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Documenti sulle origini

di Valdisasso

 

di Federico Uncini

 

 

L'eremo di S. Maria di Valdisasso (Valle Saxa) è situato a circa dieci chilometri dalla città di Fabriano, in una vallata tra il monte Rogedano e Puro.

Il nome Sasso dato alla valle non deriva dal macigno che spunta dal suolo all'inizio della valle, ma da un vecchio proprietario del luogo. Sasso è un nome di origine germanica (da Saxum o Saxius nome personale latino o Saxo germanico) e può essere stato portato dai Longobardi durante le loro invasioni iniziate nel VI secolo dell’era volgare.

 

Il Biondo nella sua “Italia Illustrata” edita nel 1543, al capitolo 126 scrive su Valdisasso e la sua importanza: "A man dritta del fiume Esino lotto la cima dell' Apennino per donde si va a Gualdo, terra del ducato di Spoleto, e' un luogo de' frati di S. Francesco chiamato l'Heremita, di tanta divozione e riverenza che non si può credere se non si vede, et ha, per stare in quei luoghi aspri, stanze assai comode per religiosi, e a me pare che questo luogo avanzi ogni altro d'Italia per amenità, e qui si vede una pittura di Gentile da Fabriano, la più bella che abbiamo ancor nota". Anche nelle memorie del Gilli e Guerrieri (c. 19) II si nota che "questo luogo sì orrido ed aspro rende meraviglia a chiunque lo mira si per le fabbriche, per gli ampi viali ricoperti dal’altissimi alberi, per la grande abbondanza delle acque che versano dalle fontane perenni non tanto fuori che dentro il prefato convento, di freschezza Indicibile".

 

Nel sito anticamente esisteva un castello feudale di un certo Saxo che dopo averlo abbandonato forse per inurbarsi in città, lo donò con i suoi beni alle monache benedettine, dove vi fondarono un monastero. La struttura oggi rimasta, specialmente nei lati est-sud est, presenta ancora delle vestigia antiche tipiche delle fortificazioni di montagna.

Dell’urbanizzazione di questa famiglia germanica sappiamo ben poco. Si conosce che a Fabriano anticamente vi erano due nobili famiglie dei Sassi, una erede del Domizi, aveva la cappella gentilizia a S. Nicolò e per arma presentava una stella d'oro sopra tre monti verdi, in basso un campo diviso tra bianco e verde (questo diviso in quattro solchi) sparso di tre sassi d'argento; si estinse nel 700’. L’altro ramo aveva per arma tre cime di monte sormontate da quattro stelle, durò fino alla metà del 1800. La presenza feudale dei Sassi a Valdisasso non appare suffragata da alcun documento. Comunque nelle carte antiche troviamo abbastanza diffuse altre famiglie Sassi, insediate nel territorio Umbro Marchigiano. I seguenti documenti testimoniano una parte della nutrita presenza di questa stirpe:

 

Atto del 1085 dell’abbazia di S.Vittore delle Chiuse : Pietro del fu Sasso donano all’abbazia delle terre nel territorio di Rosenga.

 

Atto del 1195 dell’abbazia di S.Vittore delle Chiuse : Loterio e Sasso donano terre all’abbazia in territorio di Vallemaina ecc.

 

Atto del 1218 dell’abbazia di S.Vittore delle Chiuse :Sasso ed altri acquistano da Vicino le proprietà del castello di Serra S.Quirico.

 

Atto del 1232 dell’abbazia di S.Vittore delle Chiuse: Sasso e Trasmondo ricorrono all’arbitrato per una lite di proprietà

 

Altra famiglia dei Sassi la troviamo a Serralta di Pergola menzionata con Sasso di Alberto nel 1207.

 

Troviamo insigniti del nome Sasso anche quel Guelfolino che compare tra i donatori del terreno per la costruzione del primo convento francescano a Fabriano e che fu compagno d'armi di S. Francesco nella guerra contro Perugia. Anche il Gentiluccio di Fabriano, uno dei mercenari al soldo di Assisi e nel quale il Fortini vede addirittura il conte che avrebbe vestito da cavaliere S. Francesco, smanioso di compiere qualche bella gesta militare è detto «domini Saxi». Che sia stato il ricordo di questi personaggi, certamente conosciuti da S. Francesco, a fargli ricercare il luogo isolato tra i monti che portava il loro nome ?

Le monache abitarono in Valdisasso forse tra i secoli XI-XII. Le religiose in quel periodo persero i loro naturali protettori assoggettati dal Comune e, non sentendosi più sicure in un luogo tanto lontano e appartato, scelsero un'altra abitazione nei pressi delle mura cittadine. Lasciato il sito, si trasferirono prima nella chiesa dl S. Maria Maddalena o S. Andrea fuori porta del Piano (Graziosi, Annali, p. 36), poi il 15 gennaio 1406 acquistarono mediante una permuta dai monaci dl Valdicastro il monastero di S. Romualdo (già S. Bartolomeo e prima ancora S. Damiano, oggi dimora delle Madri Cappuccine) e nel 1408 vi presero dimora insieme con le suore d'altri due monasteri posti fuori della città. Forse la prima visita dl S. Francesco a Fabriano ebbe luogo, insieme col beato Egidio, nell’aprile del 1209, poco dopo il principio dell’ordine (Legenda trium socio rum IX , vita b. Aegydii in chron. XXIX generalium, p. 75), vi ritornarono l'anno seguente. I Rettori del Comune di Fabriano offrirono al Santo l'antico e abbandonato monastero benedettino di Valdisasso. Chi era l’enigmatico Alberto, ultimo discendente della rocca che forse fu il donatore del sito alle monache ?

