Simbolismo mitriaco nella Chiesa della Santa Croce
di Sassoferrato (2a parte)
di Lucia
Cucchi, Isabella Marinelli, Paolo Piergentili
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parte
Ma entriamo nel tempio stesso a tre navate,
pregevolissimo eziandio, eretto probabilmente, od almeno sostanzialmente
ammodernato circa il secolo XIV. La navata di mezzo viene costituita da
sette colonne di granito orientale, le quali sono disposte a due a due,
ed incassate, dirò così, quasi pella metà al destro ed al manco lato da
pilastri di pietra, talché risultano quattro solidi sostegni alla volta.
Poggiano esse sopra basi quadrangolari sovrastate da altre cilindriche,
le quali hanno in due parti della periferia la singolarità di certi
corpi sferoidali, mentre i capitelli sono di travertino giallo con
volute e bassi-rilievi di cui appresso diremo. Veggonsi poi lateralmente
alla porta d’ingresso ed ai fianchi dell’altar maggiore altre quattro
colonne di travertino le quali terminano anch’esse in capitelli. Li
bassi-rilievi per altro eseguiti in questi ultimi sullo stesso
travertino giallo, presentano nella più parte, benché in più modi
combinata, quell’idea di TRIPLICITA’ che tanto bene risponde alle
mitriache credenze, sì perché il Sole può riguardarsi triplice nei tempi
Passato, Presente, Futuro, sì perché con tre nomi appellatasi tanto la
triforme e trivia Luna, Cerere, Diana quanto il Sole, Apollo, Bacco, o
secondo li Persiani Sole, Mitra, Fuoco, sì perché simboleggiarono la
natura dell’universo nel triangolo, rappresentando con una delle linee
che formano l’angolo del vertice il “maschio”, coll’altra la “femmina”,
e colla sottesa della base la “prole”, talché da questa triplice
comunione dei termini “l’intera generazione delle cose” risultava. Nei
capitelli infatti ad eccezione di qualcuno, nel quale veggonsi fronde
come di Palma, quali furono usate dagli Egiziani, negli altri scorgonsi
quasi sempre costituiti gli ornati di essi con varie combinazioni ora
di triangoli rettilinei, ora di curvilinei bellamente concatenati, ed
ora di linee condotte a modo da essere ciascuna di esse formata da tre
minori linee insieme congiunte.
Ai due angoli estremi del tempio dalla parte
dell’ingresso, ergonsi due colone, minori di molto alle altre pel
diametro, ma erette su basi configurate in proporzionali dimensioni come
quelle della navata di mezzo, e perciò anche cogli ovoli o frutta di
loto nella periferia. A destra di chi entra risulta da tre diversi
frammenti, il primo cioè di marmo giallo con varie macchie lavorato a
spirale, il secondo di travertino con foglie di palma o loto, ed il
terzo superiormente di recente costruito.
Il capitello della colonna collocata a destra, è formato
da una SIRENA con mammelle pronunziatissime e pendenti.
A sinistra, con capitello in cui è scolpito un ARIETE, il
corno del quale ripiegasi quasi a forma di cornucopia ed ha dal manco
lato un grappolo di uva con appresso un arboscello. Or chi non sa, che
Giove talvolta aveva le corna di quest’animale dall’essersi trovate aree
con arieti scolpiti là dove in S. Stefano del Cacco furono rinvenute
colonne di marmo giallo di un tempio a Serapide?
Chi non sa come all’entrare del Sole in questo segno
zodiacale l’epoca giunge della generazione e vegetazione delle piante,
bene simboleggiate e dall’albero come in altra scultura mitriaca
Borghesiana e dall’uva che ritenevano venuta dal sangue del toro?
In quanto alla SIRENA, mai ricordata, per quel io sappia,
fra i miti dell’invitto Nume, riflettasi che se li nuovi mitriaci
esigevano spesse macerazioni e da chi aspirava a gradi più sublimi la
verginità, ed il celibato, prescrizioni affatto ignote alle leggi di
Zoroastro, tutta gioja e voluttà, sappiamo però essersi colle Sirene
significato non solo gli allettamenti della bellezza e dei lascivi
piaceri, ma ben anche secondo Xenofonte, il canto di lode tributato al
vero piacere della virtù, onde gli uomini
fossero da questo ognor più dilettati a seguirla. Né
credasi fantasticherie lo andare riscontrando mitriache superstizioni
negli ornati di questi capitelli, cosa assai comune ai Romani. Arroge a
ciò che trovansi poi con aperta evidenza rispondenti ai riti ed al culto
mitriaco, gli altri bassi-rilievi nella navata di mezzo collocati.
