La mula di San Romualdo
San Romualdo, fondatore dei camaldolesi, volle essere sepolto in uno dei tanti cenobi ed eremi da lui
fondati in tutta Italia: Valdicastro presso Fabriano. In quei tempi molte
città avrebbero voluto per loro il corpo del santo fondatore, prima fra
tutte Ravenna, sua città natale.
Sul finire del '400 le spoglie furono poi trasferite da Valdicastro nella chiesa di San Biagio che mutò il nome in Ss.Biagio e Romualdo dove tuttora si trovano. Fin qui i fatti.
Tradizione vuole che una notte due frati, fra
Matteo e fra Rocco, salirono al monastero e rubarono il corpo mettendolo in
un sacco.
Nei pressi di Jesi, in un'osteria, furono miracolosamente
scoperti da un bambino, figlio dell'oste, il quale fu abbagliato da una
grande luce che usciva dal sacco. Aperto il sacco, e compresa la situazione,
l'oste denunciò i due uomini che vennero arrestati. Gli jesini allora,
portarono le spoglie dell'anacoreta in solenne processione e le posero nel
Duomo. I fabrianesi, conosciuta la cosa, reclamarono le spoglie, ma da Jesi
rispondevano che non v'erano prove di chi fosse quel corpo. Fu deciso che il
corpo dovesse essere posto su una mula cieca. Questa lo avrebbe portato dove
il Signore avesse voluto. Racconta allora la leggenda che la mula prese
decisa la strada di Fabriano. Giunta in città tra il clamore del popolo,
si inginocchiò di fronte all'alora monastero delle monache camaldolesi. Da quel giorno la città riebbe il corpo del suo santo co-patrono.
Approfondimento:
"De
requirendo corpore S.ti Romualdi" di Pippo Rossi
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Via
Cavour - La croce posta nel
luogo dove secondo la tradizione
la mula si è
inginocchiata una
volta entrata in città.
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