 

Due documenti dell’Abbazia di S.Maria d’Appennino danno un indizio sulla proprietà del monastero sospettabile di appartenenza ai feudatari Saxo. Nell’anno 1156 Adriano IV prende sotto la sua protezione l’abbazia e i suoi possedimenti tra cui si cita la chiesa di S.Marie presbiteri Alberti (Saxo?).

Nel 1197, in una vendita di una terra è nominato ”in comitatu camerino et in loco de s.ca maria de prb. alberto ” (Saxo?).

 

S. Francesco a Valdisasso vi lasciò alcuni frati, poi tornò più volte a Fabriano (1215, 1219) e vi fece molti proseliti (non meno di quaranta frati e cento terziari). E’ certo che il beato Ranieri nel 1238 e il b. Francesco Venimbeni nel 1268 fecero l'anno di prova a Valdisasso). Nel tempo i frati furono costretti ad abbandonare quel luogo, infestato da briganti e faziosi ma non cessarono di richiederlo. Nel 1344 fecero una supplica al legato della Marca per riaverlo “perchè in esso aveva dimorato S. Francesco col beato Egidio e con altri compagni e discepoli".

 

Nel 1405 il convento fu comprato dai Chiavelli, e ne diede l’uso ai frati, serbandosi il dominio. Le monache di S. Maria in Valdisasso, abbandonato l’eremo prima del secolo XIV stabilendosi a S. Maria Maddalena, non più vi ritornarono e per alcuni tempi rimase a loro il titolo riferito al monastero di Valdisasso. Ciò appare chiaro da un atto del 10 marzo 1334 (arch. com. b. VIII, 414) dove si cita: actum extra portam plani terre fabriani in monasterio S.Maria vallis saxe subquadam transanna claustri dicii monasterii col quale il capitolo delle suore (erano allora nove) vendono a Guido Napolitano Chiavelli un pezzo di terra in vocabolo Serraloggia per dimettere alcuni debiti. Anche l’atto del 23 settembre 1386 riferito ad una religiosa et honesta mulier Johanna olim cangni cuctii da castro belvederesis si fece monaca professa di detto monastero ad panem et aquam secundum regulam et ordinem beati benedecti. Questo documento fa riferimento: in burgo porte plani terre fabriani in ecc. s.Marie mon. Vallis Saxi.

 

Le suore pur avendo abbandonato il monastero non avevano rinunciato ai loro diritti sui beni posseduti; e anche dopo l’istrumento di vendita del 1334 conservano il titolo del monastero, tant'è vero che negli statuti comunali del 1415 (paragrafo 111, cap. 66) è data loro facoltà dl eleggere un gualdarius o guardiaboschi con gli stessi privilegi di quello del Comune, per custodire le selve da loro possedute in baylia Vallis. Se teniamo conto di questo fatto, alle donazioni che sono tutte tardive e che i Rettori del Comune non potevano donare ciò ch’era proprietà privata d’altri. Si può concludere che, pur essendo probabile, la dimora di S. Francesco e dei suoi primi seguaci a Valdisasso, esiste qualche dubbio sulla fondazione e il possesso del monastero da parte dei francescani prima del 1345. Aggiungiamo tuttavia che un documento probativo potrebbe essere quello fatto da Attone di Modo nel 1237 dove è definito lo stabile “heremite vallis saxi” e confrontato sopratutto con l'identica frase sempre nello stesso documento che segue con l’ “heremite montis phani“ si può ipotizzare che il termine eremo e non monastero è riferito alla presenza dei frati minori.

 

Dopo il soggiorno di S.Francesco e i suoi discepoli fra Egidio, Simone, Masseo e Ruffino, vi abitarono per trenta anni i frati minori locali. Un gruppo di questi si trasferì a Fabriano e nell’eremo vi rimasero in pochi.

Nel 1334 i frati che abitavano nel convento all’interno di Fabriano, si rivolsero al Legato della Marca per una supplica in cui tra varie cose chiedevano che fosse autorizzato l’uso della chiesa di S.Maria di Valdisasso "perché vi era stato S.Francesco". La fonte scritta da Fra Domenico Mariano è andata perduta, ma il copista Battista Stellati lesse: ” Memoria quod anno 1344 supplicatum fuit Legato Marchiae Anconetanae quod ecclesia S.Mariae Vallis Saxi, quae aliter notatur l’Eremita de Valle concedatur conventui nostro S.ti Francisci de Fabriano, in qua supplicatione inter alia extat ista particula: Item supplicatur, cum in districtu Fabriani sit quedum ecclesia parvula cum eremo posito in quidam silva in villa Vallis,in qua olim stetti S.franciscus, ubi nemo habitat, liceat possideatur per moniales monasterii S.te Marie positi prope porta Plani”.

 

 

 

 

 

 

 

 

Veduta dell'eremo.

 

 

 

 

 

 

 

C.Gilii - S.Guerrieri

Memorie storiche di Fabriano

(1747)

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Trascrizione dell'atto di vendita del 1405

da G.Vecchio De Vecchi (1643-1706),

Annali di Fabriano

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