Nel primo infatti di essi a sinistra di chi entra è
scolpito nel lato verso la porta un UOMO totalmente ignudo con spada in
mano, al cui tergo un Coccodrillo o Lione e questo star tu vedi in
attitudine, che l’onestà non permette descrivere, e con cui si volle
indicare il principio della fecondità degli esseri, mentre a lui
d’avanti è una donna vestita da capo a piedi in atteggiamento quasi
passivo con a lato una Jena, la quale tiene in bocca l’estremità del
serpente dalle cui spire rimane avvolta, e che simboleggia forse il
soggetto da fecondarsi.
Le due parti laterali poi di questo capitello hanno
ornati a “tripla” e nell’altro diametralmente opposto al precedente
veggonsi scolpiti due LIONI avvicinati per le parti deretane.
Nel primo capitello a destra abbiamo due CORVI mitriaci
senza meno anche per gli avvolgimenti delle loro code formati da
SERPENTI, pei quali si uniscono, seguiti poi nell’altro lato rimpetto
all’altar maggiore da altro basso-rilievo di due animali probabilmente
GRIFI, similmente fra essi intrecciati, non senza notare inoltre, che in
ambedue le coppie ci sembrò ravvisare tratti da poter distinguere il
maschio e la femmina.
E qui prima di chiudere il discorso sembrami opportuno
l’avvertire, che visitando l’edifizio della Chiesa nello interno
corrispondente all’annesso Monistero, rilevasi bene essere stato esso
costruito sulle ruine di un tempio pagano. Poiché in ambedue le parti
del lato posto a levante dietro l’altar maggiore trovasi l’estremità di
un frontone o timpano, la cui sommità vedesi troncata per tetto attuale,
formato da pietre quadrangolari di tufo bianco simile al travertino,
adoperato realmente dai Romani nei pubblici edifizj, ed a fianco poi, un
fabbricato della stessa specie e forma circolare come nelle odierne
“tribune”, in cui osservansi due colonnette di travertino, avvolte a
spira da una specie di cordone triplo, e sovrastate per capitelli dalle
immagini del SOLE e della LUNA sotto
forme di visi umani, con maggiori raggi attorno al primo
e con fiore di loto nell’acconciatura del capo la seconda.
Ora se a queste ed alle altre dichiarate cose
aggiungiamo la qualità del luogo, poco lungi dall’antica Sentino,
solitario e nascosto, ch’era “bosco” e ne serba anzi tuttora il
carattere a pochi passi distante; se aggiungiamo che nel prossimo
monticello vi esiste anche oggi una spelonca esposta a levante, come
solea essere uno “speleo” mitriaco, dorassi senza meno concludere che in
questo luogo medesimo nei tempi del romano impero esisteva un tempio
dedicato al Sole ossia l’invitto Mitra consacrato. Crederei poter
congetturare che il tempio mitriaco fuori di Sentino ( un altro ne
sorgeva all’interno di essa), sorgesse ove esiste ora il Monistero di
S.Croce sulla fine del III, o sui primi del IV secolo dell’era nostra.”
Coincidenze tra feste pagane e feste cristiane
Molti sono i culti e i
riti pagani, che nel corso dei secoli furono inglobati nelle religioni
attuali.
25 dicembre data del
solstizio d’inverno secondo il calendario giuliano: Mitra nasce da una
vergine. Compleanno di Dionisio, Adone e Osiride. Natività di Gesù.
17 gennaio: festa della
purificazione della natura e degli animali, festa di Sant’Antonio Abate.
25 marzo: morte di
Attis, equinozio di primavera.
27 marzo: resurrezione
di Attis, Pasqua dei primi cristiani.
23 aprile festa di
Parilia corrispondente oggi alla festa di San Giorgio.
24 giugno festa
dell’acqua, festività di San Giovanni Battista.
15 agosto festa di
Diana, festività dell’assunzione in cielo della Vergine Maria.
2 novembre festa dei
morti.
Il culto del dio Mitra
ha lasciato numerose tracce in diverse religioni monoteiste, in special
modo nel cristianesimo; elenchiamo alcune correlazioni: la prima è, come
riportato sopra, inerente alla sua nascita in una grotta da una vergine
il 25 dicembre. Mitra muore a soli 33 anni. È affiancato da 12 compagni.
Sette erano i gradi di iniziazione, l’ultimo, il più elevato, aveva
l’appellativo di pater;
l’adepto indossava l’abito rosso porpora (come i cardinali) e il
copricapo: la mitra.
Santificazione della domenica dedicata al dio Sole (Sun Day), ecc.
Bibliografia
James
George Frazer, “Il ramo d’oro”.
Alfredo
Cattabiani, “Santi d’Italia”.
Camillo Ramelli, “Monumenti
mitriaci di Sentino antico municipio romano“, Fermo, 1853.
RICERCA
PUBBLICATA DA
www.fabrianoedintorni.it
;
www.fabrianostorica.it
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