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I Templari a Fabriano tra il sì ed il no

 

 di Euro Puletti

 

Ebbero mai, i Cavalieri templari, tra XII e XIV secolo, una sede stabile e duratura a Fabriano? Difficile, se non impossibile, in assenza di ufficiali documenti scritti, rispondere a questo pur intrigante quesito storico. A dire il vero, un documento esiste ed è pure importante ed ufficiale. Si tratta del Codice Vaticano n. 10372. In esso, tuttavia, non si parla esplicitamente di Templari, ma degli eredi, morali e materiali, dei loro beni, legittimamente designati dalla Chiesa: gli Ospitalieri di San Giovanni.
Nel documento, si legge, infatti, che i Giovanniti possedevano una “Domus et ecclesia de Fabriano”. Oltre alla “casa”, e cioè alla sede, ed alla chiesa, probabilmente unite in un unico edificio, gli Ospitalieri amministravano, nel Fabrianese, altre proprietà, questa volta agricole: alcune fornaci (“fornaces colubana”), un campo con tanto di vigna e colombaia (“campum vinee cum palubano”), tutte probabilmente situate nella località Vallefassa (“de vallefassa”).

 

S.Maria Plebis Flexiae, alcune pietre

 con incisioni (foto A.Pesetti)

 Per chi ha dimestichezza con i toponimi, non riesce difficile accostare, formalmente, il toponimo Vallefassa con un possibile “Vallis Flexiae”, ovverosia ‘Valle (di Santa Maria Plebis) Flexiae’, dove, presso l’attuale Torrececchina, sorgeva una delle prime pievi rurali paleocristiane del territorio fabrianese. Sul campanile della piccola chiesa di Santa Maria Plebis Flexiae, nei pressi di Marischio, ed esistente già nel Mille, era collocata una campana su cui stava inciso un “Sator”, simbolo rinvenuto in alcuni insediamenti templari. Ricordiamo, qui, per inciso, che tutto il territorio estendentesi alla sinistra idrografica del Torrente Rio Bono, dunque anche l’area di Torrececchina, dovette essere di possibile giurisdizione dell’importante precettorìa templare di Perticano di Sassoferrato.
Se, questa di Torrececchina, poté essere benissimo la sede extraurbana dei Templari di Fabriano, quella urbana poté, forse, secondo alcuni, coincidere con l’antica chiesa di Santa Lucia, oggi meglio conosciuta come San Domenico.

Taluni studiosi ipotizzano, altresì, come anche il monastero benedettino di Santa Maria d’Appennino, sorgente nei pressi di Cancelli, per la strategica posizione di centralità viaria tra la Marca d’Ancona e l’Umbria e per certune simbologie, quali croci patenti e triangoli rossi conservati all’interno di alcuni dei suoi superstiti vani, potesse essere stata d’origine templare. Purtroppo, però, croci e triangoli, sia pure affascinanti, non bastano a gettar luce sull’oscurità di un mistero, il cui buio è stato vieppiù infittito dai secoli e dal complice silenzio degli uomini.

Santa Maria d'Appennino, croce potenziata

e decorazioni "a triangolo" (foto F.Uncini)

 


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