò “Ruggiera”,
da un Ruggiero della nota famiglia dei Chiavelli, uomo di grande valore, che
difese più volte Fabriano contro gli assalti delle città vicine nella
seconda metà del secolo XII. Ma non pare che egli sia stato il fondatore ,
né tampoco il primo possessore del castello: ereditatolo dalla moglie, lo
avrebbe poi ampliato ed abbellito tanto, da farlo passare col suo nome nella
memoria dei posteri.
Quello
che par certo è che in seguito padroni della rocca rimasero per lungo tempo
i Chiavelli, che nelle frequenti lotte avvenute dentro e fuori le mura della
vicina città, dovettero servirsene come di un luogo di rifugio e di difesa.
Questo spiega come dopo la terribile strage che fu fatta dei Chiavelli il 25
Maggio 1435 mentre ascoltavano la messa cantata nel coro del duomo, si sia
formata la tradizione popolare che essi avessero lasciato nascosto un tesoro
nel monte di Capretta: tradizione popolare, del resto, che viene riferita
anche dal Marcoaldi nel luogo citato. Di qui scavi e ricerche più volte
tentate e non sempre, pare, infruttuose: poiché, sebbene i tesori
leggendari non si lascino così facilmente conquistare e non abbiano ancora
arricchito nessuno, c’è chi dice che in quelle vicinanze una volta, ma
molto tempo addietro, alcuni trassero fuori dal monte una capra d’oro. E
questa è la probabile origine della denominazione locale. Ma in tempi
recenti si è sempre scavato indarno, perché si crede che per impossessarsi
del tesoro sia necessario offrire in olocausto al suo misterioso custode una
vittima umana, e a nessuno finora è bastato l’animo di commettere un
delitto a questo scopo.
Un manoscritto del seicento in cui compaiono circa 100 tesori
del contado fabrianese sembra riporti al n°67 le seguenti indicazioni:
"In loco detto Capretta cerca pietra con capra scolpita larga piedi 5, longa
piedi 8, cupa sotto piedi 6, troverai oro e argento. Con guardia il quale
sta presso la fontana volta presso oriente. Cerca detta pietra lontana da
essa fonte piedi 16. Trova lì e stai contento". |
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