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Eremo di

S. Maria di Valdisasso

 

 

Poco sopra l'abitato di Valleremita, nella piccola valle creata dal congiungersi dei monti  Puro e Rogedano si trova questo luogo ricco di storia che ben nasconde i suoi fasti passati. E' detto volgarmente Romita o Romitella.

Inizialmente castello feudale della famiglia Sassi, da cui parrebbe derivare il toponimo Valle saxa o Valle saxi, divenne già nell'anno 787 monastero benedettino femminile a seguito della donazione da parte dell'ultimo discendente della famiglia, Alberto.

Agli inizi del secolo XIV le religiose, a causa delle frequenti scorribande di ladri e banditi nella zona, abbandonarono questa residenza montana, conservandone però la proprietà, e si trasferirono a Fabriano fuori la porta del Piano.

La tradizione vuole che nel 1209, e una seconda volta nel 1215, qui dimorò San Francesco di Assisi, lasciando tracce di queste soste nelle leggende del luogo; negli anni a seguire vi soggiornarono per penitenza altri religiosi francescani, fra cui i fabrianesi B.Ranieri e il B.Francesco Venimbeni.

Nel 1344 i frati minori domandarono quindi invano al legato pontificio la proprietà dello stabile.

Finalmente, nel 1405, il vescovo di Camerino dichiarò soppresso il monastero benedettino e Chiavello Chiavelli, signore di Fabriano, poté acquistare per 162 ducati d’oro il romitaggio e concederlo in uso e in seguito in proprietà ai Minori Osservanti che lo restaurarono e l'ampliarono facendone il convento più importante della regione. Vi dimorarono S.Bernardino da Siena (1433), S.Giovanni da Capestrano (1450) e S.Giacomo della Marca (1456). Anni addietro erano ancora esistenti le celle di S.Bernardino e S.Giacomo: erano state trasformate in cappelle nelle quali si leggevano le iscrizioni: "Hic Bernardinus, almus stupor Observantiae, habitavit" (Qui Bernardino, fulgida stella dell’Osservanza, abitò) e "Hic, Picenorum gloria, sertum paupertatis, Jacobus habitavit" (Qui, Giacomo, gloria dei Piceni, tesoro di povertà, abitò).

Nel XVII secolo il convento subì un generale rinnovamento che ne determinò probabilmente il definitivo e più recente aspetto.

Dal 1865, anno in cui fu soppresso, passò attraverso diversi proprietari. La conseguenza fu che il luogo venne abbandonato, dissacrato e ridotto a casa colonica e stalla.

L'eremo in una foto del 1920

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Nel 1920, come si vede nella foto, erano ancora esistenti il campanile e gli edifici sul fronte e sul lato sinistro oggi scomparsi. Sono comunque tuttora visibili le quattrocentesche linee architettoniche e le pregevoli volte a crociera

della chiesa all'interno della quale è stata posta nel 1981 una fedele riproduzione del noto Polittico detto di Valle Romita. Tale pala,  rappresentante l’incoronazione della Vergine con i santi Girolamo, Francesco, Domenico e Maria Maddalena, dipinta per questo monastero da Gentile da Fabriano e sottratta dalle truppe francesi durante la dominazione napoleonica (1811), si conserva oggi nella pinacoteca di Brera a Milano.

Tra queste antiche mura si trova tuttora l'urna sepolcrale con i resti di Chiavello Chiavelli e della moglie Lagia: già trasferita cautelativamente e per interessamento dello storico Carlo Canavari nella vicina chiesa di Camporege, fu qui riportata nel 1966 dai Frati Minori quando rientrarono nella struttura.

Il luogo, che ospitò 4 santi e più di 60 tra beati e venerabili, è tuttora frequentato dai francescani che vi hanno di recente reinsediato una piccola comunità eremitica. I frati usano chiamarlo "La Porziuncola delle Marche" : come la Porziuncola di Assisi fu la culla del francescanesimo, così la Romita, fu la culla dell'ordine francescano nelle Marche.

Nell'anno 2009 la Regione Marche, proprietaria del convento dal 1994, approva il progetto di recupero e valorizzazione dell'intero complesso, il quale, consolidato nelle porzioni esistenti e ricostruito in quelle crollate, viene inaugurato il 4 ottobre 2014.

 

 

 

Veduta dell'eremo.

 

 

Interno della chiesa con la riproduzione

del Polittico di Gentile da Fabriano.

 

 

Lato sud. Costruzioni digradanti

con contrafforti.

 

 

 

Chiostro. Tracce di affreschi.

 

 

L'imponente masso di roccia calcarea

su cui poggiano le fondamenta.

 

 

Lato nord. Porzioni di edificio

in attesa di recupero.

 

 

Progetto preliminare.

(Regione Marche 2009)

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L'eremo oggi dopo il recupero.

(foto Sandro Bartoccetti)

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APPROFONDIMENTI

1) Documenti sulle origini di Valdisasso di F.Uncini

2) Frate Egidio a Valdisasso di F.Uncini

 

 

BIBLIOGRAFIA

F.Ferroni ofm "I francescani a Fabriano", Fabriano 1982

R.Sassi "Chiese artistiche di Fabriano: brevi cenni storico artistici", Fabriano 1961

D.Pilati "Storia di Fabriano dalle origini all'alba del terzo millennio", Fabriano 2004

www.ceavalleremitagagliole.it

www.gianmariospacca.it


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